Seminario interattivo indoor, nel Centro di Salute Mentale Bari Centro, dell’ASLBA, in via Pasubio 173, cuore dell’assistenza psichiatrica per le tre circoscrizioni di Bari, S. Nicola-Murat, Picone -Poggiofranco, Carbonara-Ceglie- Loseto, sulla legge 6/2004, ovvero la legge che ha introdotto nel nostro ordinamento un nuovo istituto, denominato “Amministrazione di sostegno”, finalizzato a proteggere disabili con la nomina di un Amministratore di sostegno.
Vi sono infatti persone per cui -anche per periodi transitori- è necessaria la limitazione della capacità legale, esclusivamente a riguardo di alcuni atti, quelli di caso in caso individuati nel singolo provvedimento dall’Autorità Giudiziaria (il Giudice Tutelare).
L’innovazione consente di realizzare una forma di difesa su misura, cioè in considerazione dei bisogni specifici del soggetto disabile, soddisfacendo ad un tempo l’esigenza di tutelare i suoi interessi e quella di non escluderlo nei limiti del possibile dalle attività quotidiane e di cittadino, ma di svilupparne le residue energie psicofisiche.
Il Centro di Salute Mentale di via Pasubio in Bari ( nuovamente diretto dalla prof. Maristella Buonsante, che l’ha fondato nel 1991) è spesso sede di Eventi Formativi.
Giovedì 26 novembre si confronteranno il Giudice Tutelare di Bari, dott. Salvatore Casciaro, l’avv. Donatina Sacco, psichiatri quali Pino Cipolla, Michele De Michele, Ennio Ripa ed Alfredo Sgaramella, l’assistente sociale Giulia Colella, familiari di pazienti. Partecipano poi educatori di comunità, psicologi, assistenti sociali, infermieri, riabilitatori psichiatrici, avvocati. Organizzato anche da Filippo Di Maso.
Modera Giuseppe Armenise, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno.
Le conclusioni saranno curate da Maristella Buonsante, psichiatra e psicologo, esperta in psicoterapìa familiare.
Il Seminario di formazione è stato organizzato dallo stesso team del Centro Salute Mentale Bari centro, una “squadra” capace non solo nella trincea dell’ assistenza, ma anche nel comunicare le proprie esperienze. secondo il modello di “formazione a rete”, in cui interviene nel processo formativo l’ usuale “filiera” di operatori impegnati nella pratica, sicchè l’apprendimento si situa già a livello del Know how (cioè dove la teoria si trasforma in pratica).
La psichiatrìa, nel 1978, dopo la Legge 180 (che ha chiuso i manicomi, tristi luoghi di reclusione e vere fabbriche della follìa), è stata la prima branca specialistica della Medicina ad “inventarsi” una pratica territoriale e domiciliare, rompendo lo schema per cui medici ed infermieri erano “quelli della camicia di forza.” Integrati, per primi, in un’equipe interdisciplinare: medici, infermieri, sì ma anche assistenti sociali, psicologi, educatori.
Molti dei problemi della psichiatria territoriale sono nati dall’essere pratica sanitaria così atipica, per il suo stare tra l’incudine ed il martello, tra la famiglia ed il paziente, tra l’esigenza dell’ordine pubblico e la tutela del malato, tra l’amministrazione e le famiglie.
Problemi sorgono dai pregiudizi sulla stessa malattìa mentale e, infine, dall’essere la vecchia legge sull’interdizione una legge temuta da tutte le parti.
Non si può negare che occorre farsi molta, molta forza, per porre un essere umano in completa balìa di un altro. Come dar torto ai familiari che “resistono” fino a sopportare….di tutto, o agli stessi operatori se raramente hanno chiesto al Giudice Tutelare di “tutelare” un paziente con uno strumento così dubbio, così indecifrabile, nei suoi effetti a lungo termine, così poco libertario…
L’interdizione è “etichetta odiosa”, che le famiglie sono terrorizzate a richiedere per i propri cari.
All’interdetto viene impedito di fare, praticamente, tutto. Non può sposarsi, né fare testamento, né fare regali,
Non può riconoscere un figlio naturale: tanto meno ottenere un pubblico impiego.
Non può stipulare contratti, anche i più irrilevanti. Il tutore di un paziente ricco può negargli se vuole anche piccole somme.
L’Amministrazione di sostegno ha sanato questa radicalità, dunque un paziente può essere aiutato (e dunque privato della facoltà di scelta) per un’area solamente della sua vita, dove davvero è indispensabile. Per la parte rimanente mantiene la sua libertà.
Sicuramente il personale di ogni ruolo dei Servizi Psichiatrici e Socioassistenziali, è coinvolto nella problematica, che mira a proteggere il paziente ma anche aiutare lui, i familiari, gli operatori stessi, in varie scelte ( ad es. circa la residenza dei Pazienti, la loro pensione et cet.)
Obiettivo non secondario di questo tipo di Seminari interattivi è poi la valorizzazione del patrimonio culturale della psichiatria territoriale, di quell’avanguardia di idee e soluzioni creative sull’assistenza di cui, ancora, non viene riconosciuto il merito pioneristico in trincea agli operatori italiani -migliori – della Legge 180 del 1978, in Puglia particolarmente fruttuosa.
Lo scambio di esperienze tra persone che lavorano in differenti istituzioni possono così far correggere distorsioni nelle prassi e comunicazioni presenti nelle pratiche dei Servizi, sì da raccogliere utili indicazioni per gli operatori tutti.
La conoscenza reciproca di difficoltà, limiti, funzioni è basica per la costruzione di alternative “comode” e desiderabili per i cittadini al ricovero per raggiungere l’obiettivo di una migliore qualità dell’assistenza e della vita.
tratto da: http://puglialive.net/ 25/11/2009