Il killer: «Non me ne sono reso conto». Il medico lavorava al Csm (centro di salute mentale).
BARI – Il corpo senza vita di una donna, un medico, è stato trovato dalla polizia in via Tenente Casale, nel rione Libertà di Bari, sede del Csm (Centro di salute mentale). La donna, la psichiatra Paola Labriola di 53 anni (madre di due ragazzini), ha subito un’aggressione da un uomo in cura ed è stata uccisa con un coltello da cucina (una lama di 12 centimetri). Una quarantina i colpi inferti al collo alle spalle e in varie altre parti del corpo. L’aggressione è avvenuta attorno alle 9.30 nello studio medico.
IL FERMATO: «NON ME NE SONO RESO CONTO» – Il medico era in servizio presso il centro. La polizia ha fermato il presunto assassino, il 44enne Vincenzo Poliseno, ora accusato di omicidio volontario. «Non me ne sono reso conto», sono le uniche parole che l’omicida avrebbe detto in questura agli investigatori. L’uomo è un ex tossicodipendente con problemi anche di abuso di alcol che solamente un’altra volta era stato nel centro d’igiene mentale del rione Libertà. Secondo quanto si è saputo finora, dopo essere passato verso le 7 del mattino dal centro del San Paolo, avendolo trovato chiuso, l’uomo si è recato nella sede della circoscrizione Libertà pretendendo di avere soldi ma è stato allontanato. Ha quindi raggiunto il centro di salute mentale nella vicina via Tenente Casale dove pare che si fosse recato solo un’altra volta in passato. Durante la visita, l’uomo ha aggredito il medico accoltellandola a morte con un vecchio coltello da cucina che, probabilmente, si era portato da casa.
IN QUESTURA E LUTTO CITTADINO – Sul posto dell’agguato sono giunti gli agenti della squadra mobile e delle volanti. Presenti anche il sindaco di Bari, Michele Emiliano, l’assessore regionale alla Salute, Elena Gentile, e il direttore generale dell’Asl di Bari, Domenico Colasanto, che è stato contestato. Non è la prima volta che casi del genere, fortunatamente senza conseguenze, si ripetono in questi centri. Emiliano, inoltre, ha proclamato il lutto cittadino. «Ho già chiesto al prefetto – ha detto il sindaco – di considerare la situazione critica delle strutture dell’Asl. È un incidente sul lavoro dovuto alle condizioni di pericolo a cui sono esposti questi operatori. Finché non sarà trovata una soluzione i vigili urbani sorveglieranno il centro perché le dottoresse vogliono continuare a lavorare».
IL MARITO – «Sono sconvolto. Non so se chi l’ha uccisa fosse un suo paziente, non l’ho vista mia moglie, non me l’hanno fatta vedere». Lo ha detto il marito di Labriola, Vito Calabrese, psicologo, fuori dal luogo dove è avvenuto l’omicidio. L’uomo, molto provato, non ha voluto aggiungere altro. I medici colleghi di Labriola sono tutti sotto choc all’interno del Centro di salute mentale.
LA RABBIA DEI RESIDENTI: SI POTEVA EVITARE – «Qui succede spesso che qualcuno va fuori di testa – racconta Mario, residente nella via dell’aggressione – e in più di qualche occasione i medici rischiano seriamente. La dottoressa Labriola era sempre disponibile spesso si fermava a chiacchierare con chi vive qui nella zona. Credo che sia una tragedia annunciata perché non è il primo caso di aggressioni subite». «Era una dottoressa bravissima e affettuosa – ha raccontato Isa, una paziente arrivata questa mattina al centro poco dopo che è avvenuto l’omicidio -, dovevo ritirare alcuni medicinali non riesco proprio a credere a quello che è successo. C’eravamo riviste pochi giorni fa al rientro dalle ferie e abbiamo scherzato sull’abbronzatura della dottoressa». Isa ha confermato: «Non è la prima volta che accadono aggressioni nel centro e che spesso arrivano pazienti violenti».
Vincenzo Damiani, da Il Corriere del Mezzogiorno