Studio pubblicato su Biological Psichiatry: “Nei bambini affetti da sindrome di disattenzione e iperattività (ADHD), gli incentivi possono avere lo stesso beneficio dei farmaci”. Poma (Giù le Mani dai Bambini): “Sono sei anni che lo ripetiamo alle istituzioni di controllo sanitario italiane: si investa di più su percorsi non farmacologici”. Roberti (psichiatra): “Dimostrata con metodo scientifico l’efficacia di strumenti psicopedagogici noti da un secolo”. Ajmone (psicoterapeuta): “l’iperattività è un sintomo, non una malattia, ed il nulla si può curare in infiniti modi con infiniti buoni risultati”

Torino, 22/04/2010 – Recentemente pubblicato su Biological Psichiatry, lo studio della Nottingham University “Effects of motivation and medication on electrophysiological markers of response inhibition in children with attention-deficit/hyperactivity disorder”, conferma quanto parte della comunità scientifica sostiene ormai da anni riguardo il comportamento troppo vivace dei bambini: riscontri positivi e “contenitivi” nel miglioramento delle performance comportamentali si possono ottenere non solo con l’utilizzo di farmaci – causa di potenziali effetti collaterali anche gravi – ma con strategie pedagogiche quali, ad esempio, quella della “ricompensa a breve termine”. Lo studio infatti ha dimostrato la pari efficacia, in termini di normalizzazione del comportamento, fra il trattamento psicofarmacologico e l’utilizzo di stimoli e ricompense per “premiare” la corretta esecuzione di compiti. I risultati della ricerca vengono accolti positivamente dal Dott. Paolo Roberti di Sarsina (Dirigente di psichiatria dell’ASL di Bologna): “L’elemento psicopedagogico alla base di questo semplice ma efficace esperimento è quello della esperienza continua e gratificata per apprendere su di se, con il risultato evidente di un contenimento degli eccessi. Va ricordato che la psicopedagogia Steineriana – in uso in tutto il mondo da ormai un secolo – è basata proprio sull’apprendimento attraverso l’esperienza, e in questa ottica la ricompensa – intesa nel significato profondo di appagamento dell’io – è uno strumento chiave.”

Ancor più netta la posizione del Dott. Claudio Ajmone (psicoterapeuta ed esperto italiano di ADHD), che nega la possibilità che l’ADHD possa esistere come malattia: “Resto dell’idea che tutto è possibile quando si sperimenta su una malattia inesistente. Il nulla si può curare in infiniti modi con infiniti buoni risultati…”.

Luca Poma (giornalista e portavoce nazionale di Giù le Mani dai Bambini, il più rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica), commenta così sul portale www.giulemanidaibambini.org: “L’ADHD è una costellazione aspecifica di sintomi, imputabili a numerose possibili cause, non è una ‘malattia’ da curare con psicofarmaci. La scienza ci dimostra per l’ennesima volta che esistono risposte al disagio dei bambini valide ed efficaci e soprattutto prive di effetti collaterali, quindi ci chiediamo che senso abbia continuare a utilizzare potenti psicofarmaci su bambini piccoli, a volte con il rischio di conseguenze anche fatali, quando la psicopedagogia offre alternative valide. Un appello all’Istituto Superiore di Sanità e all’Agenzia del Farmaco: è ora che la sanità pubblica in Italia torni a investire sulle persone e sulle competenze, senza cercare ‘facili’ scorciatoie chimiche”.

 Per media-relation: 337/415305 – portavoce@giulemanidaibambini.org

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www.giulemanidaibambini.org – www.donttouchthechildren.org

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