Il via a Istanbul, con la visione della fiction “c’era una volta la città dei matti” tradotta e sottotitolata in lingua turca
Se in Italia lo sceneggiato televisivo “C’era una volta la città dei matti” racconta ciò che è, o dovrebbe essere già storia, altrove ne segna l’inizio, o potrebbe farlo. Così la pensa il ministro della Salute turco, il dottor Recep Akdag, nel far coincidere l’avvio della rivoluzione psichiatrica in Turchia con la visione della pluripremiata fiction di Marco Turco, tradotta e sottotitolata nella lingua del suo paese grazie a un donatore dell’OMS.
È ciò che è accaduto questa settimana a Istanbul, dove, dando seguito alle determinazioni prese in occasione della Giornata Mondiale della salute mentale lo scorso ottobre, è stato inaugurato un processo di riforme senza precedenti a favore di quei cittadini della Turchia che fino a ieri erano rinchiusi negli ospedali psichiatrici senza alcuna speranza di trovarvi risposte terapeutiche adeguate e umane. Ora, un piano di azione nazionale sviluppato da un team di esperti del luogo con il consiglio e in consultazione con la sede dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Ufficio Regionale per la Regione Europa e l’Ufficio Paese in Turchia, cambierà le cose.
L’ambizione è quella di sostituire alle vecchie e disutili strutture manicomiali una rete di servizi di salute mentale territoriali, alla stregua di quelli esistenti da molti anni ormai nel nostro paese, a partire da Trieste. Il cui Dipartimento di Salute Mentale nonché Centro Collaboratore OMS per la Ricerca e la Formazione è stato coinvolto a fini sia consultivi, sia come formatore privilegiato di operatori che possano dotarsi degli strumenti e del sapere necessari a gestire i neonati servizi.
Per questa ragione nei giorni scorsi il governo turco e l’OMS hanno convocato un gruppo di operatori triestini, tra cui il direttore del DSM Peppe Dell’Acqua, ad avviare sul campo in tempo reale i primi Centri di Salute Mentale, facendo tesoro dell’esperienza italiana e in particolare di quel laboratorio di buone pratiche rappresentato da Trieste. Pratiche che nell’agosto del 2011 una delegazione del ministero della Sanità turco tra cui il vice sottosegretario Omer Farukkocac, accompagnata dalla rappresentante dell’OMS Turchia Maria Cristina Profili, ha avuto modo di conoscere da vicino, durante una visita ai servizi del capoluogo giuliano, concordata qualche mese prima durante il meeting internazionale “Beyond the Walls. Il passaggio dall’ospedale ai servizi territoriali”. Incontro che aveva per obiettivo la formulazione di una dichiarazione congiunta sul superamento delle istituzioni psichiatriche e il lancio di progetti di partenariato finalizzati allo sviluppo di servizi efficaci di comunità, così come previsto dal Piano di azione di Helsinki 2005 sulla salute mentale per l’Europa.
«Noi siamo qui oggi perché il manicomio di Trieste non c’è più, perché stiamo desiderando che non ci siano più manicomi in tutto il mondo e perché oggi c’è una grande rete che unisce tutti i Paesi, un network di persone (operatori, individui che hanno vissuto e vivono l’esperienza del disturbo mentale, familiari) che sono protagonisti di questo cambiamento e cercano di costruire politiche di salute e di speranza», aveva ribadito in quella circostanza Dell’Acqua. Politiche che da oggi potranno diventare una realtà anche in Turchia.