Martedì 4 luglio, Peppe Dell’Acqua è stato in Senato convocato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani. Questo il titolo dell’audizione: “seguito dell’indagine conoscitiva sui livelli e i meccanismi di tutela dei diritti umani, vigenti in Italia e nella realtà Internazionale: audizione sull’opg di Reggio Emilia in relazione alla particolare situazione di Antonio Mottola”.
Di Antonio Mottola il Forum ha già parlato con un articolo di Francesca De Carolis (vedi l’articolo). Quella volta abbiamo preferito coprire il nome proprio, chiamandolo Stefano. Oggi, alla luce di quanto sta accadendo, è necessario chiamare con il proprio nome che queste prepotenze subisce e chi le esercita.
Tra qualche giorno pubblicheremo più in dettaglio la vicenda di Antonio
Legislatura 17ª – Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani – Resoconto sommario n. 85 del 04/08/2015
Seguito dell’indagine conoscitiva sui livelli e i meccanismi di tutela dei diritti umani, vigenti in Italia e nella realtà internazionale: audizione del professor Giuseppe Dell’Acqua, psichiatra, sull’Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, in particolare sulla situazione di Antonio Mottola, e dell’avvocato Marco De Martino
Prosegue l’indagine conoscitiva in titolo, sospesa nella seduta del 15 luglio scorso.
Il presidente MANCONI, presenta la personalità presente in audizione, il professor Giuseppe Dell’Acqua, direttore per 17 anni del Dipartimento di salute mentale di Trieste e attualmente docente di psichiatria sociale presso la facoltà di psicologia dell’Ateneo di quella città. Il professore Dell’Acqua è stato invitato a riferire in particolare sulla vicenda di Antonio Mottola che si trova oggi nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, protagonista di una storia drammatica e per molti versi emblematica rispetto al percorso che in Italia può compiere una persona che presenta un disagio mentale.
Il professor Giuseppe DELL’ACQUA, nel ringraziare per l’opportunità offerta, descrive la vicenda di Antonio Mottola, il quale sin da bambino presentava problemi comportamentali, e che sin dalla tenera età di sei anni è stato sottoposto a cure neurolettiche caratterizzate, come è noto, dall’uso di psicofarmaci. A 13 anni il ragazzo è stato ricoverato presso il servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Vicenza, città nella quale la sua famiglia, originaria di Avellino, si era nel frattempo stabilita; ivi è stato spesso chiuso in una stanza e legato al letto di contenzione. Solo a 16 anni Antonio Mottola ha potuto trascorrere un biennio in una comunità, ma a 18 anni, alla vigilia della dimissione dalla comunità, egli ebbe una piccola colluttazione con il suo terapeuta e a seguito di questo episodio e dell’intervento di alcuni agenti di polizia il ragazzo è stato assegnato ai servizi psichiatrici di diagnosi e cura della città di Vicenza dove il ricorso alla contenzione è prassi normale. Intanto la giudice assegnataria del caso ha ordinato una perizia psichiatrica il cui esito è stata la statuizione dell’incapacità di intendere e di volere di Antonio Mottola e di una sua presunta persistente pericolosità sociale. Su queste basi il giovane è stato assegnato all’ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere e, successivamente, alla fine del mese di agosto del 2014, all’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. Nel marzo del 2015, Antonio Mottola è stato prosciolto dalle accuse di cui era imputato ma, allo stesso tempo, sottoposto a misura di sicurezza per un periodo di quattro anni. Un’istanza presentata dai genitori nei mesi successivi, per chiedere una misura di sicurezza alternativa, è stata rigettata dalla stessa giudice. Essi ora stanno compiendo il tentativo di agire sul giudice di sorveglianza perché siano adottate misure di sicurezza alternative all’ospedale psichiatrico giudiziario. La vicenda di cui è vittima Antonio Mottola pone problemi di carattere generale, legati al tema del ricorso sregolato ed eccessivo della contenzione, alle norme del codice penale che sanciscono il principio della pericolosità sociale e, da ultimo, alle forme organizzative dei servizi per la salute mentale sul territorio.
Il presidente MANCONI, sottolinea che l’uso della contenzione nell’OPG di Castiglione delle Stiviere è notoriamente critico e che vi sono studi che dicono dell’uso eccessivo fatto della cosiddetta “contenzione meccanica”, rese possibile dall’assenza di uno statuto giuridico di questa pratica, rispetto alla quale esistono solo linee guida emanate dalle Regioni.
La senatrice GRANAIOLA (PD) ricorda di avere presentato una interrogazione sulla vicenda di Antonio Mottola, interrogazione rimasta fino ad oggi senza risposta.
Il senatore MAZZONI (AL-A), nel ricordare un altro episodio legato al ricovero in un OPG di cui egli stesso fu testimone da ragazzo, si chiede quanti casi di questo tipo esistano sul territorio nazionale.
La senatrice VALENTINI (PD) domanda in che modo si possa giungere al superamento dell’uso della contenzione meccanica e come, in questo specifico ambito, si potrebbero ridurre i margini di discrezionalità dei giudici.
La senatrice DIRINDIN (PD) osserva che oltre ad intervenire sulle norme è necessaria un’azione sul territorio per favorire un radicale mutamento dell’approccio culturale al fenomeno del disagio mentale.
La senatrice PADUA (PD) suggerisce una indagine conoscitiva o altre iniziative conoscitive della Commissione sul tema della contenzione.
Il senatore PAGLIARI (PD) rileva come la cultura medica nell’ambito descritto dal professor Dell’Acqua sia eccessivamente legata a formalismi e fondamentalmente inadeguata. Occorrerebbe sottrarre le misure accessorie all’impianto delle sanzioni comminabili sul piano penale ed occorrerebbe riflettere sulla opportunità di dare vita ad una istituzione garante per i malati psichiatrici tenendo comunque presente che è diventata improcrastinabile una compiuta regolamentazione della contenzione meccanica.
La senatrice PIGNEDOLI (PD) sottolinea che l’episodio testé descritto dal professor Dell’Acqua è viepiù significativo se si considera che una città come Reggio Emilia ha un pronunciato senso civico e della solidarietà rispetto al quale l’ospedale psichiatrico giudiziario di quella città appare un corpo estraneo.
Il presidente MANCONI ricorda i casi di Franco Mastrogiovanni deceduto a causa della contenzione nel centro di salute mentale dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania e di Giuseppe Casu deceduto nel reparto di psichiatria dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari.
L’avvocato Marco DE MARTINO, difensore di Antonio Mottola, sottolinea l’importanza di mettere mano alle norme del codice penale che consentono di adottare misure di sicurezza accessorie, e informa che il movimento “Società pericolosa”, composto da docenti e studenti dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, promuove una raccolta di firme finalizzata alla riforma delle misure di sicurezza e della “pericolosità sociale”.
Il professor DELL’ACQUA ricorda le Raccomandazioni adottate dalla Conferenza delle Regioni e P.A. il 29 luglio 2010 su “Contenzione fisica in psichiatria: una strategia possibile di prevenzione” e lo studio pubblicato negli Annali dell’Istituto superiore di sanità nel 2013; ricorda le iniziative di Stop OPG e del Forum salute mentale informando che su tale argomento a Foggia nel prossimo mese di novembre avrà luogo un convengo. Un’azione da parte della Commissione potrebbe avere luogo nel quadro della azione denominata “QualityRights Project” della Organizzazione Mondiale della Sanità, azione mirata all’accertamento degli standard di tutela dei diritti delle persone disabili nei diversi Paesi. Segnala infine che le nuove residenze per l’esecuzione delle misure detentive, in sigla REMS, che da marzo avrebbero dovuto sostituire gli OPG in tutta Italia, sono una positiva realtà a Trieste e Pordenone.
Il presidente MANCONI nel ringraziare le personalità ascoltate in audizione e i senatori presenti al dibattito dichiara chiusa la procedura informativa.
Il seguito dell’indagine conoscitiva è quindi rinviato.