All’ombra dei ciliegi giapponesi. Gorizia 1961 (Alpha Beta Verlag, 2018, pp. 271, € 16,00) è un libro postumo di Slavich – menzionato anche nel dibattito pubblicato a pp. 13-66 del n. 1/2019 di Psicoterapia e Scienze Umane – viene pubblicato e presentato al Salone del Libro di Torino il 13 maggio 2018, nel giorno dei quarant’anni della Legge 180. Coincidenza non casuale, dal momento che la riforma psichiatrica in Italia riconosce in tanta parte nell’esperienza basagliana di Gorizia la sua premessa fondamentale. Il titolo del libro fa riferimento agli alberi di quell’Ospedale Psichiatrico. Il sottotitolo Gorizia 1961 indica l’anno in cui Franco Basaglia ne assume la direzione. Nel marzo 1962 lo raggiunge Antonio Slavich, suo primo allievo, di ritorno da uno stage in Germania presso i fenomenologi Viktor Von Gebsattel ed Erwin Straus. Il racconto della storia di Gorizia comprende gli anni che vanno dal 1961 al 1968, anno di pubblicazione de L’istituzione negata (Torino: Einaudi, 1968), che diviene libro-culto di una generazione. In quell’anno in tanti, studenti, intellettuali, artisti, giornalisti (Pasolini, Zavoli) in visita vanno a conoscere quell’esperimento. Ma proprio al culmine del suo successo, Basaglia considera l’esperienza goriziana conclusa, uno stadio da superare, per incontrare il mondo reale, al di fuori delle mura e, dopo un breve soggiorno come visiting professor, negli Stati Uniti, lascia la direzione di quell’Ospedale.
«Il racconto autobiografico, che Slavich ci ha lasciato, contiene le emozioni, la scoperta e la testimonianza di un’origine assoluta. È il momento in cui si aprono le porte, gli internati, “costretti” a una nascente cittadinanza, sono invitati a esprimere il loro assenso, il loro rifiuto. L’“assemblea goriziana” diventa il cuore e l’anima di un movimento destinato a sconvolgere il mondo» (seconda di copertina). I capitoli si sviluppano in ordine cronologico. Il primo parte da Preistorie padovane. Slavich conosce Basaglia da studente, in un internato presso il reparto di Psichiatria affidato a Basaglia, della Clinica delle malattie nervose e mentali di quella Università.
Per quanto la vicenda basagliana di Gorizia sia nota in tutto il mondo e molto se ne sia scritto, la testimonianza di Slavich ha un valore storico fondamentale perché narra dei primi anni di Gorizia, dei suoi difficili esordi, delle difficoltà a mobilizzare un’istituzione all’inizio, come tutti i manicomi, totalmente chiusa. Nel 1964, al primo Congresso Internazionale di Psichiatria Sociale a Londra, Basaglia in una comunicazione così titolata pone la questione de La distruzione dell’Ospedale Psichiatrico come luogo di istituzionalizzazione. Nel periodo che va dal 1961 al 1964 non è stato scritto molto su Gorizia, sui movimenti di trasformazione (per «prove ed errori», come dice Slavich), sulla “solitudine” di Basaglia col suo unico allievo, sulla sua tentazione nel primo anno di abbandonare l’impresa. In questo senso, il libro potrebbe essere immaginato come una sorta di manuale che indichi come è possibile modificare in progress un’istituzione, a partire da realtà magari molto arretrate, in cui non si avrebbe alcuna voglia di sostare. Il volume si segnala anche per la scrittura essenziale, ironica e autoironica, che non ignora la dialettica vivace nel rapporto con Basaglia e in generale all’interno di quella che sarebbe diventata poi l’équipe storica goriziana. Non sono nemmeno trascurati alcuni aspetti, anche aneddotici, di un Basaglia privato, saltellante e gioioso, nel periodo delle frustrazioni padovane, nel momento di andare al Simposio di Rapallo del 1960. Per quanto detto, questo racconto avvincente può essere fruito anche da lettori che non hanno particolare propensione ad appassionarsi a una storia psichiatrica.
Antonio Slavich ha scritto questo libro negli ultimi anni della sua vita, a Bolzano. In coda al testo, sono aggiunte preziose note a cura di Peppe Dell’Acqua e Deborah Borca, che meglio chiariscono alcuni riferimenti al suo racconto. Il testo ora pubblicato non è stato rivisto dall’Autore e ha avuto bisogno di un importante intervento redazionale da parte del figlio, Carlo Slavich.
Quest’opera arricchisce le pubblicazioni della Collana 180. Archivio Critico della Salute Mentale della casa editrice Alpha Beta Verlag, che in circa dieci anni di vita ha prodotto più di venti titoli. In una nota della casa editrice si legge che essa «è nata con il compito di tenere viva la memoria e da qui di leggere il presente e individuare orizzonti possibili, oggi quanto mai necessari. Si muove intorno alla rivoluzione aperta da Franco Basaglia e al capovolgimento del paradigma medico (…), ovvero il malato e non la malattia, le singole persone con le loro storie». Di questa collana sono protagonisti principali Peppe Dell’Acqua (direttore scientifico), il filosofo Pier Aldo Rovatti (consulente), e Aldo Mazza (direttore di Alpha Beta Verlag).