di Vito D’Anza*
Domenica 29 ottobre Agostino Pirella è morto. Tutto il movimento anti istituzionale è oggi più povero.
L’impegno politico indissolubile dalla pratica terapeutica e la rigorosa misura critica del suo lavoro scientifico hanno costruito un’immagine e un punto di riferimento unico per tutti noi. Tanti giovani hanno potuto attingere dal suo lavoro per armarsi di parole, di conoscenze, di consapevolezze per affrontare la durezza del lavoro del manicomio e reggere le fatiche, le frustrazioni, le attese della lunga marcia di attraversamento delle istituzioni.
La tenacia e la caparbietà di Agostino credo siano proverbiali. Tutta la sua vita si è consumata smontando manicomi: Mantova, Gorizia, Arezzo, Torino/Collegno. Sebbene lo conoscessi personalmente e bene dal 1985 ho avuto occasione di lavorare con lui solo per alcuni anni in Piemonte: io giovane psichiatra e Agostino alla direzione della salute mentale della Regione Piemonte. Lui Presidente di Psichiatria Democratica e io, con Luciano Sorrentino e Roberto Beneduce, alla segreteria regionale. In quei pochi anni ho appreso tanto, quanto mi è servito negli anni a venire. Concedeva poco alla genericità, alla stanchezza, alle “scorciatoie”. A un collega psichiatra che proponeva una soluzione alquanto ambigua e confusa per affrontare le resistenze di un giovane paziente: “… avete a che fare con persone con disturbo psicotico che sempre necessitano di chiarezza e autenticità. Queste persone – ci disse – devono essere aiutate a contenere le proprie angosce. Se siamo ambigui e confusi nel nostro essere e nel nostro comunicare difficilmente saremo capaci di rispondere al bisogno di rassicurazione”. Una piccola lezione che ha sempre orientato il mio lavoro futuro.
Mi piace ricordare, come colleghi più anziani mi hanno raccontato, che Agostino era stato un bravissimo calciatore. Con malcelato orgoglio se qualche volta a cena si finiva a parlare di calcio raccontava della sua militanza in una squadra di serie C. Una sera di primavera di più di trent’anni fa, nel corso di un convegno a Napoli, rientrando in albergo avevano incrociato un gruppo di ragazzi che giocavano a pallone. Era molto tardi. Restarono per un po’ a guardare. I ragazzi, quasi a provocare li sfidarono. Agostino senza tentennamenti si tirò su il risvolto dei pantaloni e la partita cominciò.
* portavoce nazionale del Forum Salute Mentale