La persona al di sopra dell’istituzione: progetti di vita, integrazione sociale, lotta alle  disuguaglianze e diritti umani
L’integrazione socio sanitaria nella assistenza a domicilio e in Residenze Leggere per i Cittadini con disturbo mentale
Renato Ventura

Presidente di La Tartavela ODV e Vice presidente Scacco Matto MI
Relazione al Convegno “La gestione del disagio psico sociale”
Milano 16 settembre 2023
Fondazione LUVI con l patrocinio del Comune di Milano Municipio 5
Cascina Brandezzata Via Ripamonti 428, Milano

Partirò apparentemente da lontano, da Foucault e dal dipinto do Bosch e dall’opera satirica la “Nave dei Folli” di Sebastian Brant, per passare poi, attraverso l’esperienza di Geel in Belgio (“la città dei matti)” quale esempio di ospitalità diffusa dei “matti”, alla situazione attuale e al problema della loro integrazione sociale con lo strumento dell’abitare supportato (SAS o soluzioni abitative supportate, secondo la terminologia usata nel recentissimo  Rapporto ISTISAN 23/9 pubblicato nel mese di giugno di quest’anno con il titolo: “Residenzialità psichiatrica: analisi e prospettive”, sotto la direzione di Starace). Farò anche un rapido cenno alla esperienza di Scacco Matto Mi, di cui sono vice presidente, che mi sembra allineata a quanto viene proposto nel documento ISTASAN.

Piccola digressione terminologica. Ho usato il termine “matti” (dal tardo latino matus o mattus   ubriaco) e folle (dal latino  follis “sacchetto di cuoio, mantice”, per traslato poi “testa vuota”) che definiscono la condizione di persona fuori (o uscito) di senno, fuori di testa, impazzito, malato di mente, pazzo, squilibrato (Treccani) perché qui parliamo della Nave dei Folli e della città dei matti. Nel linguaggio popolare matto e folle si usano indifferentemente. Nella c.d. letteratura scientifica invece si parla di malattia mentale e di schizofrenia. 

Si dice che le parole sono pietre (è il titolo di un libro di Carlo Levi). In questo caso sono macigni contundenti che stigmatizzano il disturbo mentale come malattia (condizione tutta da dimostrare trattandosi non di una malattia nel senso comune del termine) o, peggio, viene definita schizofrenia una condizione di alterazione mentale con deliri e allucinazioni sulla base di un costrutto esclusivamente psicologico (la c.d. dissociazione mentale di E. Bleuler) che non ha alcuna base neuro-patologica o funzionale. 

Nella letteratura anglosassone non si trova, o lo si trova raramente, il termine disease che significa malattia, a proposito di disturbo mentale. In genere si parla di mental illnes, ove illness si traduce con malessere, disturbo, infermità, privilegiando la soggettività del disagio. Nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental disorders) si parla di mental desorder. Credo se, come dice Moretti, le parole sono importanti, che non sia un caso questo uso anglosassone più sorvegliato, meno impegnativo sotto il profilo diagnostico e meno stigmatizzante, per definire i disturbi psichici.

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