A cura di Antonio Esposito e Luigia Melillo, prefazione di Alex Zanotelli, Ad Est dell’Equatore 2010 (i cui diritti d’autore saranno destinati all’associazione di volontariato Jerry Essan Masslo). E’ un libro sulla questione migranti e quindi potrebbe sembrare fuori tema con le tracce di lavoro da voi sviluppate in tutti questi anni (sono un “vecchio” frequentatore del Forum e quanto da voi realizzato in questi anni ha anche contribuito in modo determinante alla stesura della mia tesi di dottorato in bioetica proprio sulla questione psichiatrica). Tuttavia il libro, che nasce dalle attività di ricerca della cattedra di bioetica interculturale de L’Università degli Studi di Napoli L’orientale, indaga innanzitutto le modalità che abbiamo di confrontarci con l’Altro. Ne emerge un quadro in cui le prassi e le politiche di respingimento che destiniamo oggi ai migranti appaiono piuttosto “aperte” in senso più vasto alle marginalità. Discorsi di razzismo che non necessitano della razza ma rendono straniero chiunque viva fuori dai fortini sociali della normalità. Studiando la questione psichiatrica sono convinto delle affinità di molte delle temtiche da voi affrontate con le proposte tematiche di questo testo. Per queste ragioni ve ne invio alcuni estratti digitali e sarei felice se ci fosse lo spazio per discuterne all’interno delle giorante Impazzire si può che avete programmato a Trieste per il prossimo giugno. Ringraziandovi per il lavoro che continuate a realizzare e per la rete che si è intessuta e ci rende meno soli, attendo vostre eventuali comunicazioni, cordialmente,
Antonio Esposito
C’è uno iato tra me e l’altro. Ci separa uno spazio. L’Umano che abbiamo in comune potrebbe colmarlo. Mani che si stringono, corpi che si tengono, sguardi che si riconoscono. Ma una ferita dilania la radice, costruisce una distanza che diventa d’offesa. Il disconoscimento non ha bisogno di razze, si nutre di ignoranza e paura. L’economia si fa morale delle leggi, e per raggiungere un luogo c’è bisogno del Permesso. Accordato se servono braccia, altrimenti negato. In nessun conto le ragioni del viaggio, non importa l’origine se si deve fortificare l’approdo. Quale il Diritto che ha permesso Rosarno? Quale la pietas che nega le cure? Quale l’alfabeto che individua il clandestino? Rinchiusi in gabbie, dentro e fuori i confini, sono uomini, donne e bambini, la cui colpa è l’essere stranieri. Un sentimento di vergogna si traduce in questo libro italiano, scritto bianco su nero. Perché accettiamo lo schiavismo, perché neghiamo una famiglia, perché ammazziamo a colpi di kalashnikov. Ma nelle strade di un primo marzo, si mescolano le differenze, e l’ineluttabilità della presenza diviene forza e speranza.