Trieste 22.06.2012 impazzire si può- parte 2
Oggi stesso caldo di ieri. Temo lo sciopero, ma i mezzi vanno. Ma c’è una manifestazione in centro a Ts: fermi una ventina di minuti. Oggi non sono in bici dopo la spremuta di ieri, e in autobus molti si lamentano dei manifestanti. Sono tempi segnati dalla prevalenza del privato sul collettivo, del fastidio sul principio. Tempi pazzi scambiati per normali.
Oggi è venuta anche mia figlia e, a differenza di ieri che ero solo, l’attenzione è rivolta più verso lei e ai suoi bisogni primari. L’anno prossimo frequenterà il liceo di scienze umane, e quest’anno, come anche l’anno scorso, qui in questo incrocio di esperienze, di scienza e di umanità, ne porta a casa a carriole.
Oggi i temi sono molti, e non so decidermi se scriverne dandone un accenno, o se farne solo una lista. Decido di concedermi due diversi formati: il mio personale di appunti diffusi, e quello più di cronaca. Del resto io sono qui in formazione, e mi sto formando su standard decisamente alti: così alti che poi la normalità lavorativa, al confronto, somiglia a una caduta.
Ecco i temi, secchi e scarni:
Si parla di riflessi costituzionalistici sulla legge Basaglia e si cita…
Art. 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,economica e sociale
L’ Articolo 2 stabilisce che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo. sia come singolo sia come nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.
Il richiamo a questi diritti ha la sua radice in una lunga tradizione storica e filosofica.
Si deve in particolare ricordare il giusnaturalismo (dal latino: ius=diritto; naturalis=naturale), una corrente di pensiero sviluppatasi soprattutto in età moderna e realizzatasi nelle diverse Costituzioni cui hanno messo capo la Rivoluzione Americana e la Rivoluzione Francese.
L’idea di fondo è che esistono dei diritti naturali, dei diritti, cioè, che appartengono per natura all’uomo e perciò precedono l’esistenza stessa dello Stato, che dunque non li crea, ma, appunto, li deve riconoscere e soprattutto garantire concretamente, specialmente attraverso le leggi ordinarie.
Detto in altri termini: il diritto positivo (dal latino: positum=posto), l’insieme delle norme poste dallo Stato, deve conformarsi alle norme del diritto naturale che precedono qualsiasi legislazione positiva.
Toccante testimonianza dell’autrice del libro ” tso” (Magda Cervesato, ndr), la quale racconta come l’esperienza del dolore, sia quasi necessaria per comprendere e rinascere.
Dibattito culturale per alzare il livello del contrasto dal basso alle lobby che vorrebbero medicalizzare ogni sintomo. Esempi degli stati dissociativi come difficoltà a stare nel momento, nella noia, nella frustrazione momentanea.
Torna in mente, nel tentativo di modifica della 180 da parte di Ciccioli, che la psichiatria è il tentativo di codificare e medicalizzare tutto ciò che fuoriesce dagli schemi dell’ordine costituito.
Dell’Acqua meriterebbe un capitolo a sé. È una persona autentica, che vorresti accanto sempre, che ti invita all’abbraccio, che ha l’empatia di uno che vorresti come amico, e la passione e l’intelligenza di uno che non vorresti ritrovarti nemico. Invita a convergere tutti al sito del forum di salute mentale, al fine di finalizzare e non disperdere le energie.
Progetto napoletano di scambio epistolare tra studenti di scienze sociali e ricoverati all’OPG di Aversa.
La testimonianza di un prete illuminato (don Mario Vatta, ndr) che cita il vangelo e la costituzione, e parla di cuore gonfio, di incontro, di diritti. Invita Peppe, ora pensionato, a una carriera di catechista: non gli mancano le qualità.
Un professore (Paolo Cendon, ndr) che ci racconta che oggi 200000 persone hanno un amministratore di sostegno, con una cresciuta concezione non più assistenziale, ma di produttore di combinazioni esistenziali uniche.
I verbi fondamentali: non abbandonarmi; non mortificarmi.
C’è un gruppo sul palco (la Grande Orchestra del Club Zyp, ndr): strumentisti e coristi, matti e savi, insieme a produrre magia musicale, armonia, pausa cerebrale per far posto ai sensi, delicatamente eccitati da un’emozione dolce.
Esperienza di un tossicodipendente ricoverato in opg dieci anni (Massimo, ndr), nonostante avesse una condanna di due. È riuscito, grazie al suo avvocato, a far allontanare lo psichiatra che lo aveva totalmente annientato.
Un duetto di attori milanesi (ForMattArt, ndr) fa un reading paradossale su un colloquio tra un matto e una psichiatra, che tra le risate ci riporta ad assaggiare il gusto amaro del potere prevaricatore dell’interpretazione terapeutica.
Aitsam di Pn: Raccontano l’esperienza di 5 appartamenti, utili a 21 persone.
Peppe li ammonisce, con garbo, che quando si portano le proprie esperienze e si usa il “loro”, quando ci si rivolge agli utenti, si rischia di mortificare il bene che si fa: loro siamo noi, quando li chiamiamo loro, non esistono. Loro, sottolinea l’altro.
Esperienza da Taormina di un rappresentante dell’antipsichiatria. Dice che non esiste la malattia mentale e che la psichiatria non risolve il problema, ma ne è facente parte.
Rappresentante della psichiatria egiziana. Molto onorata e impressionata dalla storia triestina e da Marco Cavallo: hanno aperto un nuovo centro di salute mentale ad Alessandria d’Egitto e l’hanno chiamato ” centro M Basaglia”.
Spiegazione del concetto di carta dei servizi a partire dal concetto di ricovery-guarigione, di empowerment.
Vari interventi… Ero diventato un sintomo; diritto ad avere dei servizi funzionanti; volontà di uscirne;
E ancora, lo stigma secondo Goffman
Rovatti. Filosofia e vita quotidiana.
Ascoltare: vogliamo essere ascoltati; ma sappiamo ascoltare? Questo significa mettere in crisi molti dei nostri pregiudizi.
Sull’art. 32 non c’è guarigione senza l’allenamento alla cultura critica.
Riflessione: è la capacità di scavare intorno alle parole.
Diritto alla salute è diritto alla cultura critica, e diritto a ché non ci vengano appiccicate addosso le parole.
Concludo, certo di aver annoiato. Ho tagliato moltissimo di quello che è successo, che si è detto, che si è respirato.
E ancora, sicuro di aver tradito la cronaca, tagliato parole, fatto scelte personali e perciò opinabili. Anche perché è difficile descrivere quello che non è parola, che spesso ci induce al piacere masturbatorio del proprio eloquio, e verbalizzare una vibrazione collettiva che fa star bene, che ti mette a tuo agio, che ti insegna senza superbia che un altro mo-n-do è possibile, è auspicabile, è necessario.
Che convince con la scienza, ma soprattutto con la testimonianza diretta, che impazzire, e guarire, si può.
Cristiano Prakash Dorigo