Non ho lunghi testi da inviarvi in allegato, ma solo alcune considerazioni.
Ho trovato questa mattina il vostro sito e ….non mi è parso vero.
Sono una cittadina milanese, visto che è sempre necessario mettersi delle etichette per farsi riconoscere e di conseguenza per essere considerati in “un certo modo”.
Ma l’essere cittadina milanese è un’etichetta molto generica e poco significativa, forse per questo che me la sono appiccicata.
Ho pochi interessi nella vita, ma sicuramente il principale è quello dei rapporti interpersonali e forse un certo fascino per le persone cosiddette “folli”.
Non voglio essere prolissa e quindi cerco di arrivare al sodo.
da qualche anno un mio carissimo amico è caduto nel mondo della “depressione”, parola discutibile, non ben definitiva, sintomo o causa di non si sa bene cosa, e da quel momento mi si è aperto davanti agli occhi il baratro della “malattia mentale” a milano.
Sarebbe molto lungo e forse poco interessante fare la cronistoria di questa persona, ma è sufficiente lo scontro con le istituzioni.
E da qui alcune domande.
Primo paradosso: la psicologia è una scienza? come fa una scienza, in quanto scienza oggettiva, a rapportarsi con un soggetto e quindi con un pensiero soggettivo. E a maggior ragione essendo una persona dichiarata, no si sa bene da chi, come “malata di mente” o “con disturbi mentali” risulta essere ancora più soggettivo e meno inseribile in schemi e categorie.
Sarebbe una persona da ascoltare e da capire, non da catalogare e da inserire in un protocollo.
Siamo a Milano, una persona di 56 anni con problemi alcool, di “depressione”, di “diversità” di comportamento, di solitudine, con difficoltà economica, ma con grande intelligenza e lucidità e mentale, dove deve andare per farsi ascoltare, per farsi capire, per farsi aiutare?
Mille telefonate e ricerche, alla fine si trova il Centro Idea del Fatebenefratelli, centro nato e predisposto per la cura dell’ansia e della depressione.
Prende un appuntamento, va e parla con una psichiatra che gli consiglia un ricovero. Benissimo, si aspetta un mese e mezzo di lista d’attesa e nel frattempo chiede di essere tenuto in carico presso il centro Idea, ma la risposta è no…qui seguiamo i casi di depressione lieve, gli altri non li seguiamo noi…se vuole c’è il CPS di zona.
E questo è il vero lato dolente della questione.
Le persone con disturbi psichici non hanno la possibilità come tutti i normali cittadini di essere curate presso un ambulatorio.
Le alternative sono o medici privati con parcelle da capogiro, o gironi infernali come i cps.
Per avere un appuntamento al Cps mi è stato chiesto se la persona era in pericolo di vita, se era in grado almeno di farsi la spesa, ma come è possibile???? si vogliono muovere solo se una persona sta per morire? I casi non gravissimi, ma gravi chi li segue?
Chiedo a voi che vi occupate di queste questioni, dove bisogna rivolgersi in caso di forte, ma non fortissimo, disagio mentale?
Per alcuni è troppo grave, per gli altri troppo lieve, ma chi può ascoltare una persona in queste condizioni?
Siamo a Milano che tanto si vanta di essere grande metropoli europea e non esiste una struttura pubblica, non dico un girone infernale, in grado di seguire un disagio mentale???
E penso che persone nello stato del mio amico ce ne siano tantissime e ce ne saranno sempre di più.
Come mai chi non è in grado o non vuole adattarsi a certe imposizione non viene più curato?
Perchè il Servizio Sanitario Nazionale abbandona questa persone? Non hanno diritti uguali a tutti gli altri cittadini, visto che hanno comunque tutti gli stessi doveri??
Mi scuso di questa lettera confusa e inconcludente, ma sono esasperata e assolutamente impotente di fronte a tutti questi protocolli che spesso uccidono le persone.
Grazie dell’attenzione
Marta
1 Comment
Ciao Marta,
la tua lettera è tutto tranne che inconcludente: hai scritto parole che fanno sinceramente riflettere! Sarà perchè anche io sono una “cittadina milanese” come te…
Un saluto
Silvia