Quel 13 maggio 1978 ha cambiato il corso di milioni di storie.
E’ accaduto che i malati di mente sono riemersi alla cittadinanza, sono diventati persone.
Quegli uomini e quelle donne per secoli avevano scontato la loro sofferenza, la loro diversità con l’internamento, con l’annullamento, con la sottrazione del diritto allo sguardo e alla parola.
Le persone con disturbo mentale sono, oggi, cittadini.
Persone come tutte le altre, la cui dignità e il cui valore devono costituire un limite invalicabile per l’operato delle organizzazioni, delle tecniche, delle amministrazioni
Se fossimo poco attenti nel garantire l’esercizio quotidiano della democrazia, finiremmo per legalizzare di nuovo l’esclusione e l’abbandono che tante persone, nonostante la Legge 180, devono affrontare.
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34 anni. Per lottare contro l’indifferenza. Per arrivare alle orecchie delle persone. Per riportare alla vita chi della vita era stato privato perchè, come dice Primo Levi, “capita spesso a chi ha perso tutto, di perdere se stesso”. Perchè peggio di qualsiasi morbo, più dolorosa di qualsiasi patologia e più aberrante di qualsiasi malattia c’è solo la perdita di se stessi. La morte della personalità.
E se la storia e la filosofia c’insegnano ad accendere i lumi laddove il passato crede di spazzare via per sempre le sue tracce, allora si apre una speranza per chi intende strappare queste oscurità dall’oblio della coscienza.