di Roberto Morsucci
Partiamo dalle premesse: l’assistenza alle persone che hanno esperienza del disagio psichico non è uguale nelle diverse regioni d’Italia. Io lo so bene perché da Roma mi sono trasferito a Trieste. A dirla tutta ero indeciso tra Trento e Trieste che mi sembravano entrambe realtà virtuose. Poi ha scelto mio figlio.
Come fare in modo che in tutta Italia si riesca ad avere un’assistenza di buon livello? Questo è un tema che mi appassiona particolarmente. Trento propone una legge. L’ho letta e sembra buona. Contemporaneamente mi chiedo: è sufficiente una legge? Perché in Italia le leggi, c’è chi le applica e c’è chi le interpreta. Il nostro Paese ha il più alto numero di leggi e il più basso rispetto delle medesime. Prima delle leggi, credo debba cambiare la cultura, il modo di vedere la salute mentale. E’ una cosa che riguarda non solo la nostra nazione ma tutto il mondo. Non dimentichiamo che, quantomeno nelle nostre realtà migliori, siamo, in questo settore, uno dei Paesi più avanzati.
Ma entriamo nel merito della questione. Questa legge può migliorare la salute mentale, ad esempio, nel Lazio (prendo per esempio questa regione perché la conosco meglio delle altre)? Mi sono spesso domandato qual è la differenza tra Roma e Trieste. Credo di aver individuato almeno due fattori che generano questa differenza. Il primo è che nel Lazio tra il 60 ed il 70% del budget regionale viene assorbito dalle cliniche private che, in ultima analisi, sono dei piccoli manicomi. Con l’aggravante che essendo private, queste strutture tendono a massimizzare i profitti e, quindi, a risparmiare sulla qualità delle prestazioni. Sono dei luoghi di reclusione dove si dispensano pillole, nient’altro. Lo so per esperienza personale, ci sono stato.
Il secondo fattore, anch’esso di tipo economico, è legato alla durata dei TSO. Nell’ultimo anno mio figlio è stato ricoverato tre volte per un totale di circa un centinaio di giorni. Un giorno di ricovero in ospedale costa dai 300 ai 700 euro per paziente. La regione Lazio ha speso per mio figlio almeno 30.000 euro.
In questi due anni che ho passato a Trieste mio figlio non ha effettuato alcun ricovero. Ma, se fosse stato necessario, sarebbe durato un solo giorno all’ospedale e qualche altro al CSM. Libero di andarsene quando vuole. In compenso ha avuto una borsa lavoro che, per un mese, ha lo stesso costo del minimo di un giorno di ricovero.
Allora rileggo la legge proposta da Trento e non ci trovo nulla sull’uso delle cliniche private e nulla sulla durata dei TSO. La 181 non porterebbe alcun beneficio alla salute mentale del Lazio perché le risorse a disposizione delle strutture territoriali rimarrebbero inalterate. Aumentare le risorse al 6% non è sufficiente perché il vero problema non è avere più soldi ma come si impiegano. Nel Lazio (dico questo pur consapevole che nella regione esistono realtà diverse molto dissimili tra loro) la 181 porterebbe più soldi alle cliniche private. Quest’ultime hanno i loro mezzi per convincere i funzionari ed i politici regionali, e chi non li ascolta fa la fine di Marrazzo.
Ancora c’è da chiarire il motivo per cui molte persone che soffrono di disturbi mentali, nel Lazio, spesso vengono ricoverati nelle cliniche. Perché i parenti, per lo più i genitori, non hanno altre alternative. Non sanno cosa fare e, spesso, sono condizionati dai pregiudizi dell’inguaribilità e della pericolosità. Ma nessuno si preoccupa di “informarli ed educarli”. Così, spesso a malincuore, si lasciano convincere a far ricoverare i loro cari per il loro bene. Se solo sapessero … ma non lo sanno. Anche perché chi dovrebbe informarli spesso arrotonda lo stipendio nelle strutture private e, anche di questo aspetto, non c’è nulla nella 181.
Con questo non voglio dire che non senta fortemente l’esigenza di migliorare il settore della salute mentale in tutt’Italia, portandola ad un minimo di decenza dovunque. Ma le modalità andrebbero discusse e condivise fra tutte le esperienze e le persone (queste sì in tutta Italia) più virtuose e consapevoli.
Sarebbe molto interessante se altri che vivono in altre regioni provassero ad immaginare gli effetti della 181 sulla loro realtà. Il dibattito è aperto.