L’iter della Carta di Trieste carta è iniziato nel 2009 a partire dalla lettera di Madia Marangi.
E’ stata approvata prima dal Sindacato Nazionale dei giornalisti e poi da alcune sedi regionali dell’Ordine.
In settembre, a Roma, verrà siglata da tutti questa ultima stesura
(in allegato la versione integrale)
CARTA DI TRIESTE
Proposta per un codice etico per i giornalisti e gli operatori dell’informazione su notizie concernenti cittadini con disturbo mentale e questioni legate alle salute mentale in generale
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana invitano i giornalisti italiani ad osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i cittadini con disturbo mentale.
In particolare, a:
- usare termini non lesivi della dignità umana, o stigmatizzanti, per definire il cittadino con disturbo mentale qualora oggetto di cronaca, il disturbo di cui è affetto, il comportamento che gli si attribuisce. Questo per non alimentare il già forte carico di tensione e preoccupazione che il disturbo mentale comporta e non indurre sentimenti o reazioni che potrebbero risultare dannosi per la persona, i suoi familiari e la comunità nell’insieme (all.1);
- usare termini giuridici pertinenti e non allusivi a luoghi comuni nel caso un cittadino con disturbo mentale si sia reso autore di un reato, tenendo presente che è una persona come le altre di fronte alla legge (all. 2);
- non attribuire le cause e/o l’eventuale efferatezza del reato al disturbo mentale né interpretare il fatto in un’ottica pietistica, decolpevolizzando il cittadino solo perché che soffre di un disturbo mentale;
- considerare il cittadino con disturbo mentale un potenziale interlocutore in grado di esprimersi e raccontarsi, tenendo presente che può ignorare le conseguenze e gli eventuali rischi dell’esposizione attraverso i media;
- non identificare il cittadino con il suo problema di salute mentale ovvero con la diagnosi di malattia;
- garantire al cittadino con disturbo mentale il diritto di replica;
- consultare quanti possono essere al corrente dei fatti per individuare visioni differenti come operatori della salute mentale e dei servizi sociali, associazioni, magistrati, per poter fornire l’informazione in un contesto il più possibile chiaro, approfondito e completo. Fornire dati attendibili e di confronto tra i reati commessi da persone con disturbi mentali e persone senza disturbi mentali;
- integrare, se possibile, la notizia con informazioni sui servizi, strumenti, trattamenti, cure che sono disponibili nelle singole realtà locali (all. 3);
- promuovere la diffusione di storie di guarigione e/o di esempi di esperienze positive improntate alla speranza e alla possibilità di vivere, pensare a un proprio futuro, lavorare, studiare, divertirsi, pregare.
- limitare l’uso improprio di termini relativi alla psichiatria in notizie che non riguardano questioni di salute mentale al fine di non incrementare il pregiudizio che i disturbi mentali siano sinonimi di incoerenza, inaffidabilità, imprevedibilità.