di Gloria Gaetano
Il Narrare è l’attività più comunicativa, chiarificatrice dell’ordine simbolico di una individualità e di un gruppo, anche uperando i paletti del racconto orale, della grafica,del mito-fiaba-leggenda. , e divenendo narrazioni transculturali, mediatrici della presentazione del proprio vissuto,che può avvenire attraverso vari canali.. Raccontarsi significa farsi conoscere agli altri, o far conoscere esperienze collettive, anche di altri.
Attraverso l’uso della scrittura si tenta di dare una forma una rappresentazione al proprio vissuto,che cerca di attirare chi ascolta o legge.
E quindi ha un alto potere comunicativo, anche se rielaborato, di conoscenza di esperienza dell’altro che ci è di fronte, di tutto il mondo che lo circonda,della sua vita emotiva, detta e non detta, Strumento di conoscenza quindi, e, forse, nei modi della vera partecipazione, empatia e ascolto, un metodo vero e proprio di aiuto per chi esprime, anche con gesti e in forma delirante, la propria storia, la sua emotività.
Le nostre vite sono legate a quelle di familiari, amici, persone, gruppi di lavoro e di prossimità abitativa, di luoghi di intrattenimento.,scuole, università, ambiti di lavoro.E anche si intrecciano alla vita di coloro che sono ormai scomparsi,ma le cui storie si raccolgono nella sabbia dei ricordi.,costituendo il canovaccio di una più grande storia,che si allarga a machhia d’olio.
Quindi la narrazione è liberatoria, per alcuni tipi di disturbi, fatica di vivere nel buio da cui si vorrebbe uscire, ed è anche , a livello, più letterario, fonte di conoscenza di tipi, caratteri, panoramiche storiche,viaggi, culture e bitudine che si vanno disvelando.
Ritrovare le storie e disporsi a un ascolto partecipe, è ritrovare anche il senso delle nostre vite,individuali e di tutti.
Il lungo monologo della nostra storia che ci intessiamo e re intessiamo ogni giorno è il modo per ritrovare noi stessi, aspetti non sempre chiari dell’esistere, e di far ritrovare ad altri identità disperse.,frantumate, riuscendo spesso ad essere anche veicolo di cambiamento, di restituzione alla propria identità che è parsa indicibile.
C’è un archivio nella nostra mente che serve proprio ,non tanto a raccontare la realtà, ma a documentare infinite varianti, che se noi raccordiamo, sono pur sempre simili,al di là dello specifico individuale, e riescono a fare un ritratto psichico della persona, anche cambiando i termini della storia. In questo processo di relazione tra il narratore, comunicatore,anche se restio, e l’ascoltatore attento, disponibile, attento, empatico, che cominciano ad emergere anche nuove aperture, nuove possibilità di vita. Magari una sola….Ma è quanto basta per uscire dallo specchio oscuro che rifletteva sempre immagini indefinite.
E’ l’inizio
1 Comment
E’ più che mai attuale questa tecnica del narrare e dell’ascolto , della disponibilità a raccontarsi. Ci sono saggi, vari tipi di applicazione ache alle imprese., al lavoro, alla chiarificazione della persona e dei suoi pprogetti. Esiste oggi, diffusissimo lo storytelling. Ne vogliamo parlare qui o nella collana?
La collana va appoggiata e seguita. E’ un’iniziativa completamente nuova per i temi trattati e per le ipotesi di lavoro.
anche lo storYtelling, il narrare di sè del sociale dell’esserci, può essere una novità e un contributo.
La comunità di Libera si sta interessando, oltre che al lavoro e al budget di cura, alle coperative, anche alla narrazione. Ne parlavo con Don Ciotti e Iacona.
Possiamo discuterne insieme. Importante è rafforzare la tradizione di Trieste, ma è anche importante innovare.
Trieste è l’unico faro che illumina i temi e problemi del disagio mentale. Un mio amico schizofrenico , col narrare scrivere, è diventato autore che legge in pubblico, bravissimo. Mi ha dato dei racconti che ho pubblicato ne Le parole del mistero Neverland ed. E’ vero :guarire si può….