Intervento all’Assemblea all’Istituto Italiano degli studi filosofici contro lo sfratto del CSM di Via Monte di Dio, di Raffaele Di Francia
Ormai mancano pochi giorni, il 24 c.m. ci sarà lo sfratto esecutivo del CSM 44 di Monte di Dio e un altro tassello si aggiungerà così al piano strategico che ormai da diversi anni si sta portando avanti in questa Regione; si tratta dello smantellamento progressivo delle strutture territoriali della salute mentale…quelle strutture che sono il fondamento necessario e insostituibile di un altro modo di fare sanità e un’altra sanità che parte con l’approvazione prima della legge 180 il 13 maggio 1978 (la cosiddetta legge Basaglia) e poi con la legge 833 del 23 dicembre dello stesso anno che sancì in Italia il diritto alla salute e all’assistenza sanitaria per tutti i cittadini istituendo il Servizio Sanitario Nazionale.
Queste due importanti riforme, frutto di lotte e di un notevole avanzamento della civiltà in questo paese, hanno a fondamento della loro impostazione una diversa organizzazione delle strutture caratterizzata da una diffusa territorializzazione ancora più accentuata a seguito della regionalizzazione delle competenze in materia di sanità pubblica.
In questo contesto e in particolare nell’ambito della salute mentale sono stati istituiti i DSM, i CSM, gli SPDC e le SR (strutture residenziali e semiresidenziali), a questo si aggiungono le cooperative sociali accreditate dal DSM.
Tutta questa articolazione forma una rete che, se supportata e implementata correttamente, risponde in maniera tale da assicurare il rispetto del diritto alla salute di tutti i cittadini di un determinato territorio.
Questa articolazione territoriale è sostenuta a livello normativo oltre che dalle leggi che ho citato anche dal Progetto obiettivo tutela salute mentale sia nazionale che regionale a partire dal 1994 e che stabilisce i cardini generali dell’assistenza psichiatrica in Italia e ne definisce “gli impegni operativi e l’organizzazione idonei a realizzare le attività sanitarie e socio-assistenziali, volte a perseguire la tutela della salute dei soggetti con disturbi mentali”. In particolare viene valorizzato il principio della continuità terapeutica e dell’azione congiunta e coordinata dei servizi sociali, sanitari, di salute mentale, delle istituzioni, delle forme organizzate della comunità che operano in un territorio e delle persone che vi abitano.
Completano questo quadro normativo la legge 104/1992 e la legge 328/2000 che sono due notevoli supporti, la prima a tutela della disabilità e la seconda è una importantissima legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (la rete).
Come vedete dal punto di vista normativo la situazione è idilliaca, ci sono tutte le condizioni di legge per avere la piena attuazione dell’art. 32 della Carta Costituzionale…….ma se stiamo qui in questa sala a difendere il CSM di Monte di Dio vuol dire che la realtà delle cose è completamente diversa da quanto ha stabilito il legislatore; manca la rete, manca il personale, mancano le strutture, manca l’attività di riabilitazione, mancano i riabilitatori, non ci sono borse lavoro, non ci sono convenzioni con le cooperative sociali, non è applicata la legge 328/2000 con l’istituzione del progetto individuale per realizzare la piena integrazione dei soggetti disabili, mancano i centri diurni, i centri crisi, i posti letto, le comunità terapeutiche, i gruppi appartamento, le case alloggio o nuclei di convivenza….A giugno è prevista la chiusura del CSM 33 di Via Nuova Poggioreale che ricopre il vasto territorio di S. Lorenzo, Vicaria, Poggioreale e Zona Industriale, da 6 mesi circa 10 pazienti che erano ospitati nella struttura riabilitativa allocata nello stesso immobile in seguito alla chiusura della stessa per carenze strutturali sono stati sistemati in case di cura convenzionate alla modica cifra di circa 9.000€ mensili pro-capite che moltiplicati per 10 fanno 90.000€ e che moltiplicati per i sei mesi fanno 540.000€; qualche mese fa la Comunità Insieme di Formia ha comunicato ai familiari dei pazienti lì ospitati a carico dell’ASL NA1 che non poteva più ospitarli perché l’ASL non corrispondeva più le rette dovute; Il Comune di Fiumicino ha deciso di abbattere la struttura che ospita i locali del CSM per prolungare una strada dopo che la Regione Lazio aveva provveduto a finanziare con un importo di 980.000€ i lavori di ristrutturazione del Centro;
l’elenco del disfacimento della salute mentale è lunghissimo e purtroppo riguarda soprattutto le regioni meridionali; ci sono altresì delle realtà molto efficienti e dove è veramente possibile fare della buona pratica, i risultati sono altrettanto positivi, purtroppo sono realtà diffuse prevalentemente nelle regioni del centro-nord.
Allora la mia domanda è: perché tutto questo? Perché siamo arrivati a questa situazione indegna di un paese civile? Quali le responsabilità politiche e amministrative? È quale è il compito della politica?
Io credo che se la politica deve occuparsi di questioni ultime ed estreme, è sui luoghi estremi ed ultimi che deve essere portata per sentire se ha qualcosa da dire o se deve essere dismessa come un giocattolo rotto, dico questo perché abbiamo scritto un appello alla politica nelle persone che si sono candidate a Sindaco di questa città…..un appello di un gruppo di familiari, operatori e pazienti, un appello drammatico perché la chiusura definitiva di questo centro ha ripercussioni negative sulla vita di 2500 persone; un appello che ha avuto ascolto, adesione e sostegno solo da parte di due candidati, Luigi De Magistris e Pino Marziale, che ringraziamo e dai quali ci aspettiamo un aiuto anche dopo la tornata elettorale; un ringraziamento particolare va ad Erri De Luca che due giorni fa ha pubblicato dei versi bellissimi sul Mattino a sostegno della nostra battaglia.
NOI NON PERMETTEREMO TUTTO QUESTO!
Il 24 prossimo organizzeremo resistenza con un presidio dentro e fuori il Centro e non permetteremo a nessuno di calpestare i nostri diritti, noi ci opponiamo con tutte le nostre forze a questo sistema corrotto che ha fatto della sanità un business così come della raccolta dei rifiuti.
Noi tutti, i cittadini che si ritengono tali e non dei semplici consumatori- dipendenti, abbiamo il dovere di difendere gli ultimi, i non rappresentati, noi non vogliamo che i nostri familiari diventino uomini ombra…i senza diritti: questa è una battaglia di civiltà, di libertà contro il servilismo e contro gli intrecci perversi tra la politica e la pubblica amministrazione e soprattutto è una battaglia di dignità.