Napoli, Leonardo Bianchi occupato, Palazzo San Giacomo occupato, Palazzo Reale occupato, San Carlo occupato. La protesta degli operatori sociali di Napoli si è spostata al teatro San Carlo, in occasione dell’inaugurazione della stagione lirica con il ‘Pergolesi in Olimpiade’. Le contestazioni degli operatori delle cooperative sociali di assistenza ad anziani e disabili stanno proseguendo stante il fatto che la situazione non si è ancora sbloccata. Un sit in per denunciare nell’ingresso del teatro i tagli nel settore, diretta conseguenza del blocco del piano sociale di zona. I lavoratori e le lavoratrici del comitato “Il welfare non è un lusso” nei giorni scorsi avevano occupato il Maschio Angioino. Solidarietà alla protesta arriva intanto dal Friuli Venezia Giulia, dove il presidente regionale di Legacoopsociali Fvg, Gian Luigi Bettoli, ha ribadito la vicinanza alle operatrici, operatori, familiari e utenti che stanno manifestando in maniera pacifica e non violenta. Come si ricorderà in precedenza la protesta degli assistenti sociali aveva portato all’occupazione del Maschio Angioino e dell’assessorato al bilancio del Comune di Napoli, mentre in un’altra zona della città un corteo composto da un migliaio di persone, tra disoccupati e precari, aveva sfilato da piazza Nazionale in direzione del Centro Direzionale dove si trovano gli uffici della Regione.
“Quanto stiamo vivendo sembra fantascienza con l’unica differenza che nei nuovi ghetti chi nasce non avrà speranza di un lavoro – afferma il presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia, Gian Luigi Bettoli -, chi lavora non ha prospettive di sicurezza, regolarità contrattuale e previdenza per una maternità od una malattia”. In questa “epoca di decadenza la pensione diventa una prospettiva da ricchi”. “Nel dubbio, meglio – come avete fatto voi occupando un vecchio manicomio (il Bianchi di Napoli, ndr) – denunciare lo scandalo della distruzione del sistema di protezione sociale italiano (mai giunto alla maturità di un moderno Welfare), nascosta alla vista dell’opinione pubblica da una politica occupata in tutt’altre cose. Mettendo il dito sulla piaga di una regressione sociale sminuzzata, parcellizzata, in cui ognuno di noi viene sconfitto singolarmente, mentre gli altri sono ancora distratti perché si sentono estranei”.
Una voce che giunge da “una regione, il Friuli Venezia Giulia, dove la crisi sembra colpire meno duramente e c’è ancora spazio per la progettazione sociale: i colpi di maglio della restaurazione neoliberista che risuonano in Grecia, Irlanda e Portogallo preannunciano il nostro destino comune – prosegue il presidente Bettoli -. Chi si vede ancora pagare le fatture nei mesi successivi al lavoro, chi riesce ancora a sopravvivere usando con moderazione gli ammortizzatori sociali, sarà la vittima certa di domani”.
In questo momento “decenni di riforme vengono smantellati in nome di un presunto riformismo. I diritti tornano a diventare privilegi e lo Stato – se non ancora “minimo” certo in via di riduzione estrema – sembra ritornato alla vocazione originaria di puro gendarme e repressore della disperazione sociale. E’ stato giusto assumere come obiettivo uno dei vecchi monumenti all’internamento istituzionale di migliaia di sofferenti ed esclusi. Puntando il dito – incalza Bettoli – non solo su politiche scandalose e sulla omologazione e subalternità di chi dovrebbe avversarle, ma sul pericolo che una delle poche rivoluzioni accadute in Italia venga annullata da un giorno all’altro, a causa del convergere alchemico dei bisogni securitari del leader politico del momento, e delle fumisterie repressorie e reazionarie del suo psichiatra favorito”.
Grazie alla protesta che da giorni è montata a Napoli, “con la Vostra provocazione avete mosso le acque stagnanti di una situazione assurda. Quella in cui teorici del sociale, invece di guardare alla realtà e denunciarla, hanno delirato per mesi su una “open society” inesistente: quella del conservatore Cameron che sta distruggendo il più antico e glorioso Welfare europeo. Quella in cui certi esponenti del “terzo settore” passano le giornate a pietire la carità di un 5 per mille, proprio da chi ha deciso di far fare un balzo di secolo all’indietro alla storia italiana. Quella di politici trasversalmente succubi dei poteri forti, ed incapaci di costruire od almeno difendere modelli alternativi”.
“Noi, friulani e giuliani, proprio un anno fa sfidammo la politica regionale per opporci all’attacco al nostro diritto a vivere, lavorare e godere di servizi. Voi – conclude Bettoli, che è anche responsabile del Gruppo di lavoro sulla Salute Mentale di Legacoopsociali nazionale -, oggi, in una situazione così diversa e così comune, indicate la strada della costruzione di un movimento nazionale”.
Fabio Della Pietra, Ufficio Stampa
Cooperativa sociale Itaca – Pordenone
www.itaca.coopsoc.it