Nei prossimi mesi è prevista la dislocazione di una parte importante dei servizi del Dipartimento di Salute Mentale di Reggio Emilia in via Petrella, alla estrema periferia nord della città, in aperta campagna. Le strutture più vicine all’edificio sono lo stadio con il suo Centro commerciale “i Petali”e la piscina. La periferia abitata della città dista qualche chilometro.
Questo enorme edificio di circa 8.000 mq. ospiterà le due Strutture residenziali “la Pulce”e “le Scuolette” attualmente ubicate in altre sedi, quattro appartamenti destinati ad accogliere ulteriori pazienti, un Day Hospital (attualmente in via Amendola), un Centro di salute mentale (oggi in via delle Ortolane), un Centro Diurno ed il Centro per i disturbi del comportamento alimentare, oltre che gli ateliers per l’intervento psicosociale.
Nell’edificio in via Petrella verrà così a determinarsi una elevata ed impropria concentrazione di funzioni tra loro estremamente diversificate: vi risiederanno stabilmente dai 30 ai 40 pazienti, altrettanti saranno ospitati in semiresidenza, un alto numero di persone affluirà per prestazioni ambulatoriali e vi lavoreranno più di settanta operatori.
Alcune domande sorgono spontanee.
Come si potranno costruire processi di socializzazione aperti alla comunità nel deserto sociale di via Petrella? E’noto infatti che le persone con disturbi mentali gravi, ospitati in strutture residenziali e centri diurni, necessitino di essere aiutate a costruire relazioni con l’ambiente sociale per contrastare disabilità, isolamento e stigma.
Inoltre quali persone, in particolare quelle che avranno per la prima volta bisogno di cure e assistenza anche in giovane età, vorranno recarsi in un luogo così lontano dal tessuto cittadino e soprattutto così fortemente stigmatizzato?
Nello stesso luogo troveranno spazio anche gli ambulatori per i pazienti meno gravi e con minore disabilità. L’esperienza di questi ultimi trenta anni di psichiatria territoriale e la Organizzazione Mondiale della Sanità evidenziano che la facile accessibilità dei luoghi di cura è requisito indispensabile per affrontare con successo il disagio mentale (non a caso l’accessibilità è uno degli standard strutturali di qualità previsti per i servizi accreditati dalla Regione Emilia Romagna). Tale accessibilità è assicurata non solo dalla vicinanza dei servizi ai luoghi di abitazione civile, ma anche dalla loro collocazione in luoghi non stigmatizzanti; proprio per tale ragione, una ubicazione ottimale dei Servizi di Salute Mentale è dentro il tessuto cittadino e in strutture che comprendano anche altri servizi sanitari.
E’ inevitabile chiedersi quali altri pazienti, dotati di maggiore contrattualità sociale, accetterebbero di avere un servizio di assistenza in quella area?
Il nuovo insediamento si caratterizza per almeno due aspetti di elevata criticità: l’isolamento dal tessuto cittadino, la concentrazione di eterogenee funzioni sanitarie e di pazienti molto diversi fra loro per bisogni di cura e risposte assistenziali.
Desideriamo ricordare a questa città senza memoria (almeno nelle persone che hanno contribuito a questa scelta) che, a suo tempo, gli ospedali psichiatrici sono nati esattamente con queste caratteristiche: allontanare i pazienti dalla città e dalla società civile e concentrarli forzatamente, indipendentemente dai loro bisogni, in aree di esclusione sociale offrendo come unica risposta un’accoglienza senza qualità.
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