di raskolnikov
Già nel titolo c’è qualcosa che mi suona gelido, la parola assistenza e la parola psichiatrica messe assieme conducono inevitabilmente a percorrere lunghi infiniti bianchi corridoi su cui si aprono porte rigidamente chiuse, stanze fredde e medicali, stanze che brulicano di scienza e coscienza indubbiamente, di medici dalla suprema coscienza, dalle idee chiare, uomini e donne che non promettono nulla, loro curano, ti curano, anche se tu pensi di non averne bisogno perché questo è il dovere della scienza medica, curarti, curarti contro la tua volontà, perché tu sei scemo, sei un povero idiota mentre loro son medici, luminari, ci dobbiamo fidare, dicono, però non attendono la risposta, non è che vengono a chiedermi di dargli la fiducia, loro se la prendono, perché ritengono di avere la ragione suprema per conculcare la tua fiducia.
Nell’articolo tre che istituisce la benemerita Agenzia regionale si parla di associazioni che potranno collaborare, dette associazioni devono essere esclusivamente composte da famigliari delle persone affette dai disturbi psichici (leggi dai poveri mentecatti incapaci di intendere e di volere), non dunque da utenti i quali non sanno provvedere a se stessi tantomeno agli altri.
Ma procedendo nell’agile libello corro saltando di palo in frasca tutte le norme ‘carine’ che rimarranno carta straccia e vado alle zone della legge più in linea con una certa ideologia di stampo fascista o quantomeno illiberale e precisamente ai commi dell’art 3 11, 12 e 13 che disciplinano il cosiddetto TSNEP:
Il TSNEP è finalizzato alla possibilità di vincolare il paziente al rispetto di alcuni princìpi terapeutici quali, l’accettazione delle cure e la permanenza nelle comunità accreditate o nelle residenze protette, per prevenire le ricadute derivanti dalla mancata adesione ai programmi terapeutico-riabilitativi. Nel corso del trattamento sono disposte azioni volte a ottenere il consenso del paziente al programma terapeutico e la sua collaborazione. Lo psichiatra responsabile del progetto che motiva il TSNEP verifica periodicamente l’andamento del progetto e presenta almeno ogni tre mesi al giudice tutelare un aggiornamento sull’andamento dello stesso. Il TSNEP può prevedere esclusivamente le limitazioni della capacità o della libertà di agire del paziente espressamente specificate dal giudice tutelare in sede di approvazione del progetto del medesimo TSNEP. In caso di gravi o di protratte violazioni del progetto, è effettuata un’apposita comunicazione al giudice tutelare il quale, su proposta dello psichiatra, provvede alle modifiche necessarie o alla sospensione del TSNEP. Il Giudice tutelare nomina per la persona sottoposta al TSNEP un amministratore di sostegno.
In grassetto ho sottolineato le parti del comma che ritengo più assurde nel quadro tuttavia di un progetto sostanzialmente illiberale, autoritario, da stato etico o medico. Immaginare un impianto di questo tipo significa sostanzialmente avere un concetto dello stato come ente supremo dell’etica ed avere al contempo della classe medica una sorta di pregiudizio positivo per cui li si ritiene i giudici supremi della vita dei malati (non persone) e li si dota di un potere di giudizio e di tutela del cosiddetto assistito che non ha pari nel mondo della medicina. La cura obbligatoria è pur sempre una violenza che però si riteneva necessaria per molti motivi e d’altronde non riguardava solo la cura delle malattie mentali, qui però siamo oltre, qui siamo ad un vero e proprio ridisegno della vita di una persona secondo i parametri tutti medici e terapeutici che detta il medico, il rapporto tra l’utente e il medico è sancito da una distanza incommensurabile, una distanza che pone l’utente in una condizione di annientamento, di letteralmente abbandono alle cure, abbandono all’assistenza perpetua, una tale mostruosità che solo persone profondamente naziste potevano concepire, la mostruosità nazistoide che si innalza alle vette dell’atroce beffa quando leggiamo che nel corso del trattamento sono disposte azioni volte a ottenere il consenso del paziente al programma terapeutico di cui è solo un soggetto, le azioni cioè di persuasione, di lavaggio del cervello, di manipolazione, di violenza verbale o psicologica o materiale o ricattatoria volte ad ottenere finalmente dallo schiavo il consenso, l’autorizzazione ad essere schiavizzato, il rapporto cioè che si crea tra un tribunale inquisitorio e il sospettato di eresia, o tra il master e lo slave in un legame BDSM, tu vuoi che io ti frusti vero schiavo ? Sì padrone frustami, fai tutto quello che vuoi di me.
Qualora sia presente la volontarietà, si può ricorrere ad un contratto terapeutico vincolante per il proseguimento delle cure, che preveda il mantenimento degli accordi intercorsi tra il paziente, i suoi familiari eventualmente coinvolgibili e lo psichiatra del DSM cui spetta lo sviluppo del programma terapeutico-riabilitativo del paziente. Il contratto terapeutico vincolante può sostituire il TSNEP, dopo che ne sia stata data comunicazione al Sindaco e al Giudice Tutelare, che può revocare la nomina dell’amministratore di sostegno. Il DSM è responsabile della corretta erogazione delle terapie previste dal contratto terapeutico vincolante e dell’adesione allo stesso da parte sia delle persone preposte alla cura che del paziente.
La malagrazia continua, persevera nel mala tempora perché qualora, talvolta, per imperscrutabili motivi, il povero scemo, l’incapace, abbia volontà di sottoporsi al trattamento ecco allora pronto un bel contrattino, farina del diavolo, vuoi successo nella vita ? vuoi una moglie giovane e carina ? vuoi far carriera ? firma il contratto col sangue, legati per sempre vita natural durante al patto demoniaco, cambiato idea ? troppo tardi, carta canta bello mio, una volta venduta l’anima non si torna più indietro.
Tirando le somme di questo provvedimento possiamo assicurare che l’ideologia che permea questo testo è assolutamente manicomialista, pervicacemente novecentesca, dove per novecentesca sta a indicare la tendenza politica al totalitarismo, al disegnare progetti di vita su misura statale con fini etici e/o medici, dove gli individui cioè sono in balìa di interessi supremi dove i diritti individuali per meglio dire sono conculcati in nome del benessere collettivo, un disegno possiamo dire comunista, totalizzante. La persona, l’individuo malato di mente cessa di colpo di essere un cittadino come gli altri, in nome di una presunta inferiorità e di un presunto disturbo mentale e di un presunto diritto di uno stato medico di prendersi cura anche e soprattutto contro la sua volontà la sua legittima opposizione, esso diviene un soggetto bisognoso di cure a vita, di percorsi obbligatori a cui sfuggire solo per sua esplicita sottomissione.
Questa legge disegna una perfetta macchina per annientare le persone, una perfetta macchina totalitaria, un incubo misurato sui desideri più perversi e meschini della classe dirigente di questo paese. Se la legge 180 è stata in senso positivo un caso unico, questa legge rischia di essere un terribile virus contro la libertà individuale, perfettamente in linea del resto con le disposizioni da stato etico clericofascista che hanno dato vita alla legge 40 o daranno vita alla legge contro la volontà di morire di una persona, mala tempora currunt.