ROMA (11 luglio) – Applicata poco e male, con troppe disparità da regione a regione, o intrinsecamente «sbagliata» e quindi da modificare: sono le principali posizioni sulla legge 180, la cosiddetta legge Basaglia, istituita il 13 maggio 1978 con l’obiettivo di cancellare i manicomi in Italia e ancora oggi punto di riferimento dell’assistenza psichiatrica in Italia.
Recepita nel dicembre 1978 nella legge 833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale, la legge 180 ha segnato il passaggio dai manicomi al Trattamento sanitario obbligatorio e ai servizi pubblici di igiene mentale. L’obiettivo era promuovere un nuovo approccio alla cura dei pazienti psichiatrici riducendo terapie farmacologiche e contenimento fisico, fino ad allora comunemente praticati nei manicomi, e garantendo ai pazienti una buona qualità di vita attraverso l’assistenza in ambulatori territoriali.
Tuttavia l’applicazione della legge, demandata alle Regioni, ha prodotto risultati molto diversi. Un passo verso una maggiore omogeneità è stato tentato negli anni ’90, con i Progetti Obiettivo nazionali sulla salute mentale che individuavano come riferimento strutture non ospedaliere come i Centri di Salute Mentale (1994) e indicavano le priorità (1999).
Nonostante ciò, l’ultimo manicomio in Italia è stato chiuso nel 2002 e la disomogenità è ancora un problema. Secondo le stime più recenti, per esempio, i Centri di salute mentale sono poco più di 700 (solo 16 dei quali attivi 24 ore su 24) e le strutture residenziali superano il migliaio, ma con notevoli disparità nel territorio.
Alla luce di questa situazione, nel 2008 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato nuove linee di indirizzo nazionale sulla salute mentale per promuovere sostegno domiciliare e dipartimenti di salute mentale. Intanto il dibattito politico, quanto mai acceso, ha portato a sette proposte di legge di modifica della 180 da parte della maggioranza (molte delle quali puntano ad aumentare i tempi del Trattamento sanitario obbligatorio) mentre il Pd auspica la completa applicazione della legge (è questa, ad esempio, la posizione del presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, Ignazio Marino).
Sulla legge 180 si sono espressi anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, affermando di non prevedere cambiamenti. In particolare Fazio aveva rilevato che la legge attuale permette di prolungare il Trattamento sanitario obbligatorio senza una definizione dei limiti di tempo.
(da Il Messaggero.it)