VITERBO – (md) Abolire il ricorso alla contenzione fisica: è ciò che si propone il Coordinamento regionale dei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC), che riunisce tutti i reparti ospedalieri di psichiatria del Lazio. Per raggiungere questo obiettivo il Coordinamento ha invitato tutti gli SPDC a monitorare rigorosamente l’andamento del fenomeno al loro interno, favorendo altresì dei momenti di scambio reciproco, verifica e confronto. Nella giornata di martedì 11 maggio, ad esempio, gli operatori di Rieti sono stati ospiti della struttura viterbese proprio per discutere e comparare le diverse esperienze maturate in questo specifico ambito. Il primo passo verso l’abbattimento delle contenzioni è, infatti, una piena presa di coscienza del problema da parte degli operatori psichiatrici, per i quali “legare un paziente al letto” rappresenta il più delle volte l’ultimo atto di una sequenza di incomprensioni e paure e un fallimento terapeutico. Muovendo da tali considerazioni, i Servizi psichiatrici aderenti al Coordinamento regionale (23 su 24) si sono dotati di un rigoroso sistema di monitoraggio delle contenzioni, che vengono quindi riportate non più solo nella cartella clinica, ma anche su un apposito registro, dove vengono annotate le motivazioni per cui si è giunti all’atto coercitivo, gli operatori presenti, l’ora di inizio e quella della fine del provvedimento. A questo sistema di controllo si è accompagnata un’opera di sensibilizzazione del personale medico, infermieristico e psicologico, affinché la contenzione rappresenti veramente l’extrema ratio dopo che siano falliti tutti i tentativi di stabilire un rapporto terapeutico con il paziente, e venga mantenuta solo per il tempo strettamente necessario per consentire al malato di accedere alle terapie più appropriate. I risultati di questa campagna sono positivi, pur nella disomogeneità del panorama regionale, a testimoniare lo stato di sofferenza di alcuni servizi, in termini di risorse sia materiali che umane, e soprattutto culturali: l’effetto più apprezzabile è stato una riduzione di un terzo della durata media delle contenzioni nel corso del triennio 2005-2007. Il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Viterbo, diretto dal 2006 da Alberto Trisolini, si è distinto per i migliori risultati a livello regionale, con una durata media delle contenzioni diminuita a meno di un quarto e un dimezzamento del numero di pazienti contenuti. “Nella nostra Ausl – spiega Frencesco Cro, psichiatra presso la struttura viterbese – il miglioramento è continuato negli anni, con un numero di pazienti contenuti nel 2009 pari a meno di un quarto di quanto verificatosi nel 2005; e i dati del 2010 autorizzano a sperare in ulteriori progressi. I risultati della campagna di umanizzazione dei servizi psichiatrici sono stati presentati nel giugno scorso in un convegno presso il policlinico universitario Umberto I di Roma, e sono stati pubblicati nel volume Matti da (non) legare a cura di Piero Sangiorgio e Gian Marco Polselli (edizioni Alpes). E lo scambio di esperienze continua: lo scorso 27 aprile una delegazione di operatori del Spdc di Viterbo si è recata presso il San Filippo Neri di Roma per un audit (incontro di verifica e confronto), mentre oggi siamo stati noi ad ospitare i nostri colleghi reatini. I punti di forza del nostro Servizio sono risultati essere: l’umanizzazione del reparto, con l’organizzazione di gruppi di ascolto e discussione mattina e pomeriggio; la messa a punto di linee guida sull’urgenza al passo con la letteratura scientifica internazionale; le tecniche di de-escalation, o riduzione della tensione con strategie non farmacologiche; l’integrazione con il territorio, con le famiglie e con la società civile (volontariato); l’incentivazione del lavoro di gruppo con la valorizzazione di tutte le professionalità; l’attento monitoraggio del fenomeno contenzioni con confronti e verifiche periodiche tra gli operatori”.
(da OnTuscia)