A cura di:  Giulia Sagliocco
Editore: Mimesis
Numero di pagine: 304 
Prezzo di copertina: 20,90 euro
Anno di pubblicazione: dicembre 2023

Il giovane con un problema comportamentale non è solo l’espressione sintomatica del malessere della sua famiglia, ma dell’intera società a cui appartiene. I giovani spesso, con i loro comportamenti sconcertanti, sia individuali che di gruppo, mettono in scena ciò a cui le società degli adulti rassegnata si è adeguata in maniera convenzionale e senza porsi domande. Rappresentano in modo drammatico la sofferenza che provano, a cui non riescono a dare un nome.

Giulia Sagliocco, Introduzione, p. 27

Prima di parlare del libro. Un breve accenno al mio incontro con la dottoressa Giulia Sagliocco

Ho conosciuto la dottoressa Giulia Sagliocco, Dirigente psichiatra e ricercatrice presso la “Scuola Sperimentale per la Formazione alla Psicoterapia e alla Ricerca nel Campo delle Scienze Applicate” della ASL Napoli 1, grazie al suo invito per la presentazione del mio libro Filosofia e clinica. Quell’evento è stato significativo perché ha connesso in maniera salda il nostro sguardo e le nostre intenzioni di cura e di divulgazione. Grazie a quell’invito ho avuto modo di entrare fisicamente e idealmente nell’ex manicomio, Il Frullone, oggi luogo riqualificato, dove è stato portato a termine il processo di deistituzionalizzazione. Una sede importante, quella della Asl Napoli 1, che accoglie la Scuola di formazione e ricerca fondata negli anni ’80 dallo psichiatra e intellettuale Sergio Piro, collaboratore di Franco Basaglia, e pioniere della seconda comunità terapeutica aperta, in Campania, dopo Gorizia. S. Piro volle una Scuola che fosse aperta a tutti i professionisti e ai volontari; una scuola in cui si potesse continuare a pensare e a praticare le virtù della Riforma psichiatrica.

La “Scuola Sperimentale per la Formazione alla Psicoterapia e alla Ricerca nel Campo delle Scienze Applicate” della ASL Napoli 1 è unica nel suo genere, poiché si tratta di una scuola pubblica e ad orientamento fenomenologico. È stata la prima scuola di psicoterapia, promossa dalla più grande Azienda Sanitaria Locale d’Italia, ad aver avuto il riconoscimento ministeriale. È la Scuola dove molti giovani studenti hanno potuto formarsi e prestare la loro cura presso degli ambulatori pubblici, mettendo in pratica quella forma di virtù che attinge alla visione fenomenologica di cui Basaglia è stato pioniere in Italia. Per una fenomenologia dell’adolescenza è un libro che porta con sé il valore di quanto espresso fino a qui.

“Fenomenologia dell’adolescenza”, un libro, un’esperienza clinica, una guida per gli operatori di oggi e di domani

Il libro è stato curato dalla dottoressa Sagliocco e raccoglie, in forma di antologia, alcune esperienze cliniche ad orientamento antropo-fenomenologico svolte nell’ambito del progetto del “Laboratorio della Cura”, in atto dal 2009 per la Cura e la Formazione alla cura per gli adolescenti e gli allievi della Scuola,  dal titolo “L’esistenza mancata in adolescenza”. Le storie narrate sono suddivise in quattro differenti aree: la famiglia, il genere e l’identità, la corporeità e infine l’accoglienza in comunità, mettendo a disposizione del lettore un “sapere pratico” di grande valore, con una descrizione puntuale dei passaggi salienti di ogni percorso, e fornendo, al contempo, gli strumenti ermeneutici, utili, per comprendere la dimensione adolescenziale e orientare la cura, della persona e dei familiari, verso quelle attività che possono agevolare il dialogo e il confronto. Per tale motivo questo testo può costituire una guida pratica per i futuri operatori e per coloro che già operano nelle professioni di aiuto.

Dedicarsi alla cura dei giovani, concentrarsi sull’espressione del loro disagio significa, tra le varie cose, prevenire il loro accesso al circuito psichiatrico cronicizzante che induce a trattare il paziente come un meccanismo inceppato da riparare e che mira purtroppo all’obiettivo di una foucaultiana normalizzazione, una irreggimentazione del giovane paziente che conduce inesorabilmente all’inautenticità, alla nozione di “sì impersonale” su cui tanto ha insistito l’analitica dell’esserci di Martin Heidegger.

Giulia Sagliocco, Introduzione, p. 29

L’orientamento fenomenologico, oltre la diagnosi per la cura della persona

La narrazione degli operatori offre al lettore l’opportunità di inoltrarsi nell’esperienza di senso della sofferenza adolescenziale senza lasciare il posto alla diagnosi, ma permettendo di osservare la criticità vissuta alla luce dei molteplici fattori in gioco. Al giudizio diagnostico non viene concessa rilevanza nel testo.

Il disturbo, benché importante per una più agevole comprensione e comunicazione tra operatori, e oggetto di intervisione di equipe, in verità, non rappresenta l’elemento centrale del percorso di cura, nel quale, invece, viene posta attenzione al modo singolare di farne esperienza, ai significati da esso espressi, e alla modalità in cui quella condizione permette di abitare il tempo e lo spazio e le relazioni.

L’istituzione può produrre anche distacco e separazione, considerare invece l’intervento psicoterapeutico nel modo più sociale possibile significa considerare la persona nel suo modo di essere nel mondo senza emarginarla.

Miguel Benasayag, Prefazione, p. 17

La criticità viene affrontata, quindi, senza concedere spazio al giudizio che perlopiù medicalizza, ed è considerata quale “particolare forma di lotta contro il male di vivere che segnala l’inadeguatezza, soprattutto durante l’adolescenza, della parola e del pensiero”. Ciò lascia intravedere “una sofferenza individuale, familiare, sociale ed esistenziale che attende di essere del tutto svelata”. (p. 27)

Si legge nei Frammenti di Eraclito che: “La natura delle cose ama celarsi”, così ci si impongono una serie di domande: “Cos’è vero in quello che vedo? Da che parte devo stare per dire il vero, su quello che vedo?”. (p. 173)

Allo scopo, assumono una rilevanza centrale le coordinate esistenziali, spesso inespresse, costituite dal modo di vivere il tempo e lo spazio, le quali consentono di approssimare il movimento dell’altro, la sua intenzionalità e motivazione, e infine comprendere la prospettiva da cui egli guarda le cose, e dalla quale è possibile ri-orientare il cammino di maturazione e consapevolezza di sé, degli altri e del mondo.

La psicoterapia permette al paziente di vedere la struttura complessiva del suo essere-nel-mondo e di capire il punto in cui eventualmente si è smarrita la propria esistenza. Lo recupera così come si aiuta un alpinista, che si è perso durante la spedizione, a ridiscendere a valle evitando così che vada troppo in alto, più di quanto gli consente il suo orizzonte di esperienza e comprensione.

Ludwig Binswanger, Tre forme di esistenza mancata. Esaltazione fissata, Stramberia, Manierismo, 1992, pp. 106-107

L’intervento psicoterapeutico fenomenologicamente orientato viene ad essere una possibilità pratica dell’“aver cura” che evidenzia l’adolescenza come “condizione”. Orientarsi in modo fenomenologico nella condizione esistenziale dell’altro vuol dire disporsi ad un esercizio di virtù. Una disponibilità che può essere messa in pratica da coloro che operano per il miglioramento della qualità di vita dell’altro e la sua piena fioritura, come protagonista del suo percorso di cura. Per una più ampia comprensione della problematicità presente, emerge chiara l’importanza dell’ascolto e del dialogo, anche tra operatori, attraverso i quali dare spazio al vissuto, mantenendo ferma la volontà di non privilegiare la spiegazione teorica, e volgendo l’attenzione “alle infinite variazioni dell’esperienza umana, “senza trascurare la persona nel suo insieme”. ( p. 26)

La pratica di cura, sostegno per la persona e i suoi familiari

L’attenzione alla cura che emerge da ogni narrazione rivela una pratica sempre connessa agli aspetti semantici, sociali, culturali e individuali. Una certa disposizione di sguardo verso la complessità vissuta rivela come la possibilità di rispondere al bisogno dell’individuo non possa prescindere dalla cura dell’intera famiglia e delle relazioni sociali nei contesti di vita. Le molteplici forme di criticità, così frequenti nel periodo adolescenziale, tra cui troviamo l’autolesionismo, l’anoressia, l’abuso di sostanze psicotrope, la bulimia e l’autoreclusione, non vengono spiegati attraverso la presenza di un disturbo, ma sono semanticamente comprese osservando il modo in cui il sintomo si inscrive nella storia di vita delle persone e delle loro famiglie.

A tal fine, nei diversi percorsi di cura, la comunicazione viene ad assumere un ruolo essenziale. Le parole proferite dai ragazzi, dalle ragazze e dai loro genitori non sono mai lasciate al caso, ma anzi sono considerate nella loro valenza, mai generalizzabile, soprattutto rispetto all’espressione della rabbia, della frustrazione e della rassegnazione.

Le mie parole sono vive, perché sembrano non lasciarmi: non cadere fuori di me, fuori dal mio respiro; non cessare di essere mai a mia disposizione.

Jacques Derrida, La scrittura e la differenza, 1971, p. 114

Centrale nel rapporto terapeutico diviene quindi la semantica vissuta, quale orizzonte e spazio di coesistenza, e possibilità di intendimento, anche nelle situazioni più complesse; un elemento saliente della pratica dialogica fra operatori e  adolescenti, e i loro genitori. Rispetto al buon esito del percorso, la “relazione” affiora nella sua priorità mai eludibile, quale medium e luogo semantico del “Noi”, in cui anche l’indicibile – che si fa manifestazione nel silenzio – trova la sua possibilità di esplicitazione.  

L’epoché fenomenologica per approssimare la complessità vissuta

Nel corso della lettura, più volte, si fa accenno alla saggezza del Maestro Eugenio Borgna e vengono ripercorse le sue parole preziose, le quali guidano al pensare fenomenologico:

… con il compito inesauribile di intravedere e di far-lievitare, non con la ragione astratta e calcolante ma con le rabdomantiche antenne del cuore, cosa ci sia e cosa si muova negli animi feriti e negli sguardi (nei volti) smarriti interroganti.

Eugenio Borgna, L’arcipelago delle emozioni, 2019, p. 80

La scelta di mettere tra parentesi il sapere pregresso (epoché) rivela l’essenza della pratica fenomenologica, la quale si esplica nell’accordare all’altro un sapere vissuto che non è inscritto in alcun manuale. Si tratta ovviamente di un esercizio di virtù che richiede di orientare, di volta in volta, l’intenzionalità nella direzione dell’altro, trovando infine la sua posizione esistenziale e una nuova possibilità di con-essere. L’epoché assume un valore importante, a tal fine, anche nel percorso con i genitori e i familiari, i quali – riuscendo a sospendere il giudizio sui comportamenti disadattivi – possono finalmente trovare un nuovo significato alla sofferenza vissuta e una nuova forma di accoglienza per il bisogno presente.

Lungo il corso delle pagine risuonano le voci dei maestri della fenomenologia, da Karl Jaspers a Ludwig Binswanger, fino ad arrivare a Eugène Minkowski, di cui non sono rari i frammenti riportati, i quali si offrono al lettore come una guida solida per la pratica clinica. Lo stesso si può dire dei riferimenti relativi all’antropologia, attraverso i quali è possibile ampliare la visione e considerare in modo meno rigoroso alcuni concetti che si danno per scontati, come quello di “cultura”, di “limite”, di “certezza” e di “crisi”. Il valore di alcune categorie semantiche viene infatti rivisto, ogni volta, in base al percorso di maturazione personale e sempre all’interno di una società che indirizza in un certo modo il fare e il pensare. Ecco che allora la famiglia si rivela il fulcro essenziale della cura, se orientata al fronteggiamento dello spaesamento e del disagio vissuto, e quando accompagnata al processo di individuazione e maturazione del proprio poter essere.

E per finire…

L’orientamento fenomenologico ha portato alla costruzione di una dimensione etica della cura che, con l’opera di Riforma psichiatrica, ha permesso alla nostra società di giungere al suo massimo, con una psichiatria più umana e gentile, come afferma Eugenio Borgna. Ritengo quindi importante la lettura di questo testo da parte degli operatori che vogliano raccogliere la sfida e occuparsi dei bisogni degli adolescenti, riuscendo a fare fronte al bisogno in modo migliore di quanto si stia facendo oggi.  La sofferenza crescente dei giovani e delle loro famiglie, per la quale attualmente le scienze della salute e l’approccio biomedico stanno mostrando la loro fragilità, necessita di un cambiamento nel modo d’essere dell’operatore e nel modo di stare nella cura. Per tale ragione si auspica che testi come questo abbiano un’ampia divulgazione nelle scuole di psicoterapia e nelle accademie dove la preparazione alla professione risente spesso dell’assenza di un approccio umanistico alla cura e della scarsa conoscenza della storia della Riforma e del pensiero fenomenologico che ne è stato alla base.

La Scuola di psicoterapia della Asl Napoli 1, sulla scia dei Maestri del pensiero, ha continuato, a formare giovani psicologi e psichiatri ad un orientamento fenomenologico-esistenziale, senza lasciare il passo alle tecniche, ma offrendo alle nuove generazioni la possibilità di attingere a quella dimensione etica che ha reso l’Italia un modello di cura nel mondo. La speranza per il futuro è che questa realtà possa essere presa a modello e che vi sia una contaminazione positiva in altre scuole sul territorio italiano. La dedica che si legge nelle prime pagine del libro è rivolta alla Sanità Pubblica e ai ragazzi che desiderano ascolto. L’augurio è che la psichiatria e la psicologia possano essere ancora delle scienze umane e gentili al servizio di chi non ce la fa da solo, e questo libro offre indubbiamente una possibilità di continuazione in questa direzione.

Non in ultimo, è doveroso fare i complimenti alla curatrice e ai coautori di questo testo, e a tutti i ragazzi, ragazze e famiglie, veri protagonisti del libro, per il loro impegno e per un evento importante: il libro Per una fenomenologia dell’adolescenza è stato candidato all’edizione 2024 del Premio Zanibelli: la parola che cura.


Fonte: Recensione al libro “Per una fenomenologia dell’adolescenza. L’incontro in psicoterapia e lo spazio del possibile per una pratica dell’aver cura” – Fenomenologia Clinica (wordpress.com)