Alle soglie della pausa estiva, un pensiero e un saluto a un anno che è stato denso di accadimenti e di crescita. 

Vogliamo dire che abbiamo preso consapevolezza che la Piazza è il luogo del nostro incontro. La Piazza ha assunto piano piano un assetto più certo, anche grazie alla nascita dell’associazione del Forum, necessaria per dare forza e corpo alle nostre attività, soprattutto in rapporto con le istituzioni. 

La Piazza, che continuiamo a pensare luogo ricco di possibilità, ha ospitato tante persone, compagni e compagne, amici e amiche, giovani e meno giovani, tutti attenti al significato profondo del nostro agire.

Nel corso dell’anno siamo riusciti a tenere un contatto costante, sia pur da remoto, e speriamo di potere arrivare a incontrarci più spesso da vicino, come è accaduto a Vigheffio. L’ipotesi di un più ampio appuntamento romano a fine anno convince tutti e forse ce la faremo.

Intanto è diventato chiaro che uno degli orizzonti del Forum doveva svilupparsi soprattutto sulla riproposizione dei principi, delle azioni significative, dei passaggi e delle rotture che hanno fatto la nostra storia, e non solo la nostra, a fronte dell’indifferenza, della smemoratezza, del ritorno di parole e culture che abbiamo ritenute a torto superate. Innegabile l’attuale stato dei servizi e delle politiche di salute mentale, che in alcune regioni sono assolutamente incomparabili con l’invocazione al cambiamento degli anni ’70. 

Su queste riflessioni sono nati gli incontri con i/le  giovani colleghe/i  campane/i di “Ponti di vista”:  un tentativo  di formazione sperimentale per riprendere parole che sono state svuotate del loro significato, banalizzate nella ripetizione quotidiana: contenzione, diagnosi, abuso di farmaci, distanza, presenza, territorio, sicurezza, racconti, potere….abbiamo ripensato insieme in alcuni incontri fra esperienza passata e nuove esigenze professionali vissute in una realtà in difficoltà a pensarsi nel domani, troppo ingabbiate nelle continue emergenze dell’oggi. A settembre dopo la positiva sperimentazione riprenderemo.

Il ritorno prepotente del potere delle accademie è un fatto. 

Abbiamo deciso che sarà importante una grande iniziativa che accolga e orienti individui e associazioni, persone con esperienza, a tutti i livelli, per trovare un denominatore comune da contrapporre al quotidiano inarrestabile decadimento delle pratiche sempre più orientate alla sicurezza, alla distanza, alla difesa ( e ora le luminose scelte securitarie dei partiti di governo!). 

Le parole da mettere in campo che più ci convincono attengono alla cura, alla dimensione etica, umana, relazionale, politica e dei diritti… 

Ha iniziato a prendere forma un campagna che su queste basi non poteva che chiamarsi “#180benecomune, l’arte di restare umani”, (suggerimento di Pietro Pellegrini, per il quale non finiremo mai di ringraziarlo).

Una definizione quanto mai pregnante del nostro proposito. Quasi una formula magica… e non appena abbiamo fatto girare in rete queste parole, stupendo anche noi, le adesioni sono state moltissime. La volontà di partecipare, da parte di associazioni, di singoli individui, operatori, familiari, persone con esperienza è stata tale, che neanche noi sappiamo bene quale forma la campagna dovrà assumere.

È stato subito evidente che dire “180” non doveva significare richiamare il passato mitico, l’indiscutibile successo sul piano pratico dei cambiamenti promossi dalla legge,  e men che meno le  memorie dei reduci ma alludere al bisogno   di confronti, incontri, scambi, ricerca insieme delle le radici… e cercare di essere nelle cose: provocare domande, scuotere gli “indifferenti”, far fronte alla smemoratezza. La riforma del Servizio Sanitario Nazionale (e non solo per quel che riguarda la salute mentale) non è stata solo affermare norme, procedure, forme organizzative ma soprattutto invito a operatori, amministratori, decisori politici, a capovolgere il paradigma della cura… 

Al centro non più medici, specialismi e malattia, ma la persona, con la sua storia, la sua soggettività, i suoi bisogni di salute, di cura e di vita..

È questa la scommessa che allora abbiamo pensato possibile e che ha dato forza, entusiasmo e orgoglio ai giovani operatori. Abbiamo vissuto quella legge come avvicinamento  “al sogno di una cosa” . Una scommessa che, era chiaro già allora, tutti i giorni pretende di essere sostenuta nella banale quotidianità, nelle relazioni come “nella scelta di campo”, nelle alleanze, nella vigilanza sulle pratiche, sugli infiniti attentati che quotidianamente minacciano le persone che si trovano a vivere l’esperienza del disturbo mentale e della malattia (il bisogno, la solitudine, il conflitto, la fragilità estrema, il rischio). Bisogna ricominciare a tessere reti, incontrarsi, valorizzare le mille e mille esperienze che riusciamo a scoprire prestando attenzione a quanto accade intorno a noi …

Per sottolineare l’importanza non tanto e non solo delle buone pratiche dei servizi, che pure ci sono, ma soprattutto della partecipazione di gruppi e cittadini, di movimenti che sono nelle cose e che sono in grado di portare esperienze e collegamenti col mondo reale…

Credo che abbiamo cominciato a capire che le voci prepotenti che continuano a dare per sconfitta la stagione del cambiamento vadano ascoltate, per riflettere insieme o per smentire quanto di falso viene propagandato. 

Da tempo i governi che si sono succeduti hanno scelto di non occuparsi della salute mentale. I due disegni di legge (Ddl) presentati in senato da PD e Sinistra, molto simili nella sostanza, hanno avuto il merito di riaccendere una qualche attenzione, circoscrivere un campo di problemi reali e di soluzioni possibili. È di questi giorni la presentazione di un Ddl delle forze di governo… (trovate sul sito del Forum primi commenti di Mezzina e Pellegrini). 

Alla ripresa di settembre troveremo cosa fare!  

È stato bellissimo e incoraggiante vedere la Piazza prendere corpo, il 27 giugno, nell’incontro di Vigheffio, nella fattoria sociale, pensando a Mario Tomassini, come luogo simbolico dove per la prima volta si dimostrò possibile la costruzione di alternative al manicomio. Dove, dobbiamo sottolinearlo, una bella sorpresa è stata la partecipazione del direttore generale dell’Azienda sanitaria di Parma. Abbiamo ascoltato parole che da tempo non sentivamo da un amministratore…

Certo, non c’è stata la conferenza stampa che avevamo pensato, ma si sono incontrate più di 150 persone, c’è stato vivissimo scambio di proposte, progettazione di nuovi incontri per la campagna #180salutementale. Che è la nostra prima risposta a chi vorrebbe ignorare l’importanza della presenza dei soggetti, del territorio, delle relazioni, della convivenza, riportando tutto sul piano della medicalizzazione. 

Dall’incontro di Vigheffio sono venute proposte e adesioni da più parti: un incontro a Gorizia, che l’anno prossimo sarà città della cultura, e un altro incontro è stato proposto dagli amici di Bari, mentre con piacere abbiamo ascoltato la proposta della CNCA (Coordinamento nazionale comunità accoglienti) che dedicherà alla campagna uno spazio nella annuale conferenza del coordinamento. Tra breve la campagna sarà rilanciata a Lecco, in occasione dei 10 anni del Forum di Lecco. Anche la UISP ha offerto collaborazione… Solo per fare alcuni esempi… Le “ragazze” del Forum di Trieste sono riuscite a far incontrare Papa Francesco e Marco Cavallo!! 

Bisognerà fare presto un’agenda dei partecipanti alla campagna, segnalare i nuovi ingressi, organizzare una segreteria più forte, per gestire tutto quello che si sta muovendo. 

Con la ripresa, fra fine agosto e inizio di settembre, dovremo riconvocarci, per definire e programmare impegni e programmi. Sarà un autunno che richiederà tutta la nostra attenzione e il nostro impegno. Con l’augurio di essere ancora in molti…

Un saluto e buon agosto a tutti

Forum Salute Mentale 
Carla Ferrari Aggradi, Daniele Piccione, Peppe Dell’Acqua
Agosto 2024