E un altro passo è fatto. Come annunciato il disegno di legge “Disposizioni in materia di salute mentale” è stato presentato martedì scorso in conferenza stampa alla Camera dei deputati, dagli on. Debora Serracchiani e Filippo Sensi. Certo, è la sua terza riproposizione, la prima nel 2017 (a firma Dirindin e Manconi), la seconda nella precedente legislatura (a firma Carnevali Boldrini) e, guardandosi intorno, con l’aria che tira, chissà quanta strada, ci si potrebbe chiedere, riuscirà a fare… Ma chi ha condiviso e portato avanti negli anni la rivoluzione di Basaglia, non si ferma davanti a nuove sfide…
E intanto, da subito, perché non vederlo, questo ddl studiato per dare attuazione in tutto il territorio nazionale a strumenti adeguati alla concreta applicazione della 180, come base di discussione e ripresa di un lavoro di tessitura e valorizzazione dei diritti che mezzo secolo di psichiatria anti-istituzionale ha consegnato ai “pazienti dei servizi psichiatrici”, oggi così brutalmente messi in discussione e indeboliti dalle politiche sanitarie degli ultimi tempi.
Peppe Dell’Acqua e Carla Ferrari Aggradi si sono fatti portavoce di questo sentire. Accolto con convinzione da Debora Serracchiani e Filippo Sensi, che il ddl hanno presentato decisi a riappropriarsi del tema della salute mentale, anche nell’ambito più generale della sanità.
E ci è piaciuto che il primo punto dell’intervento dell’on. Serracchiani abbia riguardato la necessità di sgombrare il campo dal pregiudizio per cui malattia mentale è pericolosità sociale. Questa pericolosità che è spauracchio per gonfiare le nostre anche irrazionali paure e aprire strade a sempre più illiberali costrizioni ed esclusioni… e non solo in tema di salute mentale.
Non è cosa semplice. E “bisognerà fare un investimento culturale e di risorse”. Insomma, una non semplice inversione di rotta rispetto al pensiero negli ultimi tempi dominante.
“Il senso del ddl che presentiamo? Farne bandiera, manifesto di un movimento che vuole salvaguardare la 180, darle gambe… liberarla dalle macerie dei luoghi comuni che vogliono soffocarla”, le parole di Peppe Dell’Acqua che, tanto per cominciare, ci invita a considerare la spietata medicalizzazione che si sta costruendo intorno agli adolescenti, “ragazzi che in realtà cercano di trovare la loro strada affrontando sentieri impervi e pietrosi… e lasciateli crescere…”
Mentre abbiamo dimenticato che chiunque può stare bene: “Vorrei che la parola guarigione fosse sempre presente”.
L’invito è a mettersi in gioco fino in fondo. Ne fa fede l’intervento di Carla Ferrari Aggradi, la sua passione nel chiedere di riprendere a “tessere la tela”, nel denunciare lo scandalo di quanto accaduto nelle università, dove la cultura che sottende la 180, tutto quello che in quello spirito è stato fatto, è stato cancellato. “Dobbiamo ritornare a parlare della vita delle persone, dei diritti, di prevenzione, dobbiamo costruire servizi di prossimità… contro le privatizzazioni (ma sapevate della nascita dei pronto-soccorsi privati?! A cominciare dalla Lombardia), contro le contenzioni (che di contenzione si muore) in questo sistema dove la violenza è a tutto tondo”. Sguardo ampio, il suo. “Dobbiamo occuparci della salute della Terra!”. E come non essere d’accordo con lei…
A rincarare la dose, non usa mezzi termini Maria Grazia Giannichedda, anche lei da tempo a denunciare il sopravvento della psichiatria violenta, il servizio pubblico definanziato, la cultura della malattia, che ci induce ad “acquistare sul mercato la merce salute”.
Un bel mercato, ha sottolineato Dell’Acqua, da far gola a troppi, in un paese dove fra l’altro circa mezzo milione di persone sono istituzionalizzate: fra persone che invecchiano, detenuti, persone con disabilità, bambini e ragazzi che provengono da situazioni difficili, migranti, e un numero preoccupante di persone con disturbo mentale definiti inguaribili in cosiddette strutture residenziali che hanno alla lunga riprodotto atmosfere manicomiali, e cui quando veniamo a saperne ci stupiamo…
Contro la cultura della malattia, dunque, con uno sguardo ampio che ridia il senso della vita, come ha detto Massimo Magnano, di Sant’Egidio che questa battaglia condivide e affianca.
Cosa si vuole sia da subito, dunque, il ddl presentato. Un manifesto che tenga insieme in molti, tutti quelli che nella complessità della persona credono, fuori dai dibattiti ideologici, intorno alla cura delle persone.
E non sono solo parole. Peppe dell’Acqua ha ricordato l’ultimo presidio che si è tenuto al centro di salute mentale di Barcola, a Trieste, contro discutibili aspetti della gestione del Centro, e più in generale contro l’impoverimento dei servizi sanitari… Che non sono solo parole, ma significa mettersi in gioco ogni giorno, oltre che col proprio sapere, con il proprio corpo…