Roma, 19 dic. (Adnkronos) – La vicenda dell’aggressione al premier Silvio Berlusconi da parte di Massimo Tartaglia “si sta abbattendo come una catastrofe sui pazienti in cura nei centri di salute mentale, turbandoli, disorientandoli e facendoli sentire perseguitati dalla fantasia di una grande punizione”. E il caso e’ sempre piu’ ‘presente’ durante le sedute di cura. E’ la denuncia di un gruppo di operatori del Dipartimento di Salute mentale del XV municipio di Roma, convinti che sul gesto di Tartaglia si siano fatte troppe speculazioni politiche, sia stata criminalizzata la malattia mentale e l’aggressore sia stato trattato come un ‘terrorista’ o ‘il braccio armato di un mandante’, senza mai parlare della malattia mentale.

“E’ superfluo sottolineare come quel gesto sia esecrabile, ma quello che piu’ inquieta e’ che, in un Paese dominato dalla logica dello scontro per il potere – sostengono – Tartaglia che si e’ autodefinito ‘un nessuno’, possa diventare uno strumento senza anima e senza persona, insomma un pazzo senza follia. Come operatori della Salute mentale – aggiungono – non possiamo rimanere muti e accettare l’assoluto silenzio nei confronti della sofferenza mentale. Tartaglia e’ in carcere, privato della sua storia, ignaro forse di essere incluso nelle ‘bande matte’ o nelle tante amicizie virtuali, lasciato solo con la sua paura”. Ed e’ proprio su questa paura che gli opertori vogliono richiamare l’attenzione. I pazienti infatti – raccontano – si sentono ora perseguitati e portano il loro profondo turbamento nelle stanze della terapia.

Tutto cio’ – secondo gli esperti – e’ dovuto al fatto che nessuno, in questi giorni, ha parlato della malattia mentale, “sulla quale dobbiamo essere non indulgenti, ma umani e professionali, attenti alle storie e ai contesti che determinano queste vicende. Cio’ – concludono – porterebbe a non dimenticare la violenza ma a ritrovare un senso per quel gesto senza facili scorciatoie, a rimettere insomma ‘la cura’ al centro dei nostri discorsi”.

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