2.Il cantiere di lavoro per tracciare una via d’uscita
La fine del governo Draghi azzera questo percorso, per altro mai è approdato a una discussione di commissione, pubblichiamo questi interventi con la convinzione che nondimeno in un momento di estremo rischio per i diritti delle persone più fragili, per le crescenti diseguaglianze sociali e per l’evidente disinvestimento delle politiche regionali e governative, questo testo può diventare una piattaforma per discutere con i programmi dei i partiti politici che partecipano alla campagna elettorale per la formazione del nuovo parlamento.
Intervento di ROBERTO MEZZINA (Trieste)
Un’ampia introduzione che riassume il punto in cui la riforma, partita con la legge 180, si è collocata. Il disegno di legge fissa i principi generali e si radica soprattutto in due documenti di livello internazionale: il primo è il piano d’azione sulla salute mentale dell’OMS che stabilisce una serie di principi congruenti con quello che è l’aspetto della nostra legislazione e il secondo è la convenzione sui diritti delle persone con disabilità dell’ONU.
Fa anche riferimento, in una parte specifica, all’ultimo atto legislativo di rilievo in Italia intorno alla questione psichiatrica e cioè la legge 81 del 2014, detta impropriamente legge delle REMS. Viene toccato in maniera consistente anche il tema della promozione della salute mentale e della prevenzione. Fissa una nuova articolazione per livelli di complessità dei cosiddetti livelli essenziali di assistenza.
Lo strumento attraverso cui questo articolato si declinerà è la realizzazione di un nuovo piano nazionale per la salute mentale che individua degli obiettivi specifici rispetto a tutto quanto viene illustrato. La legge fissa il quadro generale e al piano nazionale viene rimandato il dettaglio delle politiche per la realizzazione degli obiettivi fissati dalla legge. Il piano nazionale agisce attraverso due organismi: l’Osservatorio nazionale della salute mentale che avrà un compito soprattutto di monitoraggio dell’andamento della legge e la Consulta per la salute mentale che comprende tutti i soggetti politici che intervengono nel campo. Vengono poi descritti e definiti i servizi già presenti della legge del 99. Molto importante l’articolo che specifica i compiti da seguire nell’urgenza e nell’emergenza. C’è anche un’attenta focalizzazione sul Tso con la nomina di un garante alla persona. Si affronta la questione dell’integrazione socio sanitaria che i servizi devono garantire in collegamento con i servizi sociali e le istanze del territorio. Il budget di salute e gli strumenti ulteriori vengono di volta in volta come dispositivi indispensabili per la realizzazione di servizi e percorsi di cura, di riabilitazione e di emancipazione.
Questi direi che sono i punti più rilevanti: la realizzazione di un piano con degli aspetti molto ben definiti, la presenza di organi di controllo, di monitoraggio e quindi la realizzazione di politiche, la focalizzazione su alcuni nodi che la legge 180 non aveva previsto anche perché erano in quel momento non alla portata dei servizi: integrazione sociosanitaria, rapporto con la giustizia, la promozione e prevenzione della salute e naturalmente la prevenzione della contenzione e delle pratiche restrittive.
Da qui si entra nel merito del rapporto tra psichiatria e giustizia e lascerei quindi a Daniele Piccione la parola.