di Luigi Benevelli 

A colpire Silvio Berlusconi è stata una persona affetta da un disturbo psichico, pare seguita dai servizi di salute mentale del Policlinico di Milano. Questa sua condizione è stata sottolineata e rimandata da subito e con enfasi da tutti i mezzi di comunicazione, quasi aiutasse a spiegare meglio quanto accaduto.
Vale la pena di chiedersi cosa si voglia dire rimarcando con tanta forza una tale notizia.

Una delle possibili risposte è che un gesto come quello compiuto dal signor Tartaglia avrebbe potuto essere pensato e commesso solo da una persona con disturbi psichici, un “matto”, con la conseguenza implicita che il comportamento del signor Tartaglia può rientrare solo in quelli della patologia mentale.

Ma se è vero, come molti scrivono, che è (stata) in atto una campagna di odio contro il primo ministro, si può affermare che atteggiamenti ostili verso la persona dello stesso siano (stati) assai diffusi, tanto che adesso c’è chi pensa di oscurare/censurare i siti dove si esalta la violenza contro Berlusconi e si dà solidarietà al signor Tartaglia. Pertanto quello del signor Tartaglia non costituirebbe né un caso né un modo di pensare ed agire isolati. Ma ciò contrasterebbe con la considerazione che, per definizione, i “matti” dovrebbero essere persone eccentriche, strane, ben distinguibili da quelle “normali”.

Resta allora il fatto il signor Tartaglia ha commesso un reato odioso, forse con premeditazione, e che, al di là del suo disturbo mentale, ne dovrà rispondere di persona, senza scuse o attenuanti.

Ricordiamoci che in nome della follia si è cercato spesso di dare spiegazioni a crimini commessi in nome delle ideologie e della politica: un esempio di scuola è quello della “follia hitleriana” che invece fu un massacro di massa condotto da una macchina burocratica straordinariamente e tragicamente efficiente, cui parteciparono milioni di persone brave, disciplinate, assolutamente “normali”.

Il pregiudizio verso le persone che portano un disturbo mentale è duro a morire.

 

 

4 Comments

  1. Caro Benevelli,
    non vi è dubbio che stiamo vivendo un periodo di contrapposizioni esasperate, a mio avviso sterili, da parte degli opposti schieramenti politici.
    Lo dimostra la strumentalizzazione dell’atto compiuto dal sig.Tartaglia: da una parte viene usato come prova della campagna persecutoria messa in atto dalla sinistra, dall’altra si evocano gli spettri della dittatura hitleriana pavesando la possibilità che l’accaduto possa essere strumentalizzato al fine di mettere in atto restrizioni alla libertà dei cittadini.
    A secondo di quello che si vuole dimostrare Tartaglia è descritto un malato di mente in balia dei demoni dalla sinistra o uno psicopatico strumentalizzato dalla destra.
    Io ho la sensazione che il sig. Tartaglia sia una persona da anni sofferente con limitate capacità decisionali e che un simile fatto sarebbe potuto accadere indipendentemente dal “clima” in atto.
    Mi meraviglio però che nessuno s’interroghi, come sempre succede in queste situazioni, sul come e se il sig. Tartaglia fosse assistito adeguatamente dai servizi di salute mentale.
    Alla fine si tende solo a strumentalizzare i fatti con finalità politiche.
    Nel frattempo il sig. Tartaglia è trattenuto a San Vittore ed è facile immaginare l’effetto devastante che avrà questa esperienza sul decorso della sua malattia e il padre viene tritato dai mass media che propongono quotidianamente morbosi primi piani del poveretto o del suo citofono.

    Fabrizio C. Sebregondi

  2. I contestatori e i violenti, sono tutti matti, perciò i matti sono tutti contestatori e violenti.Ma sappiamo che i sillogismi non rappresentano la realtà nè la verità, questa logica può invece ,facilmente, far leva sulle persone poco libere e autonome nel proprio pensiero. Rischia di restare vuota retorica ,dichiararsi contro un gesto violento senza capirne i motivi. Siamo tutti per la pace, ma è necessario fare la guerra per avere la pace, dicono in coro i “grandi della terra”. Il dolore per un gesto violento,non ci mette al riparo dalla violenza di chi chessia,come la condanna per l’aggressione al capo del governo attuale, non ci mette automaticamente dalla parte dei buoni. Sono le azioni quotidiane ,le scelte politiche e la capacità di togliersi per dare che ci mette nella condizione di creare buoni e concrete azioni di non violenza. Io credo che dovremmo guardare al gesto di Massimo Tartaglia come ad una reazione verso quanti si stanno arrogando il diritto di essere i portatori sani della VERITA’ e padroni anche delle parole che la mistificano. Puoi portare via tutto agli esseri umani ma, non puoi portare via loro la dignità del vero che è reale. Massimo Tartaglia mi fa venire in mente la favola del re nudo; solo un bambino (nell’accezzione più bella) ha il coraggio di dire a voce alta che il re è nudo. A me hanno insegnato che più si è grandi più si è responsabili di quel che si fa e si dice e che bisogna rispettare quanti non la pensano come te. Questa semplice regola familiare di buona educazione, in particolare in questi due anni circa, sembra capovolta completamente , ci voleva il gesto di un matto per metterla in evidenza in tutta la sua drammaticità .
    Negli occhi dei due protagonisti di questa triste storia, lo stupore , lo sgomento e la sorpresa di essersi trovati uno difronte all’altro ,di aver fermato, per un momento il tempo irreale ,illusorio e scenico per piombare ,nello spazio di un gesto ,tutti, difronte alla responsabilità dei propri pensieri e azioni reali. Sono d’accordo con l’intervento precedente al mio e credo sia necessario vegliare, nei modi possibili, su come proseguirà la vita giuridica e sanitaria di Massimo Tartaglia.

  3. Michela

    Il pregiudizio
    E’ difficile attenuare o spegnere il pregiudizio, specie se si tratta di persone che hanno o hanno avuto, problemi di salute mentale. La lista dei “diversi” da proscrivere sarebbe troppo lunga. Nella vicenda che ha visto coinvolto il presidente del Consiglio, atto sicuramente violento, il responsabile, il signor Tartaglia, ne risponderà. Come tutti i cittadini. In questo caso pesa l’affermazione che la giustizia è uguale per tutti. Deve valere, però, per sempre e per tutti. Senza distinzione alcuna.
    Mi chiedo però, se al di là dell’episodio accaduto, non si sia perpetrata un’altra azione violenta, certo non meno violenta: la messa in atto di una caccia alle streghe fondata sul pregiudizio che azioni violente, possano essere compiute solo da persone in cura dai servizi di salute mentale. Intanto di Tartaglia, sappiamo tutto. Si è saputo di lui tutto in un giro di pochissimi minuti: il “solito insano” in cura.. che ha sfregiato il volto del presidente del Consiglio. Quanto peserà sul percorso di vita del signor Tartaglia una simile “pubblicizzazione?”
    Io penso che la divinizzazione eccesiva di un personaggio quando questo subisce aggressività fisiche, fa scatenare e tirar fuori pensieri distruttivi, sentimenti di rabbia e di odio, da parte degli idolatri, non più mediati dalla ratio. Tanto da far dire ad alcuni: datecelo a noi, ci pensiamo noi, ….mentre gli agenti della polizia nella ressa, subito dopo l’accaduto, cercavano di proteggere il signor Tartaglia dalla folla, in balia di sintomi di follia……
    In ogni modo il caso Tartaglia è stato e viene trattato da quasi tutta la stampa, come un pazzo, uno scemo, un fuori di testa, uno da legare, uno squinternato, un folle e così via. Al di là delle speculazioni politiche, personalmente sono stato colpito da commenti e parole sprezzanti, non sufficientemente pensate da molta stampa, anche da quella che sento più affine.. Indice di una corsa al distinguersi e da distinguersi dai “matti”. Insomma la sola trita minestra del pregiudizio e dello stigma. Si è mai sentito parlare su mass media di cose che fanno e fanno bene per se e per altri, i cosiddetti “fuori di testa? E poi forse non sarebbe tempo di pensare e chiedersi a proposito di violenza; qual è la differenza di chi commette una aggressione fisica, ovvio deprecabile, e chi attraverso parole, atti, comportamenti non sempre all’insegna dell’amore, instilla verso altri, magari suo malgrado, sentimenti talvolta di impotenza, talune altre volte di senso di ingiustizia e di sopraffazione? Si, la ragione e il buon senso devono sempre prevalere. Ma ahimè, l’argine è strapieno. Tutto quello che trasporta dove andrà a posarsi? E soprattutto, quali saranno i danni e verso chi?
    Quello che non si può accettare è che l’episodio di Milano ha messo in luce, ammesso che ce ne sarebbe stato bisogno, una terribile ignoranza, una canea, una superficialità, un disprezzo verso persone le cui condizioni esistenziali e mentali non reggono al dispiegarsi del consumo della vita, ormai mercificata e denigrata. L’apparire pur di apparire, a ogni costo, solo così si riesce ritagliarsi un frammento di identità. Su questa rappresentazione onnivora di tv e mass media, cadono, scivolano, si espongono i più fragili, i più indifesi, i più sensibili alle intemperie quotidiane..
    Andrea Meluso

  4. Leda Cossu

    Passare la vita ad accendere gli animi non fa bene alla salute di nessuno e prima o poi qualche effetto collaterale succede. Non solo a Berlusconi, senza sminuire nulla.
    Se una cosa che non va bene è prendersi troppo sul serio e questo Berlusconi lo pratica ogni giorno, scherzare su tutto, fa corna, definisce Komunisti con la kappa gli ultimi tre capi di Stato… posso scherzarci un po’ su come sempre ha fatto il popolino senza essere definita terrorista?
    Ho quindi sorriso quando la commessa del negozio mi ha chiesto “Avrà portato la formichina il regalo per i due dentini caduti di Berlusconi?” Ed ho risposto: Chissà quale sarà stato il suo desiderio, di solito ai bambini basta un soldino.. a chi si identifica con Dio quanti soldini ci vorranno? Ma se scherziamo persino con i ns cari più cari quando cadono, perdono, sono afflitti in qualche modo perché non potremmo farlo con chiunque, fors’anche il Capo del Governo, dello Stato? L’unico da non nominare invano sarebbe Dio… c’è appunto una crisi di identità, forse il problema nasce quì. Ovviamente senza sminuire nulla. Un cordiale saluto, Leda

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