Promoting health equity through social capital in deprived communities: a natural policy experiment in Trieste, Italy
Di Roberto Di Monaco, Silvia Pilutti, Angelo d’Errico e Giuseppe Costa
Abstract
A Trieste l’innovativo progetto socio-sanitario delle Microaree è stato un esperimento naturale che ha permesso di valutare empiricamente i meccanismi attraverso cui il capitale sociale può avere un impatto sulle disuguaglianze in tema di salute. Ad oggi, la letteratura che chiarisce questa catena causale è scarsa. Questo studio empirico ha verificato le seguenti ipotesi:
H1) pratiche socio-sanitarie innovative possono attivare intenzionalmente e sistematicamente meccanismi sociali in modo da generare capitale sociale;
H2) tali meccanismi sociali aumentano le proprietà specifiche del capitale sociale, in particolare quelle che influenzano le relazioni degli individui più vulnerabili;
H3) investire in queste proprietà può migliorare le capacità e, di conseguenza, il controllo sulla salute degli individui più vulnerabili.
Lo studio è stato condotto nel biennio 2016-2018 e ha utilizzato metodi sia qualitativi che quantitativi. La parte qualitativa ha indagato l’esperienza sul campo del progetto Microaree attraverso interviste, focus group e workshop con professionisti del progetto. La parte quantitativa ha valutato l’effetto che il progetto Microaree potrebbe avere su queste proprietà e la capacità di affrontare i rischi per la salute di individui più vulnerabili. Tre campioni, composto ciascuno da 200 individui residenti nelle aree target e nelle aree di controllo, sono stati intervistati utilizzando un questionario semi-strutturato. Un campione di controllo è stato abbinato ai 200 soggetti trattati utilizzando un Propensity Score Matching.
I risultati dello studio suggeriscono che l’intervento del progetto Microaree ha stimolato lo sviluppo di empowerment, collaborazione e interdipendenza tra le persone vulnerabili. Ciò ha prodotto un aumento del loro capitale sociale sotto diversi aspetti, tra cui una maggiore fiducia, estensione e partecipazione della rete, cooperazione e aiuto reciproco con i vicini, oltre a migliorare il loro giudizio su qualità, tempistica ed efficacia dell’aiuto ricevuto da istituzioni, parenti o amici. Questi risultati dimostrano che le relazioni socialmente condivise possono creare modelli locali innovativi di un sistema di welfare generativo universalistico, che sarebbe sia inclusivo sia in grado di migliorare le capacità individuali. I modelli analizzati potrebbero essere diffusi e trasferiti anche in altri contesti.