[Illustrazione di elle.sorridente]
di Agnese Baini
Idee di cui non sentivamo il bisogno
_Oops, I did it again_
Ci siete cascati ancora: volevate creare un nuovo luogo di reclusione di cui non sentivamo il bisogno. Questa pandemia sembrava già giustificare azioni ingiustificabili (come spostare persone con Covid-19 dentro le residenze per gli anziani – vedi qua) ma siete riusciti a pensarne una ancora più grossa. Mi sto riferendo alla crudele idea di spostare le persone ammalate dalle case di riposo, ormai inesorabilmente infette, su una nave da crociera[1]. La nave dei vecchi, la nave covid, la nave ospedale…la nave dei folli. Ma per chi non fosse aggiornato sull’ultima moda in fatto di istituzioni totali, faccio un breve recap.
Perché non una nave?
_The oar snaps in his hand / Before he reaches dry land_
Il 17 aprile l’assessore alla salute, politiche sociali e disabilità, cooperazione sociale e terzo settore della regione Friuli-Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, ha un’illuminazione: se nelle case di riposo di Trieste (94 strutture, per 3821 ospiti) non si riesce più a fermare il contagio e la situazione è fuori controllo tanto da avere evacuato un’intera struttura allora perché non mettiamo tutte le persone contagiate dentro una nave che prendiamo in affitto per 1.200.000 € al mese? Sembrava un’idea così geniale, peccato che l’assessore sembrava essersi dimenticato della storia della regione che si trova a governare: dove sono stati chiusi per la prima volta in Italia i manicomi e dove è partito un processo importante di deistituzionalizzazione per ridare dignità alle persone con disturbi e malattie mentali. Un piccolo passo per Trieste, Franco Basaglia e la sua équipe e un grande passo per tutta l’Italia. Stiamo festeggiando proprio in questi giorni l’anniversario della legge 180/1978 che ha sancito che tutti i manicomi dovevano chiudere e nessun manicomio doveva mai più aprire.
L’assessore sembra poi cambiare idea, i permessi non arrivano, chi sta in alto sembra non aver mai approvato, non si sa bene perché tutti quei soldi…insomma, non si capisce bene ma per ora è tutto fermo (aspettiamo comunque ancora la conferma dal governatore della regione Massimiliano Fedriga). Non si sono però fermati i battibecchi tra l’assessore, il governatore, il governo con la prefettura, l’opposizione, la protezione civile, l’azienda sanitaria, la capitaneria di porto e chi più ne ha più ne metta. Eppure qualcuno deve averla pensata e deve averla approvata.
Il traghetto prescelto, “Allegra” del gruppo Msc Crociere, è ormeggiato attualmente nel porto di Napoli, mentre sta subendo un restyle per diventare residenza per anziani. Forse è vero che l’impossibile diventa possibile! Pure un traghetto può avere una nuova vita. Prima di tutto sono state messe delle telecamere in ogni cabina, anche se poi le cabine a quanto pare non sono grandi abbastanza per dare assistenza su tutti e quattro i lati del letto, non sono accessibili per chi sta su una sedia a ruote e che comunque non potrebbe lavarsi perché non si possono rendere le docce assistite.
E mentre tutti litigano, a Trieste sono già morte 150 persone dentro le case di riposo e ce ne sono almeno altre 300 contagiate che dovrebbero essere messe in isolamento ma, ahinoi, sono lì dove erano prima – non che quel lì sia meglio di una nave.
Ci casco anche io: stultifera navis
_Folle, folle, folle idea, di averti qui_
C’è un paragone che viene subito in mente: la nave dei folli, la stultifera navis, di cui parla Michel Foucault nel primo capitolo del suo Storia della follia nell’età classica:
«Da un lato non bisogna contestare la sua efficacia pratica: affidare il folle ai marinai significa evitare certamente che si aggiri senza meta sotto le mura della città, assicurarsi che andrà lontano, renderlo prigioniero della sua stessa partenza. Ma a tutto questo l’acqua aggiunge la massa oscura dei suoi valori particolari; essa porta via, ma fa ancor più: essa purifica; e inoltre la navigazione abbandona l’uomo all’incertezza della sorte; là ognuno è affidato al suo destino, ogni imbarco è potenzialmente l’ultimo»[2]
Una nave, che va di città in città a raccattare «quelle sorelle e quei fratelli scomodi»[3]. Persone che non hanno patria e non hanno cittadinanza e quindi non hanno diritti. La nave dei folli è un luogo pensato proprio per tenere lontano la malattia, quella giudicata inguaribile. Non si viene mandati sulla nave dei folli per guarire, ma per morire. E così facendo la città viene sanificata e ripulita. Può finalmente tornare il quieto vivere! Non è qualcosa di molto diverso da quello che chi ci governa voleva fare.
Davvero non capisco
_Quello che si dirà, si dirà / Quello che si dirà, passerà_
Non capisco, provo davvero a pensarci, quale sadico piacere potete provare nel voler segregare delle persone. Mi sono arrabbiata a inizio quarantena e mi arrabbio ancora di più: come è possibile dimenticarsi che si sta parlando di persone? Di persone che hanno bisogno di cure e di attenzioni e ne hanno tanto bisogno perché tante sono le loro vulnerabilità. Peppe Dell’Acqua una volta mi ha detto che dovremmo smetterla di parlare di anziani, è degradante, sono delle persone che invecchiano. Forse se proviamo a fare questo piccolo esercizio, ricordandoci delle persone prima ancora dell’etichetta di vecchi, non cadiamo di nuovo negli stessi errori del passato, quello di creare istituzioni di reclusione.
Mi torna in mente un episodio: a settembre, con mia madre, sono stata all’Alzheimer Fest; per me era la prima volta. Per tre giorni sono stata in un posto tutto pensato per essere accessibile a persone con l’Alzheimer. Mi torna in mente perché, se ci sforzassimo, potremmo pure pensarlo un mondo a misura di persone che invecchiano. Questo sarebbe invece un grande esercizio, perché quando inizierò a invecchiare (scusate, mi sento ancora giovane e ingenua) non vorrò essere spostata in un luogo di reclusione in mezzo al mare perché vecchia e malata, ma salirò su quella nave da sola perché avrò voglia di andare in vacanza.
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L’idea iniziale era di partire con una delle più famose citazioni di Britney Spears, «ops, I did it again», ma poi mi sono fatta prendere la mano e mi sono pure divertita a creare questa improbabile playlist di sottotitoli: (1) Britney Spears, Oops!…I Did It Again, 2004 (2) Madness, Night Boat to Cairo, 1979 (3) Patty Pravo, Pazza idea, 1973 (4) La rappresentate di lista, Alibi, 2018
[1] Per fortuna l’idea non è andata in porto e sembra che il pericolo sia per ora scongiurato.
[2] Michel Foucault, Storia della follia nell’età classica, Milano, Rizzoli, 1998, p. 32.
[3] Giovanna Del Giudice, La nave dei vecchi. Testo disponibile online: www.ediesseonline.it/wp-content/uploads/2020/05/La-nave-dei-vecchi_DEL-GIUDICE.pdf