Di Paola Grifo
Quanto abbiamo sciupato e lasciato inaridire la ricchezza di ciò che Basaglia ha lasciato al nostro Paese, e all’umano in generale…
Scusate gente, oggi sono triste, parlo da un luogo vuoto della riabilitazione psichiatrica, che un tempo era pieno di relazioni e azioni, magari sgangherate, ma sempre vitali. Ora tanti sono chiusi in casa, possono incontrarsi solo a orari stabiliti, all’interno di una rigida organizzazione che nulla lascia al caso, all’accidente. E altri sono sigillati in comunità che, per preservarsi dal contagio, sono ormai da mesi dei luoghi impermeabili, ove i permessi a casa sono sospesi, le uscite limitatissime, tutto si gioca nelle quattro mura. Le mura. Diventano ogni giorno più spese, quelle di casa come quelle delle comunità. Sembra essersi persa, spero solo temporaneamente, quella funzione di soglia, di spazio intermedio, né dentro né fuori, che erano i luoghi della cura psichiatrica.
Ciao Basaglia. Rimandaci il cavallo azzurro, per farci correre avanti, che questo virus sta riportandoci indietro, in compagnia di vecchi virus custodialisti che speravamo (quasi) sconfitti, e che mi pare di veder riapparire in controluce, in nome dell’emergenza.