[articolo uscito su unimondo.org]
«Dedico il premio a tutti gli storti, gli sbagliati, gli emarginati e i fuori casta, e ad Antonio Ligabue, alla grande lezione che ci ha dato, che è ancora con noi, che quello che facciamo in vita rimane».
Sono state queste le parole di Elio Germano, fresco vincitore del premio come migliore attore al Festival del cinema di Berlino per il ruolo di Ligabue nel film Volevo nascondermi di Giorgio Diritti. La vita di questo geniale pittore e scultore soprannominato Al màt, morto nel 1965 dopo numerosi ricoveri in ospedali psichiatrici, è un ottimo spunto per ricordarci come ancora oggi i disturbi mentali rappresentino una delle maggiori sfide per la sanità pubblica del vecchio continente, visto che colpiscono oltre un terzo della popolazione europea, costituiscono la quinta malattia non trasmissibile più comune in Europa e rappresentano il 22,4% delle disabilità. I costi umani in termini di sofferenza sono incalcolabili, quelli economici, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Osce), hanno superato i 600 miliardi di euro annui in tutta Europa, cifra pari al 4% del PIL europeo. In Italia, sebbene il 16,9% della popolazione soffra di disturbi mentali e circa 3 persone ogni 100.000 abitanti muoiano ogni anno per tali cause, solo il 3,5 per cento del totale della spesa sanitaria pubblica è destinato alla cura della salute mentale.
Un problema di dimensioni sempre maggiori e davanti al quale nel 2017 è nata l’iniziativa Headway 2020, che ha sviluppato una piattaforma multidisciplinare per mettere a confronto le diverse esperienze europee relative alla salute mentale. Promossa e sviluppata da The European House – Ambrosetti in partnership con l’azienda farmaceutica italiana Angelini, grazie al contributo di esperti internazionali e nazionali, l’iniziativa ha elaborato alcune importanti proposte e una lista di azioni prioritarie da presentare alla politica per costruire una «nuova roadmap per la salute mentale» in Europa. Con attività volte a condividere le migliori pratiche tra i paesi europei e sensibilizzare istituzioni e comunità ad agire a favore di iniziative in materia di salute mentale, in Italia il gruppo di lavoro di Headway 2020 ha elaborato raccomandazioni specifiche che includono la necessità di varare una nuova strategia nazionale attraverso un Nuovo Piano di salute mentale «capace di migliorare la qualità della vita delle persone affette da problemi di salute mentale e promuovere la loro inclusione sociale attraverso campagne nazionali di comunicazione ed un più ampio accesso al supporto psicologico». Altre misure importanti a livello nazionale prevedono «la necessità di uniformare le differenze regionali; aggiornare la formazione degli psichiatri; fornire corsi di formazione specialistica per gli operatori nel campo della salute mentale; studiare interventi integrati e personalizzati per ridurre il numero di ricadute e ricoveri ospedalieri e aumentare l’incidenza dei casi di diagnosi precoce».
Per Silvana Galderisi, Presidente dell’Associazione Europea di Psichiatria (EPA) «nel 75% dei casi, i disturbi mentali esordiscono in giovane età, prima dei 24 anni. Se il disturbo non viene riconosciuto e curato precocemente il rischio di cronicizzazione è elevato. Per rispondere a tale bisogno è necessario disporre di risorse umane ed economiche adeguate che consentano l’implementazione su larga scala di servizi per la diagnosi e l’intervento precoce e la disseminazione dei modelli di intervento più efficaci». Per questo il gruppo di lavoro Headway 2020 cerca di condividere risorse, conoscenze e know-how per prevenire, diagnosticare, gestire e trovare soluzioni che riducano l’incidenza dei disturbi mentali. Un piano coerente con i programmi, le attività e le strategie di governi e organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e i Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite. Secondo Pierluigi Antonelli, CEO di Angelini Pharma, «la salute mentale rappresenta ancora, purtroppo, un’area terapeutica negletta, e il lavoro da fare si prospetta lungo. […] Siamo orgogliosi dell’interesse e dell’entusiasmo che il progetto ha suscitato in tutti i partecipanti e crediamo fermamente che, lavorando fianco a fianco, potremo raggiungere il nostro obiettivo prestando il necessario aiuto ai pazienti affetti da disturbi tanto invalidanti». I segnali positivi del resto non mancano, anche in Italia.
Il lavoro di Headway 2020, infatti, ha fatto emergere numerose buone pratiche a livello locale, presenti nel Belpaese, dalle esperienze del Friuli Venezia Giulia, dove si è avviato il processo di riforma della Psichiatria con la Legge Basaglia del 1978, a realtà come il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche della AUSL di Modena dove si attua il modello recovery, in cui tutte le attività sono orientate all’inclusione sociale e alla partecipazione attiva di utenti e familiari. Ogni anno inoltre il Dipartimento, in collaborazione con l’associazionismo di utenti e familiari, la Regione Emilia Romagna, il Comune di Modena e gli altri Comuni della provincia realizza Màt, la manifestazione che coinvolge operatori, utenti, familiari, volontari, cooperatori, e cittadinanza. La manifestazione si occupa di promuovere i temi della salute mentale in una prospettiva comunitaria, per riflettere sulle attività in corso e confrontarsi sui bisogni emergenti di una realtà sociale ed economica in rapida evoluzione. Anche il Progetto Itaca, nato a Milano nel 1999 da un’esperienza di volontariato, è un’esperienza esemplare che oggi opera in diverse città italiane secondo il modello Clubhouse, elaborato da Clubhouse International, organismo che coordina più di 300 centri in tutto il mondo, di cui più di 70 in Europa. In queste strutture non sanitarie i soci si impegnano nello sviluppo di capacità sociali e abilità specifiche al fine di accrescere l’autonomia della persona e, quando possibile, affrontare un lavoro in azienda. Un’iniziativa che è supportata dall’Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale (UNASAM) che a livello nazionale sollecita l’attuazione di piani di intervento per la realizzazione dei servizi territoriali di salute mentale e fornisce supporto ai familiari e pazienti. Per tutti «gli storti, gli sbagliati, gli emarginati e i fuori casta» e per chi crede che non ci sia salute senza salute mentale, non mancano gli esempi di buone pratiche!