Il modello dei servizi di salute mentale di Trieste come fonte d’ispirazione per una riforma della psichiatria in Francia: è quanto emerso dalla giornata di presentazione dei due rapporti della Commissione Affari Sociali del parlamento transalpino che si è tenuta nei giorni scorsi all’Assemblée Nationale di Parigi e a cui è stato invitato un rappresentante del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste.
Tre deputati della stessa commissione – di cui due psichiatri, Martine Wonner e Brahim Hammouche e un’operatrice sociosanitaria, Caroline Fiat – sono stati ricevuti nel mese di luglio scorso a Trieste per conoscere la nostra organizzazione dei servizi territoriali e l’articolazione delle sue attività: tale visita, come si legge nella richiesta pervenuta, è motivata dal fatto che «l’organizzazione italiana della psichiatria è una questione che interessa i deputati francesi al più alto livello, tenuto conto dell’evoluzione considerevole che il sistema ha conosciuto a partire dalla fine degli anni settanta. Da questo punto di vista la scelta di Trieste come destinazione di questa visita si è imposta con evidenza».
Per la prima volta in Francia, paese dalla lunga tradizione psichiatrica, si riconosce che il nostro modello dei servizi di salute mentale è quello che meglio può rispondere alle esigenze di riforma di una psichiatria che versa in uno stato di profonda crisi, «sul bordo dell’implosione» come titola allarmato il quotidiano Le Monde in un articolo dello scorso 19 settembre.
Le cause sono molteplici: ineguale accesso alle cure, mancato rispetto dei diritti delle persone sofferenti, sproporzione nella distribuzione dei curanti e loro crescente demotivazione, ritardo nella presa in carico per la presenza di lunghe liste d’attesa (fino a tre mesi per una prima valutazione), affollamento dei reparti di urgenza a fronte comunque di un elevato numero di letti in ospedale psichiatrico, incremento di ricoveri di lunga durata e senza il consenso della persona, aumento della spesa che sfiora i 23 miliardi di euro all’anno, superando di gran lunga quelli per le patologie oncologiche e cardiovascolari.
I rapporti del parlamento francese, elaborati dopo un ciclo di venti audizioni con personale sanitario, utenti, direttori d’ospedale, sindacati, amministrazioni pubbliche e numerose visite presso strutture psichiatriche e servizi di salute mentale in Francia e all’estero, sono stati al centro di un dibattito nel corso del convegno internazionale Good practice services: promoting human rights e recovery in mental health da poco conclusosi a Trieste. Ne hanno discusso il dottor Mario Colucci, psichiatra del locale dipartimento di salute mentale, e Jean-Luc Roelandt, direttore del Centro Collaboratore OMS di Lille, prima città francese ad aver seguito l’esempio nato dalle pratiche di Franco Basaglia e del suo gruppo di lavoro.
L’organizzazione dei servizi di salute mentale di Trieste, adottato in tutta la regione Friuli Venezia Giulia, rappresenta per la commissione parlamentare francese un modello privilegiato da seguire per la capacità di offrire risposte coerenti e integrate alla domanda di cura, soprattutto nelle situazioni di disturbo severo e di crisi, sia in termini di tempestività della risposta – necessaria per ridurre la DUP, durata della psicosi non trattata, che in Francia si aggira intorno ai due anni per il disturbo schizofrenico e da otto a dieci anni per il disturbo bipolare dell’umore –, sia in termini di efficacia della presa in carico e di continuità terapeutica. In particolare, è stata ribadita l’importanza del centro di salute mentale, aperto 24 ore, 7 giorni su 7, come perno di una rete dei servizi che sia in grado di garantire a tutti i cittadini un accesso equo a cure di prossimità, con un lavoro condotto fuori dell’ospedale psichiatrico, attraverso percorsi di presa in carico sul territorio e a domicilio delle persone affette da disturbo mentale severo (Progetti Territoriali di Salute Mentale) e anche attraverso una riorganizzazione del modello di finanziamento e una riconversione delle risorse umane e materiali, al fine di realizzare una vera svolta inclusiva della psichiatria francese.