di Margherita De Bac
Le due associazioni che più si sono battute per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, StopOpg e Antigone, segnalano il pericolo di un ritorno al passato. Le residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria (le Rems), create per accogliere i detenuti con problemi di mente, rischiano di trasformarsi in nuovi manicomi criminali. Questi centri, infatti, a pochi giorni dalla completa applicazione della riforma del 2014 (abolizione dei cosiddetti ergastoli bianchi) si stanno riempiendo di persone che non dovrebbero finire lì. I giudici tendono a utilizzare le 30 Rems italiane, deputate al recupero terapeutico, come parcheggio di indagati sottoposti a misure di detenzione provvisoria la cui infermità mentale non è stata ancora accertata. Il fenomeno ha creato lunghe liste di attesa.
In circa 200, segnala nella sua relazione l’ex commissario per la chiusura degli Opg Franco Corleone, su ordinanza della magistratura aspettano di entrare nelle residenze senza possedere i requisiti. Non finisce qui. La situazione diventerebbe ancora più grave se fosse approvato l’attuale testo del ddl giustizia, ora in Senato, che propone di ricoverare nelle Rems anche detenuti con problemi psichiatrici sviluppati in carcere. Esattamente come accadeva nei vecchi Opg. Un emendamento depositato su iniziativa della senatrice Emilia Di Biasi vorrebbe correggere la doppia stortura per non alterare l’identità dei nuovi centri. Così come viene interpretata adesso la riforma non può decollare
Corriere della Sera, 12 marzo 2017