Di Lorenza Magliano
E stato di recente pubblicato sull’American Journal of Orthopsychiatry (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27977285) uno studio che ha esaminato le opinioni di 322 medici di base sulle persone con schizofrenia e sull’opportunità di trattarle diversamente dalla “gente comune” nei reparti ospedalieri non psichiatrici.
I risultati dello studio hanno evidenziato come il 31% dei medici di base sia fermamente convinto che in un reparto ospedaliero non psichiatrico le persone con schizofrenia debbano essere sorvegliate da personale aggiunto, e il 18% che vadano separate dagli altri degenti.
Utilizzando un modello di equazione strutturale, la ricerca ha evidenziato come i medici più convinti che queste persone debbano essere trattate diversamente in ospedale siano anche quelli più certi che debbano prendere psicofarmaci per tutta la vita, siano tenute a distanza dagli “altri” e siano pericolose.
I medici più convinti della pericolosità, inoltre, sono più sicuri che siano inaffidabili nel riferire ai medici i propri disturbi fisici o psichici.
Lo studio infine ha messo in luce il ruolo di mediatore svolto dalla pericolosità tra le convinzioni dei medici circa i comportamenti da adottare in ospedale e le loro opinioni sull’uso degli psicofarmaci per sempre e sulla distanza sociale.
Fornire informazioni ai medici di base circa le possibilità di guarigione e di cura della schizofrenia, nonché contrastare il luogo comune che vede questo disturbo associato a pericolosità, può essere utile per ridurre le convinzioni dei medici sulla necessità di discriminare le persone con schizofrenia in ambito ospedaliero.
Migliorare gli atteggiamenti dei futuri psicologi verso le persone con schizofrenia.