noi utenti e operatori del Centro Diurno “Volo Libero” di Albano Laziale, abbiamo letto la tua lettera pubblicata su Forumsalutementale del 21 luglio 2016 che hai indirizzato a Daniele Piccione e Peppe Dell’Acqua (vedi la lettera). Condividiamo pienamente la tua richiesta di maggiore partecipazione degli utenti dei servizi di salute mentale sulle questioni che riguardano la loro vita.
Specificatamente rafforziamo la tua tesi portando come contributo alcuni punti critici che pensiamo riguardino i servizi di salute mentale a livello nazionale.
- Visione tendenzialmente organicistica del disagio mentale, senza considerare le cause esistenziali, sociali, economiche e culturali, non di secondaria importanza, che non possono essere trattate con il farmaco (patologizzazione generalizzata).
- La società moderna ci aliena dall’esistente così scarso o nullo empowerment, con conseguente bassa autostima: il farmaco è più semplice e vantaggioso da somministrare (aiuto esterno) per risolvere i problemi della vita che sembrano insormontabili.
- Non sempre si adeguano i farmaci ai miglioramenti ottenuti: si convive con una cronicizzazione a prescindere.
- Limitare gli interventi di ricovero obbligatorio (TSO) al minimo indispensabile proprio perché spesso se ne abusa. Per i casi non pericolosi si potrebbero ridurre facendo intervenire prima un’equipe multidisciplinare composta, ad esempio, da psicologi, educatori, OSS ed UFE. Il TSO se forzato e abusato è sempre un evento altamente traumatico difficile da superare, di cui se ne rende poco conto anche chi lo subisce. Spesso rafforza o genera depressione, apatia e ritiro sociale. Di tutto ciò si tiene poco o nulla conto.
- Oltrepassare una visione prettamente paternalistica instaurando un clima non autoritario nei servizi tutti. Questo è di fondamentale importanza per iniziare un percorso di vero recupero fisico e psicosociale.
- Presenza di stigma e autostigma tra molti utenti, operatori e familiari dei Servizi di Salute Mentale nei riguardi del disagio mentale. Si parla molto di malattia e poco di salute: la cronicizzazione diventa la norma.
- Si fa un gran parlare dei diritti del disagiato ma l’impressione è che si fa poco al di là dei Centri Diurni nel mettere in pratica tali nuove concezioni, specie nel CSM e nell’ SPDC in generale. La soluzione non sta soltanto nell’introduzione della figura dell’UFE, ma in un’apertura a tutta l’Utenza con un vero cambio di mentalità e di approccio al disagio mentale.
Nel nostro Centro Diurno abbiamo scelto di chiamarci CEC (costruttori- esploratori- collaboratori) per non far sentire il distacco tra utenti ed operatori ed abbattere i ruoli rigidi e precostituiti.
Nel nostro Centro c’erano i bagni divisi tra utenti ed operatori: si è discusso molto sul tema e stanchi di questa divisione abbiamo deciso di usarli secondo differenza di genere (uomini e donne).
Nell’ottica della RECOVERY il nostro Centro ha messo tutta la buona volontà per orientarsi come luogo di cura ed accoglienza, non mettendo al centro la malattia ma la persona. Inoltre nel nostro C.D. si svolgono i seguenti laboratori:
- Laboratorio ERE (Educazione Razionale Emotiva) per la gestione delle nostre emozioni
- Laboratorio artistico
- Laboratorio Coleman, per la nostra Recovery ed ispirato alla filosofia dell’Empowerment
- Gruppo Voci (gruppo uditori di voci) per la gestione di queste ultime
- Laboratorio Advocacy (diritti dei CEC)
- Gruppo A.M.A. (Auto Mutuo Aiuto)
- Laboratorio sull’Autobiografia sulle nostre storie di Recovery
- Tecniche di Mindfullness
- Escursioni e gite
- Progetto “Cinema Donna” (una volta al mese visione di film di registe donne)
- Una volta al mese cena tra CEC
Caro Luca, se non ti crea disagio, ci farebbe piacere conoscere qualcosa di più della tua storia.
Con l’occasione ti invitiamo qui a conoscere il Nostro Centro per una sessione aperta di discussione.
A presto.
Albano, 19- 12- 16
I CEC del Centro Diurno “Volo Libero”
di Albano LAziale