Negli ultimi decenni, come da tempo andiamo dicendo, malgrado le denunce e le evidenze, i servizi sono diventati sempre meno accoglienti e la disomogeneità tra le differenti regioni è diventata non più tollerabile.Lo scorso aprile per iniziativa dell’onorevole Ezio Casati e del capogruppo del Pd alla camera dei deputati, Ettore Rosato, si è discusso di una proposta di legge, a ruolo col n° 2233, per una salute mentale “ più accogliente e più giusta” . La legge 2233, perfino ridondante, nel porre al centro il tema della partecipazione delle famiglie, degli utenti, dei cittadini, non affronta tuttavia il problema delle organizzazioni, delle politiche regionali, dei 20 differenti sistemi sanitari che da queste derivano, del deterioramento delle culture, del disinvestimento di risorse e di progetti. Di un’assenza infine non più giustificabile del governo centrale. Di qui la proposta di rompere gli indugi. Già al forum di Pistoia, lo scorso anno parlammo della necessità di una svolta edi una nuova legge. Daniele Piccione, costituzionalista, nel suo intervento, proprio su questo tema, ci disse delle possibilità di un percorso legislativo, dell’importanza, anche all’indomani della legge 81, di prevedere percorsi più definiti e più “forti” per armonizzare e rafforzare gli interventi dei Dsm per l’esecuzione delle misure di sicurezza. L’incontro di Roma, dello scorso 7 aprile (vedi), e l’attenzione del Partito democratico, dovrà spingerci a incontrare altre e diverse sensibilità e ancora altre alleanze. Intanto è comparso l’interlocutore politico. Un interlocutore che da tempo cerchiamo, non solo per mettere a fuoco il quadro scoraggiante e spesso drammatico delle pratiche in salute mentale nella maggioranza delle regioni, ma anche per cominciare a costruire una proposta che possa vedere la convergenza delle migliaia e migliaia di soggetti generosamente attivi nel campo. Per queste ragioni, il Forum Nazionale Salute Mentale ha avviato da tempo al suo interno un confronto per costruire un percorso che indichi alle regioni e al governo l’urgenza di politiche innovative. La premessa: la Legge 180, non è in discussione, resta quella che è: garante, fino a ora insostituibile, del diritto alla cura, della dignità, della libertà di chiunque incorra nell’avventura del disturbo mentale.
È in corso la campagna nazionale “.. e tu slegalo subito” per l’abolizione della pratica della contenzione diffusa in 9 servizi psichiatrici su 10. Ovunque si coglie la miseria dei servizi di salute mentale, delle organizzazioni “stupide”, dell’assenza di etica. Ovunque al che fare? non sappiamo cosa rispondere, se non: bisogna riprogettare, rifondare i servizi, i dispositivi, le culture. Vorremmo, per esempio, che una legge non eludesse più il problema della contenzione, dell’elettroshock, dei Centri di salute mentale vuoti, degli Spdc a porte chiuse, delle così dette strutture residenziali affollate (e violente) che si aprono al nostro sguardo solo attraverso l’obiettivo delle telecamere delle Forze dell’Ordine.
Già nel febbraio del 2013 la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale dopo un’attenta indagine sul campo (vedi), lo abbiamo più volte detto, dichiarò che le inefficienze, i ritardi, gli abbandoni e le miserie organizzative non hanno nulla a che vedere con la legge 180. L’offerta di possibilità che la legge del 1978 e i Progetti Obiettivi pongono nelle mani delle Regioni, delle Università e delle Aziende sanitarie sono più che sufficienti per avviare e sostenere processi virtuosi. A quel documento, l’unico prodotto con tanta chiarezza e decisione da una Commissione parlamentare, ripetiamo, si dovrà fare riferimento.
In discussione dovrà essere la proposta di un ruolo di programmazione e di verifica più forte da parte del Governo centrale con l’obiettivo di ridurre, definendo standard per esempio, il divario intollerabile tra le diverse aree del paese. Le disparate organizzazioni, inconfrontabili tra loro, producono di fatto danni irreparabili. Non è più possibile stare a guardare.
Il documento fondativo del Forum, che invito tutti a ri/leggere (vedi), contiene già tutta la nostra proposta. Su questi e altri documenti ritengo urgente discutere e, a partire da qui, costruire insieme una carta (una legge?) che sappia con coraggio affrontare la sfida e arrestare il declino devastante dei sistemi e delle politiche di salute mentale. Che si opponga alle morti per psichiatria che accadono, numerose (parlo anche delle cronificazioni senza fine e senza speranza) nel silenzio più inquietante. Ma una legge per una salute mentale più giusta potrà strutturare percorsi più certi? Garantire il godimento del diritto, affermato 40 anni ? Accrescere e nutrire la cittadinanza, la dignità, la soggettività, la libertà? Molti di noi, con chiarezza lo dice nel precedente articolo Mariagrazia Giannichedda (vedi) ne dubitano o dicono che no, che non può e che di questi tempi è meglio non fidarsi. Non so (non ho gli strumenti) e non voglio contrastare questa affermazione.
Credo, e molto, che non ci sia più tempo. Lanciata la pietra nello stagno bisogna mettersi in ascolto, ovunque. Una legge, se di legge parleremo, per essere utile dovrà essere pensata, costruita da tutti quelli che dovranno poi metterla in atto e avrà bisogno, da subito, di un cantiere aperto.
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