Cosa c’è dentro la testa di un jihadista? Cosa c’è dentro la testa di chi pensa, se pensa: uccido, dunque sono? Cominciamo dal sorriso del terrorista Abdelhamid Abaaoud. Nelle foto la sua espressione oscilla tra il cinismo e la spavalderia. Era uno che non si tirava indietro, perché aveva sangue freddo. Eppure, scrive Bernardo Valli, «il fanatismo a volte non basta, va sollecitato». Ecco il punto. In che modo va sollecitato? Con l’uso della chimica? Della droga? Delle anfetamine? Le anfetamine, come la cocaina (ma ancor meglio, per così dire, perché l’effetto anfetaminico è meno acuto e più duraturo della cocaina) aumentano, in particolar modo, la dopamina nel sistema nervoso centrale.
La dopamina è il neurotrasmettitore edonico, quello che dà piacere. Presa a lungo, ed eventualmente iniettata nelle vene (nell’albergo degli attentatori di Parigi sono state ritrovate siringhe) porta a un senso di onnipotenza, riduce o azzera la già debole empatia per l’altro essere umano, per cui è più facile ucciderlo come una cosa. Quest’anfetamina, per lo più prodotta in Siria, a base di fenetillina, caffeina e altri principi attivi (Captagon) è la più facile da preparare, la più economica e la più efficace per ottenere l’effetto auspicato: rendere dei ragazzi, già sbandati, già fanatici, già paranoici, già psicopatici, degli zombie completi, delle macchine da carneficina. Il Captagon sembra essere la droga ideale per creare l’uomo senza morale, il nichilista perfetto, il moderno Raskolnikov.
È stato pubblicato, a settembre, in Germania, Der totale Raush (“La totale euforia”), il libro di uno storico, Norman Ohler, che avrebbe voluto scrivere un romanzo sulla Germania nazista. Ma da bravo storico ha fatto ricerche, tra cui gli interrogatori del medico personale di Hitler, Theo Morell, e ha trovato le prove che la Wehrmacht era un esercito di drogati. E la droga era simile a quella che sostiene le imprese dei jihadisti: una metanfetamina, il Pervitin, in grado di eliminare stanchezza e depressione, e capace di indurre sentimenti d’invincibilità. Occorre sottolineare che l’uso di anfetamine in ambito militare ha riguardato sia l’esercito giapponese, tra il 1939 e i 1954 (i kamikaze) sia quello americano. Dunque fin qui nulla di sorprendente. Il fatto nuovo, però, è che i miliziani dello Stato Islamico hanno un conflitto etico-religioso che tutti gli altri soldati non hanno: la legge coranica, infatti, gli proibisce l’uso di fumo, alcol e droghe.
Allora l’Is, per un verso, soprattutto mediaticamente, cerca di dimostrare la sua fedele interpretazione dei comandi religiosi. D’altra parte la produzione, la diffusione e il commercio di droga è considerato uno dei mezzi che loro hanno a disposizione per aggredire e vincere l’occidente infedele e cristiano. Dunque le droghe vengono utilizzate dall’Is sia come sorta di virus stupefacente per vincere l’occidente cristiano dopo averlo drogato, sia come mezzo per autofinanziarsi. Il conflitto con la religione coranica emerge nel momento in cui si hanno le prove che il Captagon, questa pillola della ferocia, è usato proprio dai miliziani jihadisti. Se così è, se l’anfetamina è stata perfino canonizzata dai jihadisti, se questa pasticca è entrata a far parte del rituale iniziatico dell’Is, come un simbolo, o perfino un farmaco che il miliziano quotidianamente ingoia, contraddicendo il divieto coranico in tema di droghe, è necessario che ci sia un motivo forte.
E il motivo sembra essere la necessità di trasformare la ribellione, il vuoto esistenziale, il disagio psichico, il disturbo di personalità condito di fanatismo religioso e odio culturale del neomiliziano, in qualcos’altro. In una macchina di morte. In uno zombie onnipotente e incapace di comprendere il valore della vita. Ecco allora da dove deriva il sorriso, che è ghigno, ghigno chimico, del ragazzo Abaaoud. Allora sembra proprio che da solo il fondamentalismo, il fanatismo, non basti. Anche una religione fondamentalista necessita di un oppio ulteriore, chimico, di un doping psicotropo, per riuscire a essere disumana.
(da Repubblica.it)