A Febbraio del 2013 la Commissione parlamentare d’inchiesta sul SSN approvò la relazione conclusiva, frutto di un ampio percorso fatto di sopralluoghi, di verifiche, di audizioni, di testimonianze raccolte in molte regioni italiane.
La Commissione dichiarò che le inefficienze, i ritardi, gli abbandoni e le miserie organizzative non hanno nulla a che vedere con la legge 180. Un respiro di sollievo dopo decenni di banalità mediatiche e di “cicciolismo parlamentare”. Perfino Guzzanti aveva detto la sua. L’offerta di possibilità che la legge di riforma e i Progetti Obiettivi, hanno scritto, pongono nelle mani delle Regioni, delle università e delle aziende sanitarie sono più che sufficienti per avviare e sostenere processi virtuosi.
La critica ai Servizi psichiatrici di diagnosi e cura, alle strutture residenziali e alla fragilità estrema dei CSM fu attenta e ben articolata.
Le proposte d’intervento andavano tutte nella direzione di sistemi coerenti di salute mentale territoriale: rafforzare e vigilare sugli indirizzi generali che le regioni si danno (autonomia non può significare 20 sistemi sanitari differenti); valorizzare le “buone pratiche” e i sistemi di servizi di eccellenza presenti, dai CSM 24h/7 giorni, alle forme innovative di gestione dei progetti terapeutici riabilitativi individuali; dalla partecipazione di familiari e utenti nelle forme dell’associazione, dell’auto-aiuto, dell’esperienza acquisita, agli SPCD a porte aperte e senza contenzione, alla partecipazione della cooperazione sociale nei progetti riabilitativi; dal coinvolgimento delle associazioni di familiari e di persone con il disturbo mentale ai tavoli di coordinamento dei DSM, alla gestione diretta ed economicamente sostenuta di attività abitative, ricreative, di socializzazione. Alla critica, senza più indugio, della perversione delle strutture residenziali, sempre più inutili, dannose e costose.
A proposito della contenzione fisica ci aspettavamo, senza deroga alcuna, la messa al bando di cinghie, fasce e corpetti. È l’articolo 13 della Costituzione. In una relazione così importante ha un effetto paradossale affermare da un lato l’illiceità e, dall’altro, invocarne una regolamentazione.
Fu una bella sorpresa, comunque. E un po’ di amarezza: il CSM 24ore (ma soprattutto il paradigma che questo sottende) trovava posto in un documento di una Commissione parlamentare più di 30 anni dopo le prime proposte e l’evidenza dei risultati.
La Commissione ci aveva invitato a immaginare sistemi coerenti di servizi di salute mentale (forti?)
Una relazione finale che sembrava aprire a una nuova stagione di politiche per la salute mentale.
Il Forum di Pistoia riproporrà questo documento incomprensibilmente accantonato. Ci piacerebbe molto che le indicazioni della Commissione i suggerimenti finalmente così chiari, maturati sul campo e non sui luoghi comuni, le ignoranze e le banalità che ci hanno perseguitato per anni, diventino linee programmatiche, agenda come oggi si dice, di un governo che vogliamo immaginare capace di occuparsi non solo di banche e di mercati. (vedi il rapporto)