24 marzo, ventiquattresimo giorno
di Peppe Dell’Acqua
20 marzo – Bologna, Convegno dell’Associazione nazionale magistrati: “Oltre gli Opg: prospettive e sfide di un incerto futuro prossimo”
Quando, alle tre del pomeriggio di una quasi primavera, l’alienista è salito al tavolo dei relatori lo stupore ha travolto tutti i convenuti. Non tutti lo potevano riconoscere, arrivava da molto lontano, ma alle prime parole la meraviglia e la tensione hanno inchiodato la sala. L’alienista si è subito presentato. Ha studiato nelle prestigiose università di Padova, di Lublino e di Parigi. Ha conosciuto i migliori clinici, anatomisti e alienisti. Ha indagato le forme e i segreti del cervello e dal cervello alla profondissima conoscenza della natura umana, dei suoi misteri, delle sue insondabili profondità. Irraggiungibili non certo per il suo fervore e la sua tenacia di esploratore. Le conoscenze che ora possiede sono abbaglianti: certe, ben radicate, oggettive. Scientifiche.
Ha più volte detto che nella sua Casa Verde di Castiglione ha accolto e può accogliere ogni sorta di degenerazione, di anormalità, di eccesso. Uomini e donne che soggiogati dal male minacciano l’ordine e la morale e non possono che essere messi al margine del contesto umano, sono palesemente malati nel cervello, dice, e perciò inguaribili, incomprensibili alla gente comune, imprevedibili. Pericolosi, soprattutto!
L’alienista con parole appropriate ha detto dei rischi che la società corre, di Casa Verde che deve essere ampliata, dell’esigenza di catalogare per malattie, così evidenti nella loro consistenza organica, di schedare i comportamenti e le pericolose distorsioni dell’indole umana. L’urgenza che tutti dobbiamo riconoscere di difesa, di bonifica, di separazione. Ha proposto al convegno, al paese e al mondo il suo generoso sapere. I “folli rei”, come ama dire, devono essere catalogati con minuzia rigorosa, misurata scrupolosamente la loro intrinseca pericolosità e rinchiusi a Casa Verde. Schizofrenici, psicopatici amorali, rissosi, impulsivi o passionali, vecchi dementi, oligofrenici, depressi, maniaci, paranoici, mistici ed erotomani, disturbatori di ogni tipo, drogati e alcolisti vengono registrati e separati per malattia o per la natura dei loro comportamenti. Così nella Casa Verde, in linde camerate, gioiosi corridoi, calorosi refettori e cessi profumati le malattie trovano il posto adeguato: schizofrenici con schizofrenici, depressi con depressi, maniaci con maniaci e così via. Le malattie, tuttavia, si potranno presentare con “agiti violenti e incoercibili”, dice proprio così l’alienista, e allora altri spazi ben separati, accoglieranno i violenti, gli agitati, i collerici, i suicidi, i clamorosi, i laceratori, i mutacici, i masturbatori. Ognuna di queste specie verrà studiata, pesata, misurata, osservata con i più moderni strumenti di indagine e per ognuna il trattamento più moderno: la contenzione, un “gesto terapeutico necessario e irrinunciabile”, come ama dire con tranquilla e pensosa saggezza. Il trattamento di Casa Verde dovrà restituire alla società uomini e donne “bonificati”, mai più pericolosi. L’alienista col suo certissimo sapere aprirà la porta di Casa Verde solo quando la pericolosità sarà cessata e quando saprà bene che mai più nulla di disdicevole potrà accadere. La pericolosità quasi fosse una cisti, un tumore, una malformazione del corpo, tante volte non potrà essere estirpata. E allora la linda e serena Casa Verde diventerà per il fortunato reo folle e pericoloso la sua eterna dimora.
Ha detto che Casa Verde può accogliere anche i pazzi pericolosi e fortunati dei paesi vicini. Già governatori, dignitari, intriganti gentiluomini delle regioni confinanti sono in fila per garantirsi il privilegio.
Non lo ha esplicitato, ma lo ha fatto intendere. Il suo infallibile metodo scientifico per scovare la pericolosità potrebbe essere usato per prevenire il crimine e il disordine. I pericolosi potranno essere individuati per tempo, registrati, e messi al sicuro. L’alienista ha concluso lamentando una certa mollezza del vecchio codice e auspicando una maggiore presenza delle scienze alienistiche in questo delicato campo. E, naturalmente, potere agli alienisti!
Le parole, prima e dopo, lo stupefacente intervento dell’alienista, hanno toccato con prospettive inaspettate tutte le questioni in campo.
Andrea Pugiotto, cattedra di Diritto costituzionale dell’Università di Ferrara, ha commentato la legge 81, ne ha sottolineato gli importanti riflessi costituzionalistici e ha messo in evidenza le concrete possibilità di cambiamento che da quella legge derivano. Quasi a dire, come altri diranno dopo, che il difficile percorso intrapreso è un’occasione da non perdere per mettere a fuoco l’inattualità dei paradigmi giuridici e psichiatrici e affrontare le difficoltà di applicazione che ancora permangono.
Sergio Moccia, cattedra di Diritto penale all’Università di Napoli, ha trattato, con la semplicità e la simpatia che riesce a introdurre nelle sue lezioni, il tema a lui più caro: il doppio binario. E’ arrivato il momento – ha detto – di affrontare con coraggio la critica alla “pietà e alla scienza” che ha imprigionato per secoli, senza speranza, dietro le pesanti mura dell’incapacità e della pericolosità migliaia e migliaia di uomini e donne negando loro la stessa presenza, costringendo fuori da ogni diritto “i folli rei”. Bisogna restituire diritto, soggettività, responsabilità. Il percorso fatto finora per chiudere gli Opg ha mostrato in tutta evidenza l’insensatezza dei dispositivi della perizia, dell’incapacità, della pericolosità e dell’internamento. Ha confessato, a conclusione del convegno, il suo stupore e i brividi che ha provato all’apparizione dell’alienista.
Daniele Piccione, costituzionalista, Consigliere giuridico del vice presidente del Csm, autore de Il pensiero lungo, Franco Basaglia e la Costituzione, libro che ha accompagnato il lungo viaggio di Stopopg, ha proposto una lettura puntuale della Costituzione, per affermare che gli Opg hanno vissuto fino ad oggi in contrasto stridente con la Carta. Le Rems non possono essere considerate cosa diverse dagli Opg dai quali gemmano, ripropongono la stessa logica e gli stessi meccanismi. Ha elencato tutto quanto già oggi è a nostra disposizione. Le misure di sicurezza nella forma della libertà vigilata, le dettagliate prescrizioni che possono contenere e le alternative alla detenzione devono essere la strada maestra per affrontare gli interrogativi che l’arcaismo del sopravvissuto sistema psichiatrico forense instancabilmente riproduce. Il richiamo alla tutela della salute, come priorità assoluta, è stato una costante del suo contributo; e ancora, di conseguenza, l’intervento in carcere a carico dei Dipartimenti di salute mentale, già in atto in molte regioni, è quanto deve essere esteso dovunque. Ha concluso affermando che la ricerca di strategie, strumenti e dispositivi per chiudere gli Opg non ha nulla a che vedere con le critiche di ideologismo ma è semplicemente la Costituzione che sempre contrasta con la realtà, e nel nostro caso con i “manicomi criminali”.
Gli psichiatri presenti e i direttori sanitari degli Opg hanno voluto cogliere la spinta in avanti che le parole di giudici e magistrati facevano lievitare nel corso della giornata. Hanno potuto così, senza imbarazzo, prendere distanza dalla stupefacente apparizione.
Francesco Maisto, magistrato di sorveglianza di grande esperienza, a partire dal suo lavoro quotidiano, ha richiamato i magistrati a ricercare una nuova sensibilità. Il quadro è cambiato e i tribunali non possono che attrezzarsi per vivere da protagonisti l’attraversamento di nuovi campi culturali e aprire nella pratica tutti i varchi possibili che confermino la validità del nuovo assetto legislativo, ma anche che siano capaci di promuovere ricerca in una prospettiva che porti comunque a superare la provvisorietà della situazione legislativa attuale.
Stefano Cecconi, portavoce di Stopopg, ha fatto riecheggiare nell’aula le parole della campagna che ha visto impegnati un numero amplissimo di soggetti e associazioni a sostegno della chiusura.
Ha ricordato l’insostituibile contributo della Commissione Sanità del Senato. Ha evocato il dirompente viaggio di Marco Cavallo per incontrare gli internati dei sei Opg, i volti e gli sguardi dei tanti che il Cavallo azzurro ha incontrato, l’insensatezza dei luoghi e delle procedure, ma anche le migliaia di studenti, di giovani, di cittadini, che hanno accolto il cavallo nelle piazze, nei teatri, nelle Università e hanno condiviso con entusiasmo la sua battaglia.
Nessuno ha nascosto le preoccupazioni e le difficoltà per un passaggio così delicato: risorse devono ancora essere adeguata allocate, servizi di salute mentale cominciano con riluttanza a rendersi disponibili, dipartimenti di salute mentale hanno bisogno di essere rinforzati, servizi di presa in carico in carcere crescono a fatica, tavoli di incontro e di governo tra tribunali, aziende sanitarie, dipartimenti, servizi sociali devono ancora costituirsi, non sono ancora partiti percorsi di formazione intensiva per gli operatori.
Tutti hanno dovuto denunciare il persistente ricorso alla misura di sicurezza provvisoria. Il ricorso ostinato da parte di molti tribunali all’art. 206 cp è stato riconosciuto come la causa di gran lunga responsabile degli ingressi negli Opg anche in queste ultime settimane. È apparso evidente nella quasi totalità dei contributi la critica a questi “inerti” comportamenti di psichiatri e magistrati disattenti alle sentenze della corte costituzionale ma cosa ancora più grave, ignorando quanto la legge 81 indica con precisione.
A conclusione, Giovanni Legnini, Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, una presenza preziosa, ha veramente stupito tutti. Ha mostrato di voler cogliere le nuove attenzioni che la magistratura richiede di fronte al totale mutamento della scena. Si è raccomandato che le Rems vadano veramente a esaurimento e che la ricerca di alternative non abbia fine e che si consideri oggi la consistenza del tutta nuova della figura del malato di mente che commette reati. Anche il Vicepresidente ha voluto leggere significativi tratti della Costituzione, aiutando a scoprire i molti passaggi virtuosi della legge 81. Ha poi detto, in qualità di Presidente della Scuola Superiore della Magistratura, che gli argomenti relativi alla perizia, all’incapacità, alla pericolosità ai dispositivi di internamento dovranno essere parte integrante dei programmi di aggiornamento della scuola stessa.
Alla vigilia del 31 Marzo, la giornata bolognese sembra aver segnato un punto di non ritorno. La delicatezza della svolta che il nostro Paese sta affrontando pretende attenzioni, saperi , parole come quelle che oggi hanno risuonato nelle sale del comune di Bologna come per spingerci ad affrontare resistenze, lentezze, rigidità che sappiamo bene continueranno ad abitare questi territori.