di Peppe Dell’Acqua.
Il Presidente Pietro Grasso, il giorno della visita di Marco Cavallo a Palazzo Madama, avrebbe voluto essere l’imperatore Caligola per nominare senatore il cavallo. Disse che così il neo senatore avrebbe spinto con tutta la sua forza e la sua irruenza la legge che avrebbe dovuto seguire il decreto di proroga, atteso per marzo 2014.
Disse anche che, con tutto il rispetto per i senatori, il cavallo azzurro avrebbe fatto meglio di tutti.
Chi avrebbe mai potuto pensarlo, allora, in quel giorno di novembre al senato, che davvero quella legge, sarà la nr. 81 del maggio 2014, avrebbe cominciato a essere un oggetto concreto di interrogazione e di discussione.
Immagino Marco Cavallo seduto accanto alla presidente della commissione Emilia De Biasi che, articolo dopo articolo, costruisce un dispositivo, forse il primo davvero incisivo, che si propone di mettere fine li più arcaico sistema di internamento che ancora resiste nel nostro paese.
La Commissione, tutti i senatori e le senatrici, hanno coraggiosamente scelto di porre quale orizzonte del loro lavoro una visione etica, politica e culturale: la fine di quei dispositivi ottocenteschi di internamento.
Una scelta che è costata ore e ore di impegno e discussione per cercare di trovare i percorsi, le strade possibili, i necessari compromessi per avviare realisticamente un processo di cambiamento così delicato.
Molti, chi – come si diceva una volta – da destra e chi da sinistra, hanno denunciato i limiti, le incongruenze, gli ideologismi della legge del maggio 2014.
Non riesco a pensare che un passaggio così difficile come quello della chiusura degli Opg potesse accadere con consensi unanimi ed entusiastici. Ci voleva, e ci vuole coraggio, per affrontare il nodo, a mio avviso più tenace, sulla strada del riconoscimento dei diritti per tutti.
La legge 81 (vedi) è il primo passo coraggioso in questa direzione.
Dallo scorso maggio a oggi la questione dell’internamento ha subito vertiginose accelerazioni.
Basterebbe solo dire che oggi gli internati sono poco più di 700, un numero che il sotto segretario Vito Di Filippo ha considerato affrontabilissima l’ipotesi, ormai avviata, di riportare ognuno nella sua Regione di origine. E, ha aggiunto, che faticosamente ognuno ridiventi “un volto e una storia”.
La Commissione alla vigilia della sta verificando, visitando gli Opg, lo stato dell’arte del processo avviato.
E’ del tutto evidente che bisognerà, nei prossimi mesi, già dal primo aprile, continuare a contare sull’impegno della Commissione, del Governo, delle Regioni perché quei dispositivi, quelle regole, quei limiti che la legge 81 ha introdotto, possano di giorno in giorno diventare pratica quotidiana.
E’ del tutto evidente che dobbiamo continuare a contare sull’impegno di Marco Cavallo accanto alla Presidente Emilia De Biasi e a tutti i senatori e le senatrici perché si promuovano incontri e collaborazioni tra i Tribunali, le aziende sanitarie, i servizi sociali al fine, non più ormai di riportare a casa gli internati, ma di impedire che altri, talvolta scelleratamente giovani e giovanissimi, intraprendano quelle carriere.
E’ del tutto evidente che alla mezzanotte del 31 marzo i 6 Opg non chiuderanno. Solo opinionisti, politici e psichiatri superficiali possono pensarlo. E non sarà né uno scandalo, né un fallimento e non dovrà essere necessario un decreto di proroga.
Dal 31 marzo l’impegno sarà più gravoso e coraggioso: rendere concrete le indicazioni di quella legge che, non senza difficoltà, la Commissione ha proposto alle due Camere del Parlamento che, “miracolosamente”, l’hanno approvata.
L’attenzione agli OPG e ai loro involontari e inconsapevoli abitatori ha già prodotto un fragile passo verso la restituzione dei diritti. Quanto meno che, questi nostri concittadini “incapaci e pericolosi”, non vengano messi fuori da qualsiasi contratto e da ogni diritto e che possa essere restituita a tutti la responsabilità. Anche ai pazzi criminali.