Dal pezzo di Ristretti orizzonti si ricava un’impressione disastrosa. Infatti, si dà per scontata, o quasi, l’impossibilità di rispettare il termine del 15 marzo. Paradossalmente l’interrogazione altrimenti lodevole di Brogi al governo toscano finisce per confermare questa visione – le cose che chiede, infatti, già da tempo dovrebbero esser state messe in chiaro sino all’ultimo “orribile dettaglio”, regione per regione, ASL per ASL, OPG per OPG, internato per internato; mentre oggi, a soli due mesi dal termine per il completamento delle dimissioni, ancora bisogna trascinarsi nei santuari, faccia a terra, strisciando con la lingua insanguinata il pavimento come nel Voto di Francesco Paolo Michetti, per avere un quadro affidabile della situazione (e se questo avviene in Toscana, figuriamoci in Campania o in Sicilia).
Insomma, a pensar male si fa peccato, ma l’impressione inevitabile è quella di una larga intesa tra una maggioranza (secondo me bulgara, o quasi) di regioni e buona parte dei servizi per guadagnare tempo sino alla massimizzazione dei trasferimenti in REMS man mano che queste saranno approntate. Mentre dai ripetuti cenni sui tempi si evince che non gli basterebbe neanche un’ulteriore proroga di un anno, ma che ne vogliono almeno due (magari “a rate” per non dar troppo scandalo). Con tutto quanto bolle in pentola – dai provvedimenti legislativi ancora in alto mare a quelli approvati ma non ancora decretati alle elezioni del P.R. – e con una opinione pubblica che mi pare poco incline a considerare prioritario il problema OPG, mi sa che entro le idi di marzo ci sveglieremo un bel mattino con un ennesimo decreto-legge di proroga