(da La Stampa di Torino)
di Caterina Clerici.
Arroccata sulla collina sopra Bioglio e nascosta da un parco botanico immenso, villa Sella ha un fascino misterioso, e a vederla non sembrano poi così assurde quelle voci che girano ben oltre la Valle di Mosso, secondo le quali sarebbe ancora infestata dagli spettri dei suoi primi inquilini, morti suicidi a fine Ottocento. Ad alimentare la leggenda contribuisce anche il suo strano destino: ceduta al Duce negli anni 30 dalla famiglia di imprenditori nautici liguri che l’aveva costruita, la villa è diventata un sanatorio per malati di tubercolosi, un presidio ospedaliero e infine una residenza sanitaria assistenziale per anziani.
Le residenze
E ora è pronta a far parlare di nuovo di sé come una delle tanto discusse «Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza», le Rems, che dovrebbero entrare in funzione dal 31 marzo 2015, data di chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari dopo la proroga approvata dalla Camera il 28 maggio.
«La legge vincola i fondi a queste strutture, perciò finora non si è parlato d’altro che delle Rems», commenta Enrico Zanalda, direttore del Dipartimento di Salute Mentale Asl To3 e membro della commissione per il superamento degli Opg della regione . «Ma il superamento non deve coincidere con la loro costruzione, altrimenti sembrerebbe solo un passaggio ai mini Opg. Bisogna pensare alle alternative». Intanto però, dati i vincoli posti dalla legge, i passi avanti più significativi sono stati fatti riguardo alle Rems.
Dove
Inizialmente la commissione aveva pensato di riconvertire strutture preesistenti ad Alessandria e Collegno, ma le amministrazioni hanno risposto negativamente.
«Collegno non può tornare ad avere il manicomio, sotto qualunque forma» dice Silvana Accossato, ex-sindaco. «Dopo avere abbattuto il muro non si può ricostruirlo». Alessandria ha invece proposto un’altra sede, Cascina Spandonara, dove lo stabile che ospiterà 20 posti a media intensità e 10 destinati alle donne è da costruire. L’altra candidata è villa Sella a Bioglio, con 20 posti ad alta intensità e 20 a media. Nel paese di meno di mille anime, con una comunità per ex-tossicodipendenti, nessuno si preoccupa. «Vengono tutti qui quelli un po’ sballati, e si trovano sempre bene», ironizza Massimo, gestore della Pro Loco. Anzi, qualcuno ci vede perfino un’opportunità. «Quando ho portato l’idea in consiglio comunale non ho ricevuto proteste», racconta Stefano Ceffa, sindaco «ma tanti curriculum. Questa struttura può portare un ritorno occupazionale non indifferente per il nostro territorio». Le strutture dovrebbero coniugare aspetti di sicurezza e vocazione riabilitativa; il fabbisogno di posti letto è basato sul numero di internati piemontesi: circa 70.
I pazienti
«L’importante è reinserirli sul territorio al più presto», spiega Giovanni Geda, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Biella. «I Dsm devono riprenderli in carico e bisogna creare un percorso riabilitativo. Il modello dell’Opg non deve essere replicato». E aggiunge: «L’anno scorso sono andato a prendere un paziente a Barcellona Pozzo di Gotto. Era entrato in Opg con 8 euro in tasca e quando è uscito 5 anni dopo erano ancora lì. Il mondo si era dimenticato di lui».