Cagliari 11/11/2009

PERCHE’ INDAGATA: LETTERA APERTA DI GISELLA TRINCAS

Presidente della Associazione ONLUS ASARP CASAMATTA

Presidente dell’Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica

Presidente dell’Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale

Premesso che, chiunque abbia contribuito a gettare fango sulla mia persona, le Associazioni che rappresento e i nostri collaboratori, sarà chiamato da noi tutti a risponderne sia in sede penale che civile, sento il bisogno e la responsabilità di raccontare cosa sta accadendo.

Non so dire esattamente da dove parte questo attacco feroce e volgare (con il chiaro intento di screditare la mia persona e la credibilità delle Associazioni che rappresento), forse dalla morte del Signor Giuseppe Casu per il quale è in corso il processo penale contro alcuni medici del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura 1 di Cagliari (avevamo chiesto l’apertura di una inchiesta interna alla ASL);

o forse dal nostro appoggio alla Giunta Soru e all’Assessore Dirindin per aver con coraggio e concretezza posto la “salute mentale” tra le priorità della loro azione politica;

o forse da quando abbiamo fortemente sostenuto l’affidamento alla Dott.ssa Giovanna Del Giudice del Dipartimento di Salute Mentale di Cagliari;

o forse da tutte le critiche mosse alle “cattive pratiche” in psichiatria: leggi violazione dei diritti umani;

o forse, più semplicemente, da quando abbiamo osato costituirci in Associazione per pretende “il diritto alle cure” dei propri cari.

Sta di fatto che oggi mi trovo trascinata dentro una inchiesta della Procura con la seguente accusa per la quale sono ancora in corso le indagini: “art.348 c.p. perché, nella sua qualità di Presidente dell’Associazione ASARP Casamatta abusivamente esercitava la professione di medico, e ciò in quanto somministrava e consentiva che fossero somministrati, da personale dipendente privo di abilitazione, degli psicofarmaci ai pazienti della Comunità Alloggio della struttura assistenziale summenzionata”.

L’indagine parte da una denuncia presentata dal Dott.Tronci (medico del servizio psichiatrico di diagnosi e cura in cui è morto, dopo 7 giorni di contenzione, il signor Casu) ai NAS di Cagliari contro la gestione della struttura residenziale “Casamatta” descritta come un lager in cui avvengono le cose più terrificanti (dalla violenza alla denutrizione, dall’isolamento strategico della struttura attraverso il mancato funzionamento del citofono al procurato tentativo di suicidio di un residente, dall’appropriazione indebita di somme destinate ai residenti all’utilizzo di personale senza qualifica, dall’impossibilità per gli ospiti di potersi lavare all’impossibilità di poter accedere a visite mediche, e tanto altro ancora). Accuse che, se accertate, avrebbero dovuto portare alla chiusura immediata di Casamatta e all’arresto dei gestori (mio innanzitutto).

Che cosa è Casamatta?

E’ una residenza aperta nel 1995 dall’Associazione dei familiari ASARP (e dal 98 gestita dalla Onlus Asarp Casamatta) in cui abitano otto persone con disturbo mentale, tra cui mia sorella. La struttura è stata aperta per darci quelle opportunità che la ASL non era in grado di darci. Ha operato con la presenza e la vigilanza costante dei familiari e dei servizi territoriali di salute mentale di riferimento degli ospiti.

Con quali risorse finanziarie si mantiene?

I Comuni di residenza degli ospiti pagano alla struttura una retta giornaliera che non supera i 45. Parte di questa somma, sulla base di quanto stabilito dallo stesso Comune, è versato direttamente dai residenti quale quota di compartecipazione alla spesa.

Con queste risorse noi dobbiamo provvedere a tutte le spese di gestione comprese le spese per il personale.

Non avendo nessun’altra entrata stabile, la spesa più penalizzata è quella del personale. Infatti gli operatori hanno contratti di collaborazione a progetto e percepiscono una retribuzione minima.

La Casa, nonostante la povertà delle sue risorse finanziarie, è stata ed è punto di riferimento di tante persone proprio per la grande umanità e competenza che ne ha contraddistinto l’opera in tutti questi quindici anni, migliorando la qualità della vita dei suoi residenti.

Mai avrei pensato che qualcuno potesse “osare” infangare Casamatta.

Quando i NAS sono arrivati alla Casa, per la prima volta, dopo l’iniziale sconcerto da parte di tutti noi (residenti, operatori, familiari), abbiamo pensato che tutto si sarebbe risolto in breve tempo e poi avremo proceduto alle denuncie per diffamazione.

Ma poi, quando sembrava che tutto fosse stato oramai chiarito, sono tornati una seconda volta concentrando la loro attenzione sulla prescrizione “dei farmaci al bisogno”.

Che cosa è questa storia del farmaco al bisogno?

Ogni persona che abita in Casamatta, riceve dal proprio medico psichiatra la prescrizione farmacologica; capita alcune volte e per alcuni di loro che la prescrizione preveda una posologia al bisogno.

Per noi il bisogno è espresso dalla persona interessata e verificato dagli operatori in servizio, anche attraverso una ulteriore comunicazione col medico curante.

Per i NAS non è così, le persone che abitano in Casamatta non sarebbero in grado di esprimere tale bisogno per cui tale prescrizione non sarebbe lecita.

Abbiamo continuato a collaborare fornendo ai Carabinieri del NAS ogni ulteriore documentazione in nostro possesso (diario di bordo, registro delle consegne, ecc.) che chiarisse la correttezza della procedura adottata dagli operatori.

Non potete immaginare quindi il mio sconcerto quando, dagli stessi NAS, mi è stato notificato l’atto di iscrizione nel registro degli indagati per i fatti contestati.

Che fare ora?

Ieri (su mia richiesta e dei miei avvocati), ho risposto, in Procura, alle domande che mi sono state rivolte in merito alla questione farmaci.

Ricevo messaggini, mail, telefonate, di persone che esprimono solidarietà, indignazione, incredulità, rabbia. Mi chiedono se ho fiducia. Rispondo di si.

Certa stampa scrive quello che le pare facendomi apparire come la peggiore delle persone e altri cercano di dare le notizie in maniera corretta.

E, in Casamatta, ci prepariamo al trasferimento nella nuova Casa in un clima di tensione e sofferenza.

Gisella Trincas

2 Comments

  1. Salve, Dottoressa Trincas, seguo da un pò questa incresciosa vicenda che ha colpito la vostra struttura, preoccupata delle possibili strumentalizzazioni che si aprono ( in realtà mai chiuse) nel dibattito politico.
    Mi spiace per lei che ,lavorando con (e non per) le persone sofferenti, si vede colpita da accuse così pesanti. Ho letto anche la lettera di precisazione del Dott. Tronci e proprio da questa, ho colto l’abisso profondo che c’è tra il suo approccio con la sofferenza mentale, Dott.ssa Trincas ed invece quello appunto del Dott. Tronci.
    Quest’ultimo infatti vive il rapporto e le cure con le persone a colpi di maggioranza , ripone le sue “pratiche” su schemi scientifici piuttosto che sulla verifica del benessere della persona ; non c’è traccia, nelle sue velenose parole, degli uomini e delle donne che vivono l’esperienza della sofferenza mentale, anzi, si percepisce il suo completo distacco tra la classe medica e il “malato”. Mi chiedo come risolve l’inevitabile conflitto che da tale comportamento ne consegue. Mi rincuora invece molto quando lei Dott.ssa Trincas scrive ” Per noi il bisogno è espresso dalla persona interessata e verificato dagli operatori in servizio, anche attraverso una ulteriore comunicazione col medico curante.” Questo mi piace, determina positivamente tutto il vostro agire nei confronti di chi è sofferente ma che non ha delegato la sua umanità e dignità a nessun medico. Direi al Dott. Torci che non è un’offesa muovere i nostri passi quotidiani da un idea , come invece la fa sembrare lui. L’importante è che in questa idea ,al primo posto ci siano gli esclusivi interessi della persona ,sopratutto quando le loro manifestazioni di disagio non entrano dentro gelide procedure e statistiche mediche.

    Auguro a Lei e all’Associazione di riprendere con più forza il lavoro fin qui compiuto con i vostri pazienti .
    Un cordiale saluto.

  2. Cara Gisella, leggo solo ora queste brutte notizie: “Fai bei, anda aromaba” è un detto del mio paese che si addice a questa storia. L’invidia è un sentimento affettivo distorto, così lo definisce mi sa Alberoni, e mi sembra che siano proprio le tue capacità, la tua conoscenza, la tua perseveranza, la tua onestà a dare fastidio. Purtroppo la malattia mentale arriva quando meno te l’aspetti e colpisce il povero come il ricco, anzi questo di più perchè non sa perdere. Ho visto illustri psichiatri soffrire del male oscuro e non volersi curare. Tu continua con il tuo impegno, china il capo solo quando devi fermarti per aiutare qualcun’altro. Sei quella che sei anche per coloro che demoliscono il tuo impegno perchè se un giorno avranno bisogno tu ci sarai . L’Italia va avanti grazie a tante persone come te siano essi medici operatori, volontari. Sappi che hai tutta la mia stima.
    Alida Pibiri Sassari-Gonnosnò Figu

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