Di Michele Grossi.
“GUARIRE si può se i servizi di salute mentale imparano a guardare la persona nella sua globalità e non solo nella malattia. Reali piani di “Recovery “che rientrino nel vocabolario di professionisti, politici e amministratori attraverso un nuovo Piano d’azione nazionale sulle malattie mentali che parlino di diritti della gente e di appositi servizi da costituirsi in ogni regione”.
Questo chiedono gli psichiatri, gli operatori del mondo della salute mentale,del terzo settore e del volontariato con le associazioni dei famigliari, le autorità e tutti coloro che sono intervenuti nelle due giornate del 28 e del 29 gennaio al convegno “Guarire si può” presso l’Ordine dei Medici; a 35 anni dalla legge 180 (la cosiddetta ‘rivoluzione basagliana’) con dolore si constata che le risorse, specialmente nel sud, sono usate per l’80% dai privati a discapito dei pubblici “schiavi di una modalità e di un sistema di accumulo che estrae una variabile economica, fonte di arricchimento di pochi su molti”, come lo definisce Angelo Righetti, psichiatra ed esperto dell’organizzazione mondiale della sanità. Notevole il suo intervento che ha fatto emozionare tutti.
“Il pensiero di Franco Basaglia continua ad essere vivo: non è solo il sistema a essere messo in causa, ma anche noi stessi. Noi possiamo cambiare noi stessi per modificare al meglio la realtà. C’è un diritto fondamentale che è alla base di tutti gli altri diritti, quello di occuparsi degli altri senza alcuna finalità finanziaria o di potere. È necessaria un’accoglienza migliore di 24 ore su 24 dei CSM , una relazione d’oggetto (in quanto sono gli oggetti che orientano la nostra conoscenza), creare un ambiente affettivo e stimolante. Noi attingiamo al pensiero di Freud che definì la salute mentale come qualcosa da amare e lavorare e di Sant’Anselmo, fondatore di un sistema del governo del territorio con la sottrazione al mercato di terreni e delle regole da rispettare (basate quasi tutte sull’onore e l’accoglienza di tutte le persone). Il budget di salute è proprio questo: una riconversione delle rette utilizzate oggi per la residenzialità verso invece investimenti produttivi di salute nella salute mentale e di sviluppo economico locale, vale a dire la valorizzazione di ciò che c’è senza aggravio di spesa pubblica.
Un momento di riflessione per comprendere che se non la cura, almeno la guarigione è possibile. Tramite intermezzi artistici del cantautore di Monte Sant’Angelo Antonio Silvestri,amico da anni delle associazioni dei famigliari per la salute mentale, il quale con la sua armonica, ha riprodotto melodie straordinarie che hanno fatto sognare a tutti un nuovo modello per la Puglia di salute mentale “Qui è tutto da rifare”, “Albatros” (tratto dalla poesia di Ada Merini), “La Gente Protesta” e “Zingari del Vento”, le cui armonie e parole sono dedicate a coloro che vengono considerati diversi, emarginati dalla società e alla mancanza di un reale Sistema che faccia realmente valere i diritti e i bisogni di ciascuna persona; una breve rappresentazione teatrale che riprende i dettami dell’uguaglianza citati negli articoli costituzionali di Tonino D’Angelo di Cittadinanza Attiva con gli Artisti dell’Art Village di San Severo e un giro intorno al centro con “Marco Cavallo”, il cavallo azzurro di cartapesta, simbolo della fine dell’isolamento dei malati mentali creato nel 1973 dallo stesso Basaglia insieme agli ospiti dei manicomi di Trieste. Un invito al bene relazione, al mettere al centro la persona ribadito anche da Peppe dell’Acqua, psichiatra e docente all’Università di Trieste: “Con i giovani medici e altri professionisti della salute mentale abbiamo creato una main list per fare rete; una sorta di forum in cui aprire uno spazio dedicato a tutto quello che facciamo e a tutti i propositi e per estendere la formazione basagliana a 360 gradi.”.
Racconti di esperienze come quelle di Paolo Cascavilla, assessore alla solidarietà del Comune di Manfredonia,fautore di un Welfare di Comunità e di iniziative culturali nella città di Manfredonia ha dato un notevole contributo verso una nuova realtà cittadina che vede tutti i soggetti come protagonisti di un nuovo modo di vivere la città con ampliamento degli spazi urbani e riqualificazione delle periferie; Antonella Morga, rappresentante della CGIL Regione Puglia, e Nino Spagnolo, che parlano di un Welfare di Comunità basato su una radicale evoluzione per riportare il benessere sociale e Geppe Inserra che nelle sue Lettere Meridiane continuerà per molto tempo a parlare di salute mentale. Diverse associazioni (Associazione Psychè di Manfredonia, Associazione Genoveffa de Troia di Monte Sant’Angelo Tutti in Volo-ONLUS di Troia, Daunia Autismo, Adasm di San Severo, , Nos di Foggia) ripercorrono eventi vissuti in prima persona di familiari che sottolineano l’importanza dei centri diurni poiché coinvolgono le famiglie nei percorsi di cura ,cosicché non si sentano più sole; i ricoveri e le cure medicali non fanno che peggiorare le malattie cronico-degenerative.
La mentalità manicomiale, e le forme di neomanicomializzazione però, non sono del tutto scomparse ed è necessario continuare a contrastarle si è detto nel convegno in tutte le sue forme e manifestazioni con un’azione di sensibilizzazione culturale e sociale ma anche con azioni concrete, in primis la formazione all’interno dei percorsi educativi.
Il percorso delle immagini nella mostra “Invisibili” al Museo Civile di Foggia con il Direttore Artistico Antonio Fortarezza ,ha dato a tutti noi la possibilità di immaginare quei luoghi di sofferenza , di disperazione e dolore. Le immagini suggestive hanno destato nei partecipanti alla mostra tanta compassione per quelle persone che hanno subito privazioni e sofferenza.Questa memoria non deve essere dimenticata o rimossa,ma va compresa con maggiore sensibilizzazione e consapevolezza della società.La nostra società moderna non deve dimenticare o rimuovere,ma deve essere ancora più vigile che in dietro non si può tornare. Si avverte inoltre la necessità di un cambio di paradigma che, a partire dalla formazione degli operatori, costruisca e diffonda nella società una consapevolezza nuova nei confronti del valore della sofferenza.
La malattia non attecchisce lì dove il territorio offre una rete di servizi globali, lì dove le istituzioni non si chiudono a riccio sulla follia. “Guarire si può” se i servizi di salute mentale territoriali imparano a guardare alla persona nella sua globalità e non solo alla malattia. “Guarire si può” se il nostro territorio si doterà di centri di salute mentale aperti 24 ore su 24 che saranno alternativi alla residenzialità e alla ospedalizzazione; se i centri verranno dotati di posti letto fornendo lo spazio alternativo al ricovero ospedaliero e inseriti come nodi all’interno di una rete di strutture leggere dell’abitare, dell’abitare assistito, di centri diurni; sono indispensabili i di budget di salute per i pianificare un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato e calato nella dimensione dei bisogni della persona insieme agli altri attori del territorio . E’ necessario dare degli input alla organizzazione della cooperazione sociale con la partecipazione del terzo settore,mondo economico e risorse per avere la possibilità di non lasciare fuori dal mondo del lavoro chi per patologia perde temporaneamente i diritti. I centri di salute mentale sono il motore di iniziative per la salute mentale perché devono essere radicati ed integrati nel territorio, ma soprattutto devono rispondere ad una logica che sia in grado di promuovere, curare, tutelare la salute mentale della popolazione.
Non è più possibile pensare soltanto alla medicalizzazione delle persone, farle sostare in strutture residenziali o in grosse cliniche psichiatriche , con la conseguente cronicizzazione del disturbo mentale, che in un regime di istituzionalizzazione protratta produce soltanto un deterioramento della personalità.
Nella pratica si vede che quando un servizio di salute mentale è aperto 24 ore al giorno , si verifica una percentuale di guarigione della malattia mentale che superano il 25 %, con la remissione dei sintomi ed una vera guarigione clinica con reinserimento della persona nella società. Il paziente non viene più considerato come un beneficiario passivo che si aspetta che qualcuno si prenda carico del suo disturbo,ma viene coinvolto insieme alla famiglia come partecipante attivo del suo progetto di vita
Non sono mancate le opinioni dell’Assessore Regionale alla Salute e Welfare Elena Gentile.L’assessore ha manifestato un atteggiamento ottimista manifestando l’intenzione di rivedere la salute mentale alla luce delle istanze provenienti dalla enorme platea presente al convegno, ha dichiarato:
“Bisogna abbattere la cultura che non ha permesso l’uso di determinate terapie e termineremo un accordo di partenariato con tutte le associazioni per l’importanza di avviare un percorso privo di pregiudizi. Nel mondo della sanità di certo si addensano interessi economici e la frontiera di innovazione e modernizzazione che vogliamo percorrere sarà piena di difficoltà”, afferma Elena Gentile.Ha parlato dei numerosi progetti che la Regione ha messo in questi anni in campo per le cittadinanze e le fasce di fragilità sociale ed ultimo “La cannabis è uno dei tanti interventi di questo governo regionale , ma procederemo nell’assunzione di ulteriore personale nel settore della salute mentale nell’ottica di una integrazione pubblico e terzo settore. Per fare questo dobbiamo essere una squadra e rivedere alcuni parametri”. La conclusione del dibattito vede la lettura del documento finale approvato dalla assemblea da discutere con organi Dirigenziali della ASL e della Regione Puglia da parte di Franco Gugliotta.