genova14 novembre 2013.

Presidio davanti a Palazzo Ducale dei lavoratori AMT. Il Sindaco Marco Doria è atteso da Marco Cavallo ma si tira indietro per paura di “essere aggredito” dai lavoratori dell’Azienda del Trasporto pubblico locale. Il Presidente della Regione Claudio Burlando, già intervenuto presso il “Circolo Lugli”, sede dell’Associazione Ligure Famiglie Pazienti Psichiatrici, a caccia di voti promise mari e monti: l’altra sera, come da sempre, si sono viste le promesse. Non c’era.

Si mette a piovere. La compagnia dell’Ortica “Gruppo Stranità” che aveva provato il testo di Marco Cavallo per mesi è costretta, per motivi di inaccettabile mala organizzazione, a rimanere muta e sofferente. Io, Danilo Leonardini, ho urlato il mio disprezzo per gli anni passati all’OPG e per l’indifferenza delle autorità e degli “addetti ai lavori”: psicologi, psichiatri, assistenti sociali, educatori, specializzandi in psichiatria, studenti che non sono venuti a incontrare Marco Cavallo.

Oggi lascio la mia testimonianza al Forum in onore e con gratitudine a Franco e Franca Basaglia e ai suoi collaboratori e mi unisco a Marco Cavallo come ex internato negli OPG.

Rialzerò la testa come la tieni tu, fieramente alta davanti a questi “luoghi indegni di un Paese appena civile”. Ne dobbiamo abbattere sei. Non sono pochi ma già intravedo e sento che in questa Italia, perennemente in crisi isteriche e inutili, tu riporterai gioia, risate e creatività.

Opg. Manicomio Criminale

Io ci sono entrato nel marzo 1983. Senza un processo.

Solo perché avevo mollato un cazzotto ad un vigile urbano.

Certo è stato uno shock. Già stavo male ma entrando in quel posto mi sono aggravato.

Subito mi misero, se si può definire, in un letto di contenzione.

Cinture ai polsi e alle caviglie.

Un buco per fare i bisogni in mezzo al pagliericcio.

Lì, in manicomio, ci ho passato due anni. Il tempo si era fermato.

Ho cambiato 29 celle perchè non facessi amicizie.

La notifica della condanna me l’ha fatta il perito ad agosto.

Si mangiava un pasto al giorno.

Ore d’aria quattro al giorno.

Celle senz’acqua e fredde. Prima doccia dopo dieci mesi.

Personale medico insufficiente e indifferente. Topi a volontà che uscivano dalle tane e dai gabinetti. Guardie ignoranti e aguzzine.

Ho ancora, dopo trent’anni da allora, la pesantezza del tempo che, come dicevo, si era fermato. Meno male che si chiudono questi lager.

Si moriva anche lì. Ho contato almeno 9 morti. Io sono ancora vivo.

Ma c’è chi ci ha rimesso la pelle.

C’è la 180. Tuteliamoci.

1 Comment

  1. Sono fiero di conoscerti Danilo e spero che in tanto leggano le tue parole. Sono pure le nostre, uniti e indignati. Grazie per sempre.

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