Le prime volte che mi avvicinai col cuore a Basaglia, leggendo una biografia, mi colpì la frase con cui aprì il Corriere il 30 Agosto 1980, il giorno dopo la sua morte: “Basaglia è morto, Forse Ora non ha più Nemici”. Chiesi uno dei miei tanti perché a chi lo amava da sempre e mi lasciai trascinare nel racconto degli interessi delle istituzioni, le accuse dinanzi all’imprevedibile umano, l’incapacità di misurarsi con la paura, il bisogno di segregare, fare scienza, controllare le pulsioni altrui per rassicurare se stessi e lasciare tutto com’è. Capii perché avesse avuto tanti nemici mentre rischiava, senza sapere mai fin dove. Quello che non mi colpì allora fu la parola “FORSE” ora non ha più nemici. Oggi, solo oggi e troppo tardi, capisco che non è andata così. Avverto i nemici quando si fanno grandi elogi alla sua umanità evitando così di Parlarne davvero. Nella difficoltà che incontro io, ora che ne voglio parlare, a farmi dare ascolto. E, soprattutto, nel fatto che io stessa sia dovuta andare in crisi rispetto alle certezze infuse, misurare le distanze e l’affettività e solo dopo essermi Persa in tante strade, sentirne parlare davvero… per capire il senso di quella rivoluzione e l’infinito cambiamento a cui ci avrebbe dovuto naturalmente condurre se i nemici di Basaglia fossero morti con lui.
di Eloisa Castaldo