Si è concluso il settimo Forum sulla salute mentale e sono più che felice di dire stavolta “c’ero anch’io”.
Molte le presenze e gli interventi, tantissime le tematiche affrontate e dibattute: la drammaticità e la vergogna della contenzione ancora adoperata, la situazione degli OPG, le politiche regionali in materia di salute mentale, la rigidità e chiusura di molte istituzioni, le cattive pratiche mediche, le scorrette etiche professionali, l’esigenza fortissima di cambiamento e tante altre ancora.
Tante a mio avviso ancora le questioni da affrontare: riportare il discorso psichiatrico su un versante esistenziale come era avvenuto con i movimenti degli anni Settanta in tutta Europa (Laing, Cooper, Frankl, ….), rivedere alcuni punti controversi dei piani regionali e Nazionali per la Salute mentale (cosa e chi comprendere tra la cosiddetta “malattia“, il manuale diagnostico, l’abuso di psicofarmaci …) il perchè di tanti privilegi della classe medica (assicurazioni, poteri, tutele).
Inutile dire che i principali protagonisti dell’incontro sono state le esperienze emozionanti e i contributi degli utenti che avrebbero meritato più spazio, nelle quali mi sono ritrovata pienamente, e di tutti coloro (associazioni di familiari, utenti, parroci, cittadini) che stanno lottando con grande impegno e decisione per far sentire la loro voce, tante voci unitesi in un coro armonioso e scandito. Storie di donne e uomini straordinari , che credono fermamente in quello che fanno e portano avanti così la loro azione concreta per essere un’alternativa a quello che i servizi preposti per la salute mentale non riescono a fare. Ho trovato conferma delle mie opinioni ascoltando con tanta emozione la riflessione amara di Maria Grazia di Massa Carrara sulla solitudine dell’utente lasciato a se stesso, la lotta quotidiana del Gruppo di Ravenna contro i muri del potere, le parole dure e incisive del Comitato di Napoli che conduce la sua lotta nei quartieri e le strade; l’interessante iniziativa del gruppo di Sergio Moccia per i detenuti di Aversa …
C’è stato posto per tutto: emozione, rabbia, critiche, divertimento: penso a Marco, che mi ha fatto riflettere sul concetto del “dono dell’ambiguità “, penso con simpatia alle esilaranti e allo stesso tempo toccanti performance canore dei ragazzi dell’Associazione di Modena, all’intervento di Fabrizio Gifuni attore, che ha “calzato“ gli zoccoli di Marcocavallo interpretando un dialogo commovente e bellissimo con alcuni immaginari internati del vecchio manicomio di Montelupo; penso alle ignobili immagini dei purtroppo reali simboli della violenza e ingiustizia rappresentati dagli strumenti di contenzione meccanica.
Persone unite da un filo comune, una rete spessa e resistente, da parole grandi e dal bisogno e il coraggio di rimettere in gioco tali parole: ragione, volontà, libertà, ma soprattutto responsabilità.
Altre parole sono state gridate con potenza, parole che colpiscono come un pugno in pieno viso: ingiustizia, non avere diritti, superficialità e assurdità della generalizzazione diagnostica, la mistificazione della Verità , adoperata spesso e volentieri da certa Psichiatria retorica e classista, la Morte. Si, la morte, perché ci sono pratiche mediche sbagliate, che danneggiano le persone, le invalidano , uccidono fisicamente e moralmente.
Uno dei punti focali emerso dal forum e, a mio avviso, assurdo e inconcepibile è il fatto che siamo costretti a lottare paradossalmente, e difenderci da quelle istituzioni o enti che invece dovrebbero essere strumenti di tutela e collaborazione per i cittadini. E questa lotta la paghiamo cara.
Regioni, DSM, CSM, Università, Tribunale per i diritti del malato ecc. sono troppo spesso come si è rilevato centri di potere autoreferenziale, di clientelismo, corruzione, arrivismo personale, isole separate chiuse in ottuso conservatorismo. La Psichiatria è divenuta oggi più che mai mera speculazione politica economica e teorica.
Ci sono medici e ricercatori per i quali il fare Psichiatria consiste solo in una corsa alla fama e prestigio, la gara a chi riesce a trovare mediante il ”sintomo”, l’etichetta da Manuale, delle teorie e deduzioni, la notizia, il particolare scientifico ancora non detto da pubblicare .
E in tutto questo accanimento e smembramento di corpi, menti, concetti, “il paziente”, l’individuo, la persona, sparisce.
Ci sono tante troppe realtà e contesti territoriali come per esempio Perugia, la città in cui vivo, dove parlare di democrazia, termine molto spesso abusato e svuotato, è pura menzogna e ipocrisia, e i servizi di salute mentale continuano a “funzionare” trascinandosi stancamente su inadeguate linee terapeutiche legate a vecchi modelli del passato. In questo modo, gli spettri dei vecchi ospedali psichiatrici sopravvivono e continuano a perpetuarsi in metodologie terapeutiche inefficaci e malsane, sopravvivono in certi insopportabili atteggiamenti paternalistici e di ottusa superiorità, nella rigida fissità dei ruoli medico-paziente, nelle brutali classificazioni ed etichettature delle diagnosi, nella violenza dei TSO, nell’abuso di farmaci, nel mancato rispetto dei diritti umani.
Dietro un Servizio sanitario “malato” c’è e ci sarà sempre una realtà socio-individuale sofferente. Dietro un’ideologia chiusa che non si mette in discussione c’è il manicomio.
Le sbarre possono ricostruirsi ovunque. Inutile chiudere i manicomi e lodare con orgoglio un pezzo di storia della Psichiatria come fanno tanti, significativo sì è vero, per poi ricadere in un’altra reistituzionalizzazione .
Lo stesso Basaglia si era reso conto del problema. “A un anno dalla chiusura e la nascita dei primi centri territoriali, il numero dei TSO è molto contenuto, tutt’ora persiste un dibattito sulla qualità e le caratteristiche delle nuove strutture .”. (intervista pubblicata nel volume Il giardino dei gelsi )
Aveva forse già previsto che, esaurito il momento vittorioso, ci sarebbero voluti uno sforzo e una battaglia ben più grandi per mantenere lo stato ottenuto.
Cosa fare oggi?
• Innanzitutto sensibilizzare le persone e le coscienze, perché l’ignoranza e l’indifferenza rendono schiavi e soggetti della prepotenza, il sopruso, e l’ingiustizia; far sentire la propria voce , perché il “crimine” non può né deve essere giustificato né taciuto , ma denunciato.
• I CSM si sono rivelati essere in gran parte d’Italia , servizi inefficienti e dispendiosi. Si potrebbero immaginare alternative diverse, quali la creazione di strutture non ospedaliere, libere da piani regolatori imposti, linee-guida standard ecc. accoglienti , ricreative, terapeutiche, nelle quali convivano e lavorino sia personale medico specializzato e selezionato che utenti, ex utenti, cittadini e volontari . Tutti.
• Riuscire a scalfire la logica del potere consolidato e ristretto delle istituzioni politiche locali (regioni, assessorati ecc,) per aprire la strada a una maggiore e giusta partecipazione dei cittadini e utenti (è nostro sacrosanto diritto!!) alle decisioni riguardanti la salute mentale, per trovare una via concreta di cambiamento definitiva perchè non può esserci libertà laddove non esiste alternativa.
Alla luce dei fatti odierni, permangono ancora tanti interrogativi, dubbi, molte questioni in sospeso.
Bisogna interrompere questo tempo asettico e sterile. David Cooper esponente della Psichiatria esistenziale degli anni Sessanta e Settanta ha detto: “ le cose cominceranno a funzionare davvero quando smetteremo di educare la gente sradicandola dal loro senso di realtà e cominceremo ad aprirci ai cambiamenti che loro ci additano”.
Eleonora Favaroni
1 Comment
Ciao Eleonora,ci piace quello che scrivi!Da Perugia siam partite anche noi per riflettere ancora e ancora insieme al Forum su quello che si può fare per cambiare il senso del fare le cose…abbiamo dato da qche mese la nostra disponibilità a vivere in una “Casamatta” ma…
Troviamo il modo di comunicare con te?ci piacerebbe cmque conoscerti!ciao e grazie per le tue parole,Beatrice e Alessandra