Le parole non sono neutre ma simboliche e importanti perché è proprio attraverso le parole che noi diamo senso e significato al mondo e attraverso un loro uso distorto possiamo deformare la realtà o cancellare memoria, storia, valori di una società, di una persona. E di parole ha parlato ad un incontro pubblico organizzato dall’ASARP (1) e dal Comitato Stop opg (2) sul tema del rapporto tra salute mentale e guarigione, lo psichiatra Peppe Dell’Acqua ex direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste.
Alcune parole, dice il prof. Dell’Acqua, col tempo si sono appannate, sono quasi scomparse, bisogna invece richiamarle e rivitalizzarle, mettere in evidenza la loro preziosità, operando così un cambiamento culturale e politico. Queste parole sono cittadino, persona, individuo, guarigione e devono riprendere il sopravvento su parole che negli ultimi anni hanno avuto maggior spazio: malattia, farmaco…
E infatti il titolo del testo che è stato presentato nel corso dell’incontro è: “Guarire si può. Persone e disturbo mentale”, volume della collana 180 Archivio critico della salute mentale, edito da ab e curato da Izabel Marin e Silva Bon, quest’ultima presente come autrice ma anche come una delle protagoniste delle storie, raccolte nel libro, che narrano il proprio percorso di guarigione. Guarigione che non si deve intendere nel suo significato comune ma piuttosto come recovery, termine inglese di origine latina, che significa ripresa, rimonta.
Recovery è infatti quel percorso che porta chi è affetto da sofferenza mentale a prendere coscienza di sé, a riappropriarsi della sua dignità, del suo essere persona, con la consapevolezza dei suoi limiti, delle sue difficoltà, ma anche delle proprie risorse. Limiti , difficoltà e risorse che in questo percorso, vengono valorizzati e diventano strumenti importanti sulla via di una emancipazione dalle dipendenze mediche, familiari sociali, verso una migliore qualità di vita, come cittadini, persone e individui, appunto. Recovery quindi è un percorso aperto alla relazione con gli altri, famiglia, lavoro, società, e prevede una partecipazione attiva al percorso di guarigione, ognuno col suo proprio vissuto, le proprie esperienze, le proprie sofferenze. Un percorso in cui gli operatori tecnici sostengono e potenziano gli sforzi delle persone, persone che sono anche individui e perciò le une diverse dalle altre e non catalogabili all’interno di una diagnosi predefinita.
Questo significa che quanti operano all’interno dei centri di salute mentale devono ascoltare, altra parola da rivitalizzare, il particolar modo che ciascun individuo ha di stare al mondo. La guarigione, dice Silva Bon, che da tempo ha fatto coming out, non è una terra ferma ma mobile, per la quale bisogna lottare, ascoltandosi, accettandosi, stando bene con se stessi, per poter star bene con gli altri.
-Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica -Comitato composto da numerose associazioni e operante sia a livello nazionale che locale per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.