Nell’articolo pubblicato su Avvenire (leggi) a firma di Alessandro Beltrami l’autore attraversa con occhio critico la questione dell’Art Brut, concetto inventato nel 1945 da Jean Dubuffet per identificare l’arte grezza – più spesso tradotta come spontanea – prodotta da figure considerate borderline e naïf come i pazienti degli ospedali psichiatrici.
Beltrami pone l’accento sul fatto che «non si tratta di persone con problemi psichici che dipingono, ma sono artisti con problemi psichici, e che si comportano rispetto all’opera esattamente come gli altri artisti», ed esemplifica bene tale concetto prendendo ad esempio lo sport paralimpico, che non coinvolge persone con handicap che decidono di praticare uno sport, bensì atleti con un handicap. L’invito è dunque quello di affrontare le opere per il loro valore intrinseco, reale e peculiare, senza scaturire nella logica del pietismo e dell’ipocrita commiserazione.
L’altra faccia dell’Art Brut? È tutta femminile
Liberare l’arte è una delle parole d’ordine più forti che separano la storia antica del fatto creativo (fondata su gerarchie ben strutturate, dalla formazione ai generi alla natura professionale dell’artista) dalla moderna. È una emancipazione che corre parallela a quella di categorie che hanno ridisegnato completamente il profilo della società e della cultura. Uno degli assi portanti di questa trasformazione ha come estremi la scoperta dell’inconscio e del mondo sommerso della psiche, al centro del fenomeno surrealista la cui portata va ben oltre il gruppo di Breton, e dall’altra riconsiderazione di ciò che è malattia e patologia, un approccio che tende a riportare all’interno della comunità ciò che nei secoli è stato tenuto a margine. In questa seconda “metà” un vero e proprio punto di snodo è dato dall’invenzione nel 1945 da parte di Jean Dubuffet del concetto di Art Brut, letteralmente “arte grezza”, intesa come arte spontanea, prodotta senza filtri culturali da outsider, persone con problemi psichiatrici, figure eccentriche e borderline. È una categoria che ingloba il naïf, si allarga tutti coloro che sono estranei al sistema, e che oggi è in piena espansione con l’inclusione artisti “medianici”, “lupi solitari” e disabili tanto fisici e mentali … (leggi tutto)