#180benecomune

Il Forum Salute Mentale lancia una campagna per rimettere in campo parole, azioni e valori della riforma della salute mentale 

Comincia a prendere forma il significato più esteso che questa iniziativa ha: riprendere confidenza e fiducia con quelle parole che hanno costruito il cambiamento e che ci permettono di resistere. In realtà non di resistere si tratta ma di proporre con convinzione la potenza di una storia che ci parla di futuro e cercare di prendere spazio in un campo totalmente occupato da culture e pratiche che sono il segno del forte rischio di arretramento che stiamo vivendo. 

Il Forum Salute Mentale vuole lanciare una campagna di sensibilizzazione che possa coinvolgere in tutta Italia operatori/trici, associazioni di familiari, volontari/e, istituzioni, forze politiche e sindacali e cittadini/e per rilanciare il diritto alla salute per tutti e tutte, ritornando ai contenuti della Legge 180, perché questa norma diventi davvero patrimonio di tutti e di tutte e perché i servizi di salute mentale siano servizi di buona cura, accessibili a ogni cittadino e a ogni cittadina. 

Nel nostro Paese i servizi per la Salute Mentale vivono una condizione di crisi ingravescente: a fronte di un aumento significativo della richiesta d’aiuto per motivi psicologici, che ha causato, fra l’altro, un incremento degli accessi al pronto soccorso del 13% tra il 2021 e il 2022, la presa in carico da parte dei servizi è calata del 7%. Nell’ultimo anno la domanda di aiuto delle persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale, specie nelle fasce più fragili della popolazione, è inequivocabilmente cresciuta, eppure meno del 3% della spesa sanitaria nazionale è destinato alla salute mentale.

Siamo lo stesso Paese in cui è avvenuta – secondo Norberto Bobbio – l’unica vera riforma del dopoguerra: la Legge 180, dopo quasi mezzo secolo, rimane un unicum in tutto il mondo tanto che L’OMS, da anni ormai, l’ha adottata come modello da indicare. Eppure è stata fin dall’inizio oggetto di malintesi e manomissioni, strumentalizzata a fini di miseri interessi politici. 

Oggi, a fronte di un diffuso riconoscimento, degli innegabili cambiamenti degli assetti istituzionali, la realizzazione di politiche regionali e di servizi diffusi in tutto il Paese continua ad avere colpevoli disattenzioni dalle Regioni, dai Comuni, dalle Università e dalle psichiatrie e spesso si respirano segnali di negazione dei suoi principi ispiratori: di rispetto dei diritti civili e di cittadinanza, della dignità, della cura, delle buone cure.  

La campagna intende conferire maggiore efficacia alla Legge 180 guardando alle persone che di cure hanno bisogno, ma anche a tutto ciò che vi gira intorno, a cominciare dalla condizione degli operatori. Le persone stanno bene quando gli operatori stanno bene.

Certi come siamo che la questione “salute mentale” non sia un’isola, lanciamo con tutta la nostra convinzione la campagna #180benecomune. 

ci si potrebbe immaginare che la salute mentale stia laddove un soggetto può esistere con altri, attraverso il linguaggio comunicare di sé, poter di sé parlare per differenze accettabili, costituirsi per singolarità parziale e parziale comunanza.  Costituirsi ed essere costituito laddove inclusione/esclusione si tendono e rischiano tra  loro, sul limite sul quale altri possono trattenerti, tu possa trattenerti e insieme possa  trovarsi un comune sentire, una prassi comune, un progetto interrelato.”  diceva Franco Rotelli, tra gli estensori del disegno di legge.

La campagna #180benecomune nasce per rilanciare il diritto alla salute per tutti richiamando i contenuti della Legge 180. Rimettendo in moto un impegno iniziato negli anni ’70 e in realtà mai interrotto. Impegno che avvertiamo urgente in un momento in cui le conquiste fatte, anche in termini di diritti civili e costituzionali, sono pericolosamente messe in discussione mentre si assiste a un grave arretramento nel campo della sanità pubblica e della salute mentale in particolare.

  • bene comune

Sono comuni tutti quei beni che contribuiscono a realizzare il benessere individuale e collettivo, passando anche per l’esercizio dei diritti fondamentali della persona. La 180, con i suoi principi che mettono al centro l’individuo e la sua dignità, riconoscendo diritto di cittadinanza, vi rientra a pieno titolo.

  • i disegni di legge

I disegni di legge [DDL 734; DDL 938; DDL 1113] come un manifesto ispirano questa campagna: 17 articoli che non modificano in alcun modo la legge 180 ma contribuiscono a indicare possibilità concrete per nuove politiche, nuove organizzazioni dei servizi e a rendere godibili i diritti affermati.

  • la cura

Le persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale e i loro familiari pretendono la cura e finalmente la certezza di riprendersi la vita. Le conoscenze e le pratiche nate con la chiusura degli ospedali psichiatrici, con l’attivazione in tutte le regioni di servizi territoriali e con la restituzione dei diritti hanno reso concrete queste possibilità. 
“Che la parola guarigione esiste vorremmo non ci fossero più dubbi”.

  • le parole

Le parole che sono nate dalle pratiche quotidiane di attraversamento delle istituzioni totali sono oggi quanto mai necessarie per riconoscere le pratiche totalizzanti e la negazione della presenza preziosa dell’altro: la vicinanza, l’ascolto, la singolarità, la storia, i bisogni.

  • la resistenza

Il patrimonio di esperienze individuali e collettive, di pratiche e di politiche, deve costituire un argine di contenimento allo svuotamento delle politiche di welfare, all’abbandono dei più fragili, al ricorso a nuove istituzionalizzazioni e discriminazioni. Per promuovere interventi sulle diseguaglianze, sulla povertà educativa, sull’emarginazione.

  • le risorse

Il patrimonio di esperienze, di conoscenze e di buone pratiche va preservato e trasmesso alle nuove generazioni. La dimensione etica, la risorsa più importante, va ulteriormente sviluppata. Le cure, oltre ai trattamenti farmacologici e psicologici necessari, devono essere orientate all’abolizione della reclusione, della contenzione, al rispetto dei diritti. La cura, la presa in carico, deve affrontare nella banale quotidianità le condizioni di svantaggio sociale che incidono pesantemente sullo stato di salute e di benessere, sostenere le famiglie, accrescere il capitale individuale e valorizzare il capitale sociale. 

  • l’altro

Non possiamo perdere il senso del cambiamento. E’ accaduto qualcosa di profondo e impensabile. E’ cambiato radicalmente il nostro modo di vedere e incontrare l’altro, la nostra capacità di essere con l’altro. La chiusura di ospedali psichiatrici civili e giudiziari e la creazione di un sistema di salute mentale di comunità è il risultato della partecipazione, di un grande movimento collettivo che ha attraversato e cambiato tutto il nostro Paese.

  • l’inclusione

La chiusura dei manicomi e la restituzione dei diritti di cittadinanza ha contaminato e attraversato tutte le aree confinanti: l’inclusione scolastica, l’abbandono degli ospedali psichiatrici giudiziari, dei brefotrofi, del carcere. Ha suscitato un’attenzione nuova e diversa alle forme di istituzionalizzazione delle persone che invecchiano, ha sperimentato modalità impensate di affrontare la disabilità.
Centottanta: nuove culture, diritti costituzionali, centralità della persona.

  • gli operatori

Gli operatori della salute mentale, e non solo, hanno scoperto la possibilità del rapporto con l’altro. Nel fuoco dei cambiamenti sono diventati soggetti così come le persone che cominciavano ad incontrare come cittadini liberi all’interno del contratto sociale. Molti hanno sentito di appartenere al profondo processo di cambiamento che li vedeva protagonisti. La sordità del mondo accademico ha ostacolato i processi di crescita degli operatori. La formazione non ha saputo tener conto della dimensione storica che cominciava timidamente ad attraversare il campo, della singolare e unica presenza dell’altro. Non ha saputo insegnare a rapportarsi criticamente con la diagnosi. 

  •  la rete

Forse la rete, pensare in rete, riconoscersi gli uni con gli altri, è il bene più prezioso che abbiamo sperimentato con la 180. Lo sviluppo dell’extra clinico ha costruito immagini differenti e sempre nuove possibilità di cura e di inclusione. Cooperative sociali, percorsi di formazione, associazioni sportive e culturali, non potevano che nascere dalle crepe che si producevano nelle mura impenetrabili dei saperi psichiatrici messe ora alla prova da soggetti, cittadini, persone, non più malati di mente, che, come un fiume in piena, rivendicano visibilità, ascolto e la loro più certa presenza nel contratto sociale.

La campagna 180benecomune si vuole rivolgere alla gente, ambisce a coinvolgere in un ampio dibattito il paese, perché la salute mentale ha un posto centrale nel campo della salute generale. Non c’è salute senza salute mentale. E quanto accaduto dopo il covid ce lo dimostra. La rivoluzione basagliana è stata possibile anche grazie a tutto quello che si muoveva e maturava intorno, alla forte partecipazione di ampie fette della popolazione alla vita pubblica del paese. Che è fondamento della democrazia.